La Gazzetta dello Sport

Misterchef Carletto

Rivoluzion­e silenziosa La ricetta per esaltare gli azzurri

- Maurizio Nicita @manici50

●L’avvio del suo Napoli sembrava da brivido, ma eccolo lì ancora a punteggio pieno

Una rivoluzion­e dolce e silenziosa. È quella che ha avviato Carlo Ancelotti al Napoli e per Napoli. Senza snaturarsi, con i suoi modi semplici ed efficaci, la nuova guida azzurra si ritrova a punteggio pieno dopo un avvio di campionato, che prefiche e catastrofi­sti davano già come l’inizio della fine. Così viene attaccato il presidente Aurelio De Laurentiis, criticatis­simo dalle frange estreme del tifo per un mercato senza effetti speciali come si sperava dopo che la Juventus ha fatto risplender­e la stella di Ronaldo. E così ieri sera, dopo il gol dello 0-2 di Calabria a inizio secondo tempo, la situazione si era alquanto complicata per il Napoli. Dalle curve, dopo un tempo di silenzi per protesta, partivano più mugugni che incitament­i. Ma lui, il contadino reggiano, al massimo si è scomposto nel suo sopraccigl­io, cercando di compattare i suoi senza urla ma con suggerimen­ti concreti.

LE MOSSE E così prima il passaggio al 4-2-3-1, con l’innesto di Mertens. Ma sono stati soprattutt­o i due successivi cambi che hanno dato la dimensione del tecnico di assoluto livello, con le spalle larghe e senza paure di condiziona­menti ambientali. Perché sul 2-2 togliere Zielinski, il migliore in campo, per inserire Diawara più che un azzardo sembrava quasi una rinuncia. Invece con i quattro moschettie­ri lì davanti (spettacolo puro ammirare insieme Callejon, Mertens, Insigne e Milik) che si divertivan­o, c’era bisogno di equilibrio in mediana. Che poi l’azione del 3-2 sia partita da un esterno destro felpato e preciso del nuovo entrato, rientra in quell’imponderab­ile, in quella fortuna che aiuta gli audaci. Infine quando Mario Rui si è fatto male e sembrava scontato l’ingresso dell’ultimo acquisto, il francese Kevin Malcuit, ecco che Ancelotti ha dato un altro importante segnale al gruppo: entra Luperto, perché ha lavorato (e bene) per tutto il ritiro. E alla fine guardi come si comporta in campo il nazionale Under 21 e capisci che il tecnico non è tanto aziendalis­ta (l’accusa dei catastrofi­sti) ma uomo di campo che sa valutare a fondo i propri giocatori. NUMERI E MOVIMENTI Mentre si commentava il passaggio al 4-2-3-1, candidamen­te nel dopo partita Carletto parlava di 4-4-2, a dimostrazi­one che più dei numeri contano atteggiame­nti, movimenti e intesa. Da settimane lavorava a questo passaggio, che è un ulteriore salto di qualità. Contava di arrivarci per gradi, invece le esigenze di una rimonta che non poteva attendere lo hanno spinto. Anche in questo caso nessuna frenesia. Ma l’impression­e da fuori, e soprattutt­o dall’interno dello spogliatoi­o, che il nostro conosca molto bene gli ingredient­i a disposizio­ne e sappia «cucinarli» come un grande chef. Et voilà, dopo silenzi e mugugni sinistri il San Paolo si riempie di gioia ed entusiasmo. In meno di mezz’ora la partita viene ribaltata e ci piace pensare che nelle sliding doors della vita e dello sport, Ancelotti abbia preso la porta giusta. Dove arriverà è impossibil­e saperlo. Ma ha conquistat­o il suo gruppo con i fatti, ha mostrato di saper dare spazio a tutti e ancora ci sono «gioielli» come Fabian Ruiz e Simone Verdi che devono ancora esordire, oltre a Meret e al terzino Malcuit.

VALORE AGGIUNTO Non si tratta di annullare (l’ottimo) passato recente del Napoli. Ma saper dare a questo gruppo competitiv­o nuove soluzioni. Come, per esempio, quello del tiro da fuori. A Dimaro le esercitazi­oni erano quotidiane, un modo per ridare valore a una soluzione non privilegia­ta da Sarri. Certo, non saranno sempre rose e fiori. Lo sa prima di tutti proprio Carlo. Infatti quando nella quiete trentina gli chiedevi come andasse, lui rispondeva sereno e ironico: «Bene, fino alla prima sconfitta... Poi vedremo».

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Dries Mertens con Carlo Ancelotti

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