Misterchef Carletto
Rivoluzione silenziosa La ricetta per esaltare gli azzurri
●L’avvio del suo Napoli sembrava da brivido, ma eccolo lì ancora a punteggio pieno
Una rivoluzione dolce e silenziosa. È quella che ha avviato Carlo Ancelotti al Napoli e per Napoli. Senza snaturarsi, con i suoi modi semplici ed efficaci, la nuova guida azzurra si ritrova a punteggio pieno dopo un avvio di campionato, che prefiche e catastrofisti davano già come l’inizio della fine. Così viene attaccato il presidente Aurelio De Laurentiis, criticatissimo dalle frange estreme del tifo per un mercato senza effetti speciali come si sperava dopo che la Juventus ha fatto risplendere la stella di Ronaldo. E così ieri sera, dopo il gol dello 0-2 di Calabria a inizio secondo tempo, la situazione si era alquanto complicata per il Napoli. Dalle curve, dopo un tempo di silenzi per protesta, partivano più mugugni che incitamenti. Ma lui, il contadino reggiano, al massimo si è scomposto nel suo sopracciglio, cercando di compattare i suoi senza urla ma con suggerimenti concreti.
LE MOSSE E così prima il passaggio al 4-2-3-1, con l’innesto di Mertens. Ma sono stati soprattutto i due successivi cambi che hanno dato la dimensione del tecnico di assoluto livello, con le spalle larghe e senza paure di condizionamenti ambientali. Perché sul 2-2 togliere Zielinski, il migliore in campo, per inserire Diawara più che un azzardo sembrava quasi una rinuncia. Invece con i quattro moschettieri lì davanti (spettacolo puro ammirare insieme Callejon, Mertens, Insigne e Milik) che si divertivano, c’era bisogno di equilibrio in mediana. Che poi l’azione del 3-2 sia partita da un esterno destro felpato e preciso del nuovo entrato, rientra in quell’imponderabile, in quella fortuna che aiuta gli audaci. Infine quando Mario Rui si è fatto male e sembrava scontato l’ingresso dell’ultimo acquisto, il francese Kevin Malcuit, ecco che Ancelotti ha dato un altro importante segnale al gruppo: entra Luperto, perché ha lavorato (e bene) per tutto il ritiro. E alla fine guardi come si comporta in campo il nazionale Under 21 e capisci che il tecnico non è tanto aziendalista (l’accusa dei catastrofisti) ma uomo di campo che sa valutare a fondo i propri giocatori. NUMERI E MOVIMENTI Mentre si commentava il passaggio al 4-2-3-1, candidamente nel dopo partita Carletto parlava di 4-4-2, a dimostrazione che più dei numeri contano atteggiamenti, movimenti e intesa. Da settimane lavorava a questo passaggio, che è un ulteriore salto di qualità. Contava di arrivarci per gradi, invece le esigenze di una rimonta che non poteva attendere lo hanno spinto. Anche in questo caso nessuna frenesia. Ma l’impressione da fuori, e soprattutto dall’interno dello spogliatoio, che il nostro conosca molto bene gli ingredienti a disposizione e sappia «cucinarli» come un grande chef. Et voilà, dopo silenzi e mugugni sinistri il San Paolo si riempie di gioia ed entusiasmo. In meno di mezz’ora la partita viene ribaltata e ci piace pensare che nelle sliding doors della vita e dello sport, Ancelotti abbia preso la porta giusta. Dove arriverà è impossibile saperlo. Ma ha conquistato il suo gruppo con i fatti, ha mostrato di saper dare spazio a tutti e ancora ci sono «gioielli» come Fabian Ruiz e Simone Verdi che devono ancora esordire, oltre a Meret e al terzino Malcuit.
VALORE AGGIUNTO Non si tratta di annullare (l’ottimo) passato recente del Napoli. Ma saper dare a questo gruppo competitivo nuove soluzioni. Come, per esempio, quello del tiro da fuori. A Dimaro le esercitazioni erano quotidiane, un modo per ridare valore a una soluzione non privilegiata da Sarri. Certo, non saranno sempre rose e fiori. Lo sa prima di tutti proprio Carlo. Infatti quando nella quiete trentina gli chiedevi come andasse, lui rispondeva sereno e ironico: «Bene, fino alla prima sconfitta... Poi vedremo».