La Serie A scopre Rigoni Il Fulmine dell’Atalanta
●In patria è il Fulmine: l’attaccante argentino prelevato dallo Zenit, a segno due volte contro la Roma, fa già sognare i tifosi della Dea
Velocità fulminea, tecnica sopraffina e un esplosivo mix di sfacciataggine sudamericana unita a una gran dose di personalità. Emiliano Rigoni, nuovo volto dell’Atalanta presentatosi lunedì sera con una strepitosa doppietta all’esordio, ha subito lasciato intuire di cosa sia capace. L’ha fatto per di più all’Olimpico, contro la Roma, giusto per ribadire la vista lunga della dirigenza bergamasca abituata a scovare diamanti grezzi in giro per il mondo. Stavolta la Dea si è spinta fino in Russia per bussare alla porta dello Zenit, dove Rigoni era sbarcato un anno fa dopo l’esplosione in Argentina con la maglia dell’Independiente. I 90’ contro i giallorossi hanno fatto capire che il milione sborsato per il prestito (con diritto di riscatto fissato a 15 milioni) è stata l’ennesima intuizione dei nerazzurri.
IL RISVEGLIO Giunto 12 mesi fa in Russia alla corte di Roberto Mancini dopo aver incantato in patria, tanto da spingere l’allora tecnico Ariel Holan a sostenere di essere davanti a un giocatore «che non ha limiti di crescita», Rigoni è riuscito a esprimere il suo potenziale solo a sprazzi: nessun gol in 18 presenze nel campionato russo a fronte dei sei centri in 11 apparizioni in Europa League. Troppo diverso il calcio russo per le sue abitudini nonostante la folta colonia argentina che aveva trovato a San Pietroburgo. Ecco perché, una volta giunta la chiamata dell’Atalanta, Rigoni non ci ha pensato su due volte. L’impatto con il calcio di Gabre sperini non poteva essere migliore, anche perché il tecnico bergamasco ha avuto l’intuizione di piazzarlo in posizione più avanzata rispetto a quella in cui agiva allo Zenit. Da seconda punta, l’argentino è riuscito a dare sfoggio delle sue qualità, esibendo quelle doti tecniche che lo avevano lanciato in patria al punto da aprirgli le porte della Seleccion argentina, con cui ha debuttato lo scorso otto- nella sfida di qualificazione mondiale contro il Perù subentrando al posto di Di Maria.
TALENTO PRECOCE Ai Mondiali non ha preso parte perché penalizzato dagli alti e bassi dell’annata in Russia. Ma il talento non si discute, lo sanno bene i tifosi dell’Independiente che avrebbero voluto goderselo un po’ di più prima di vederlo emigrare in Europa. In patria, Rigoni era già considerato un predestinato sin dai tempi del Belgrano, che lo prese a 12 anni conquistato dalla sua tecnica e dalla capacità di calciare e dribblare con disinvoltura con entrambi i piedi. Ma a sbalordire gli osservatori cordobesi furono soprattutto la capacità di mantenere la palla incollata al piede e le fulminee accelerazioni in grado di lasciare sul posto l’avversario di turno, dote che gli valse immediatamente l’appellativo di «Rayo» (il fulmine, ndr). Un talento e una capacità d’improvvisare che, dopo la brillante stagione e mezza giocata ad Avellaneda, hanno consentito all’Independiente di realizzare la seconda cessione più fruttuosa della propria storia dopo quella di Sergio Aguero.
L’ARMA SEGRETA Il punto di forza del ragazzo nato a Colonia Caroya, piccolo centro dell’entroterra cordobese, è la grande duttilità che gli consente di agire su entrambe le fasce. La posizione più avanzata che gli ha consegnato Gasperini gli permette inoltre di mettere a frutto un fiuto per il gol che, come dimostrato all’Olimpico, può fare la differenza trasformandosi nell’arma in più dei bergamaschi. Un’arma che non potrà essere utilizzata domani a Copenaghen in Europa League, perché Rigoni è giunto a Bergamo dopo la chiusura della liste Uefa per i playoff. Ma, in prospettiva, il ruolo di seconda punta può anche consentire a Rigoni di duettare con il «Papu» Gomez in un attacco che promette di fare scintille.
LA CHIAVE Duttile e velocissimo, alla corte di Mancini è riuscito a brillare solo a sprazzi
Gasperini sembra avergli trovato il ruolo ideale.
E con Papu Gomez...