La Gazzetta dello Sport

Murray Inno alla gioia dopo le lacrime «Ora sto bene: ecco la felicità»

●L’infortunio, il difficile recupero, le uscite con Kyrgios e le nuove certezze: «Mi sono goduto i figli»

- Massimo Lopes Pegna CORRISPOND­ENTE DA NEW YORK

«IL FISICO HA RECUPERATO E NEGLI SLAM C’È UN GIORNO IN PIÙ»

ANDY MURRAY

E LO STATO DI SALUTE

Quando al principio di agosto ha battuto il romeno Marius Copil a Washington in tre lunghissim­i set terminati alle tre del mattino, Andy Murray si è seduto, ha avvolto la faccia nell’asciugaman­o ed è scoppiato a piangere. Erano lacrime di felicità. O meglio, non lo sa neppure lui. «Ero stravolto dalla stanchezza, il match era stato un saliscendi continuo. Era molto tempo che non mi trovavo in una situazione di questo tipo», ha detto lo scozzese l’altro ieri. Sul suo profilo Instagram, attivissim­o in queste settimane, nell’immagine che lo ritrae a singhiozza­re, ha scritto: «Annoiato, miserabile, senza personalit­à. Però tanto amore». Si è autoinsult­ato per spiegare, forse più a se stesso, il suo stato d’animo. Ma ora è da quelle lacrime, di cui non si vergogna affatto, che Andy vuole risalire la china.

IL VIAGGIO Era sempliceme­nte lo sfogo di chi ha capito di essere tornato a livelli accettabil­i dopo mesi di dubbi, causa ennesimo infortunio, che avevano minato le sue certezze. Perché Murray si sente tuttora uno dei Fab 4, anche se da quel poker dei Grandi manca da più di un anno, quando era ancora il numero uno della compagnia. Stavolta lo ha tradito un’anca. L’ultimo match lo aveva giocato nel 2017 nella sua Wimbledon (quarti di finale), che ha espugnato due volte (nel 2013 e nel 2016). Dopo quasi dodici mesi di assenza è ricomparso sull’erba nei tornei che precedono i Championsh­ips. Il 18 giugno ha perso a Londra al primo turno e a Eastbourne al 2° con Edmund. Poi ha preferito evitare i prati del Santuario di Church Road perché non si sentiva pronto ad affrontare match da cinque set. Così è iscritto a Washington, appunto. Dopo quel pianto ha scelto di ritirarsi per riposare il fisico non più abituato a questo tipo di sforzi. Per poi cedere al primo turno a Cincinnati con il francese Lucas Pouille. Dal suo rientro ha disputato la miseria di sette match: quattro vittorie e tre sconfitte. Un bottino scarno, ma sufficient­e a fargli tornare il sorriso. «Perché a Washington ho giocato partite lunghe, e il mio fisico ha recuperato. E negli Slam hai un giorno di riposo dopo ogni impegno», ha spiegato.

MONTAGNE RUSSE Per dimostrare al mondo di aver ritrovato il buonumore è uscito spesso con Nick Kyrgios, collega così diverso da lui con cui però non ci si annoia mai, e ha postato sui social un video in cui lui e l’australian­o siedono l’uno accanto all’altro in un giro sulle montagne russe. Un’altra simbologia di ciò che sono stati questi ultimi 12 mesi. Alti e bassi, ritorni e ricadute. Gioia e lacrime. «Ma ora sto bene, sono ottimista. E poi solo trovarmi qui circondato dai miei colleghi e allenarmi con loro finalmente guarito è una bellissima sensazione», ha detto con un bel sorriso dentro la pancia dell’Arthur Ashe Stadium. Il cemento di Flushing è quello del suo grande balzo nella storia del tennis. Fu qui che

nel 2012 esorcizzò la macumba che lo perseguita­va negli Slam: un record di 0-4 nelle finali dei Major ribaltato contro Djokovic in cinque cruenti set. Una vittoria (seguita poi dal primo Wimbledon del 2013) con a fianco Ivan Lendl, assunto a fine 2011 proprio per non rimanere un incompiuto, e l’ingresso di prepotenza fra i Big 4 (fu quella l’ultima volta in cui Nadal, Federer e Djokovic vinsero i primi tre Major dell’anno). Divenne anche il primo inglese a conquistar­e uno Slam da Fred Perry nel 1936. Si era finalmente liberato della scimmia, anzi del gorilla, che da anni si portava sulle spalle larghe. Oggi non fa proclami: «Da 10 o 11 anni sono sempre venuto a New York per vincere. Forse quest’anno, la mia possibilit­à di successo è poco realistica», ha ammesso. Ma nessuno pensi che Andy mollerà facilmente. Sprofondat­o al n° 839 del mondo, è risalito a 382 e molti preferireb­bero non doverlo affrontare nei primi turni. Intanto, sfoderando l’ennesimo sorriso, ha raccontato: «Sono arrivati qui anche i miei figli. Sono il lato positivo di questa brutta storia, perché sono riuscito a trascorrer­e tanto tempo con loro». Bentornato papà.

«QUI VENIVO PER VINCERE, STAVOLTA SARÀ DIVERSO»

ANDY MURRAY CAMPIONE NEL 2012

 ?? GETTY IMAGES ?? Andy Murray, 31 anni, è stato n°1 per 41 settimane di fila dal novembre 2016 all’agosto 2017
GETTY IMAGES Andy Murray, 31 anni, è stato n°1 per 41 settimane di fila dal novembre 2016 all’agosto 2017
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