La Gazzetta dello Sport

Riecco Djokovic-Federer il classico che mancava

●I due ex numeri uno nella finale di Cincy a due anni e mezzo dall’ultimo incontro. Roger: «La nostra, una rivalità emozionant­e»

- AFP Federica Cocchi

Mentre impazza la Next Gen mania, è sempre il ritorno al passato a farla da padrone nei grandi appuntamen­ti, prova ne sia la puntata numero 46 della grande saga Djokovic-Federer che si è giocata nella notte nella finale del Masters 1000 di Cincinnati. Una sfida eterna che fino a prima di scendere in campo se ne stava sul 23-22 a favore del serbo. Dall’ultima volta che si erano incrociati, nella semifinale degli Australian Open 2016, 31 mesi or sono, entrambi ne hanno passate delle belle. Passaggi sul tavolo operatorio, cambi tecnici, crisi di risultato e personali. Salite affrontate e domate con successo tanto che, 934 giorni dopo, hanno nuovamente incrociato le racchette per una sfida senza tempo tra due uomini, due atleti, che del tennis hanno scritto la storia a suon di record.

EMOZIONE «Giocare di nuovo una finale a Cincinnati - ha detto Roger - e in più contro Novak è sempre una bellissima sensazione. La nostra è una rivalità di lungo corso (il primo incontro tra i due risale a Montecarlo 2006, ndr) e abbiamo dato spettacolo con tanti match. E’ bello che dopo molti anni siamo ancora qui uno contro l’altro». Cincinnati era già stato teatro di questa finale in tre occasioni in passato, nel 2009, 2012 e 2015 e Roger aveva sempre avuto la meglio sul serbo che era ancora a secco in Ohio. Tra Roger e Cincy c’e sempre stato un grande amore, tanto da averla domata ben sette volte. «Non bisogna pensare ai numeri quando si scende in campo — ha detto Federer —, la centocinqu­antesima finale, l’ottavo successo, i 99 titoli... tutte cose che possono distoglier­e l’attenzione dall’obiettivo». Tra Novak e l’Ohio invece è sempre stato un corteggiam­ento senza lieto fine nonostante cinque finali.

ALTALENA Ancora una volta, i due mostri sacri della racchetta si confrontan­o in una finale, la diciottesi­ma tra di loro: l’ultima volta, alle Atp Finals del 2015, il serbo aveva liquidato il Magnifico in due set, ma è dal novembre del 2015 che i due non si affrontano per un titolo. Nel frattempo entrambi hanno dovuto confrontar­si con i fantasmi del crepuscolo. Prima Federer, poi Djokovic. L’acqua santa e il diavolo. Roger, il più amato, Nole che è sempre stato considerat­o l’anti Federer e per questo sempre un po’ meno amato, un po’ meno applaudito, un po’ meno idolatrato. E per questo sempre più affamato di trionfi. Ne ha fatta una tale scorpaccia­ta da doversi mettere a digiuno per oltre un anno. Dopo il Roland Garros del 2016 Nole non ne poteva più di vincere: «Non è più una priorità» diceva mentre abbracciav­a gli alberi col guru Pepe Imaz e pian piano abbandonav­a lo staff tecnico di sempre, compreso Boris Becker, vincitore con lui di sei Slam. Nel frattempo Roger tornava, guarito dai problemi a schiena e ginocchio, sotto la guida tecnica di Ivan Ljubicic, per rinnovare la storica rivalità con Rafa Nadal. Sono stati loro i protagonst­i assoluto del 2017 tennistico, due Slam a testa, mentre Nole si leccava le ferite e cercava di ritrovarsi. Ora il serbo è in ripresa tanto da aver conquistat­o Wimbledon, l’erba sacra di Roger. L’asse è tornato in equilibrio, il palcosceni­co è nuovamente tutto loro.

LA CHIAVE

I due finalisti di ieri prima di stanotte si erano affrontati a Melbourne 2016

Lo svizzero: «Dopo tanti anni è bello essere ancora qui uno contro l’altro»

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Novak Djokovic, 31 anni, ha conquistat­o 13 Slam in carriera
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Roger Federer, 37 anni, quest’anno ha vinto l’Australian Open AFP

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