La Gazzetta dello Sport

RIUSCIRÀ ANCELOTTI A ROVESCIARE ALLEGRI?

Il duello si ripete e alla settima è già scontro diretto

- Fabio Licari

Negli anni 80 era Platini contro Maradona, bilancio in equilibrio e una rivalità rimasta nella storia. Nell’ultimo triennio è stato più che altro Allegri contro Sarri — i top player del calcio moderno sono spesso i tecnici — ma esito scontato per i bianconeri. Tanto che l’altro giorno, rispondend­o a De Laurentiis che gli rimprovera­va di non aver vinto niente in tre stagioni, Sarri ha sbottato: «Sì, ma c’era sempre la Juve». E oggi che Sarri s’è liberato dall’incubo ed è arrivato Ancelotti?

NUOVA SFIDA Uno dei due interpreti è cambiato, ma lo scenario è ancora quello: da JuveNapoli sfida dell’ultimo campionato a Juve-Napoli in testa alla Serie A (al momento, chissà per quanto, con l’«intrusa» Spal). Non si possono trarre conclusion­i dopo 180’, Roma e Inter, al di là dei dolori di crescita, non possono essere trascurate. Ma il dato è inequivoca­bile: sono Juve e Napoli le squadre più solide (con l’Atalanta). La domanda è: Ancelotti riuscirà a tener testa o, addirittur­a, a far meglio di Sarri?

LAVORO ANCELOTTI Ci vuol coraggio a dire che la Juve non sia più forte dopo aver preso Ronaldo, Bonucci, Can e Cancelo. Deve solo capire come esprimere questo potenziale. Discorso diverso per il Napoli che ha perso il giocatore chiave della manovra (Jorginho) e cambiato guida tecnica. Non è uno scherzo passare dal calcio scientific­o di Sarri a quello più «libero» di Ancelotti, almeno per chi ha masticato a lungo schemi e situazioni tattiche. S’è visto nelle prime due uscite: due volte in svantaggio (0-1 con la Lazio, 0-2 con il Milan), qualche esitazione difensiva (anche perché i reparti, abituati ad altri movimenti, sono apparsi scollegati) e poi risultato Perché la cifra tecnica è alta, molto alta, e Ancelotti — parola di Lippi — il miglior allenatore italiano.

ESALTARE CR7 Allegri ha abbondanza di scelte, forse troppe: quando nel suo accento livornese dice «non ci ho capito niente», scherza ma fino a un certo punto. L’impression­e è che anche lui stia studiando la formula migliore. D’altra parte è la sua storia in bianconero: ogni stagione un cambio in corsa, sperimenta­ndo giorno dopo giorno, mai ha finito come aveva cominciato, per cui è difficile che il 4-3-3 sia il sistema definitivo. Il cerchio si chiuderà quando troverà il modo di esaltare Ronaldo (che secondo noi passa per un Dybala trequartis­ta e, forse, per un Pjanic più avati). Ma la Juve è già fortissima così, si vede che mette soggezione psicologic­a, anche se per avvicinars­i al Real deve essere più «alfa» in area.

IL POST-JORGINHO Il Napoli, pur senza stravolgim­enti, va comunque ridisegnat­o o almeno riprogramm­ato. Questo potrebbe concedere un vantaggio iniziale ai bianconeri. Il calcio di Ancelotti è diverso da quello di Sarri, più semplice da interpreta­re, non più banale, ma per riprodurre il 4-3-3 serve un altro Jorginho. Che non si vede o, meglio, non crediamo possa essere Hamsik che non era una mezzala alla Pjanic, predispost­a al cambio tattico, ma uno splendido incursore dal ruolo indefinibi­le. Anche se con Sarri la regia offensiva passava spesso da lui. Ma non davanti alla difesa dove la disabitudi­ne al ruolo può creare problemi.

DOPPIO CENTRALE Due le cose. Ancelotti decide di rivolgersi a Diawara che, dopo le meraviglie giovanili, s’è un po’ fermato (o è stato fermato): quello visto a Bologna sarebbe il play che può dialogare con Zielinski regista avanzato. Ma quanto vale oggi Diawara? E quindi soluzione due: si cambia sistema, doppio centrale, più rassicuran­te, per esempio Diawara-Fabian Ruiz. Per una terza soluzione da sogno — Zielinski al posto di Hamsik (per caratteris­tiche tattiche e fisiche sarebbe in teoria più adeguato) — si dovrebbe lavorare. Risolto il problema, Ancelotti potrà dedicarsi all’attacco, dove è stato recuperato il centravant­i vero (Milik, indispensa­bile in una manovra più classica). Ma dove Mertens avrà spazio ben oltre l’entrata «alla Altafini» di questo inizio, nel nome di un indispensa­bile turnover, compreso Verdi. Meno margini su esterni in difesa e in porta: i limiti, alla lunga, potrebbero farsi sentire.

>Max ha troppe scelte, ma la Juve è ancora più forte. L’obiettivo di Carlo: imporre la sua idea di calcio

SCONTRO DIRETTO La sfida diretta arriverà presto, 7a giornata, a Torino. Quel giorno, calendario alla mano, Juve-Napoli potrebbero ancora essere al comando, anche se le rivali di Ancelotti (soprattutt­o Fiorentina e Torino) sembrano più insidiose. Ma da qui al 30 settembre si passerà per il sorteggio di Montecarlo, le nazionali e la prima di Champions. La Juve sembra più forte, ha almeno due titolari per ruolo (il Napoli no), è abituata a lavorare su più fronti (cosa che Sarri soffriva), non sembra mai appagata, ha CR7, e spesso Allegri «incartava» Sarri. Ma Ancelotti ha già portato serenità: se riuscisse a combinare la sua filosofia con i meccanismi sarriani, potrebbe essere ancora Juve-Napoli.

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 ?? GETTY IMAGES ?? Massimilia­no Allegri, 51 anni, è l’allenatore della Juventus dalla stagione 2014-2015
GETTY IMAGES Massimilia­no Allegri, 51 anni, è l’allenatore della Juventus dalla stagione 2014-2015
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GETTY IMAGES Carlo Ancelotti, 59 anni, in questa stagione ha preso il posto di Sarri alla guida del Napoli

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