NIBALI, SCATTA L’ALLARME «SOFFRO COME UN CANE»
● Vuelta Sul primo arrivo in salita Vincenzo paga 11’04” e confessa: «Sono preoccupato, mi fa male la schiena quando spingo a lungo»
«Sono preoccupato». Vincenzo Nibali parla seduto su un gradino della porta del bus della sua Bahrain-Merida.
Lo si era capito da subito, da quando era arrivato, che l’umore non era dei migliori. Vincenzo scende dalla bici e s’infila veloce verso la doccia scuotendo la testa come se volesse far intendere: «Non ho nulla da dire». Poi la lunga attesa, tipica di quando il suo umore volge al nero. Gianluca Carretta, l’osteopata del team, nell’attesa spiega: «Una persona normale, anche un atleta normale, con quello che ha avuto Vincenzo, e con l’operazione, starebbe iniziando a muoversi. Lui è qui a correre e preparare il Mondiale… fate voi. Certo, ha ancora qualche risentimento muscolare, un’iper-eccitabilità motoria che lo infastidisce. Però ricordatevi che Vincenzo ha avuto due traumi, quello della caduta e quello dell’intervento». Poi Pellizotti chiama e Nibali appare.
Vincenzo, come va?
«Che devo dire? Cosa posso farci?».
Sembra arrabbiato.
«Sto soffrendo come un cane, tengo duro. Se ero un altro, con un altro carattere, avrei già mollato, abbandonato tutto. Invece sono qui, resisto. Vado avanti».
Con questo caldo soffre maggiormente?
«No. Il problema è la schiena. Quando spingo per lungo tempo mi fa male. Come se avessi una tendinite alla schiena».
Ai piedi dell’ultima salita s’è staccato: una scelta per proseguire del suo passo e allenarsi o
In alto Franco Pellizotti, 40 anni, uomo di fiducia di Nibali. Sopra, un provato Vincenzo Nibali ieri al traguardo
non è riuscito a stare con i migliori?
«Ma secondo voi io scelgo di staccarmi? No, non potevo fare di più. Dove ho fatto così tanta salita a casa? Nell’allenamento migliore ho fatto venti minuti su quattro ore. Qui è tutto diverso. Mi manca il ritmo, mi manca tutto».
Nessuna nota positiva?
«Recupero bene, le gambe non si appesantiscono. Però devo risolvere il problema alla schiena».
Le dà rabbia vedere che nelle tappe dure la corsa le sfugge di mano?
«La cosa bella è che il pubblico mi è vicino. La gente qui si ricorda ancora la Vuelta del 2010, il mio primo grande giro vinto a cui sono particolarmente legato. Durante tutta l’ultima salita gridavano il mio nome. Bello, ne sono orgoglioso. È anche un modo di riconciliarmi con i tifosi a bordo strada dopo quello che mi è successo».
Facciamo un salto al Mondiale che a questo punto non è il più grande obiettivo. È l’unico obiettivo. Ottimista o pessimista?
«C’è ancora tanta strada prima di arrivare a Innsbruck (domenica 30 settembre, ndr). Per fortuna». Poi è Nibali che prende la parola. Un contrattacco come quelli dei momenti d’oro in salita. «Qui il problema è un altro. Io non sono arrabbiato o deluso: sono preoccupato. Miglioro, è vero. Però la schiena mi dà ancora problemi e finché la situazione è questa io più di tanto non posso fare. Sono preoccupato anche per il futuro. Ho parlato con Sabatini che mi ha detto che, per esperienza, l’infortunio mi lascerà qualche doloretto per sempre. Lui ha avuto una cosa ben più grave della mia, però… Izagirre lo stesso, mi ha detto che ci ha messo mesi per mettersi a posto e che qualche strascico lo sente. La domanda se tornerò quello di prima, se la mia schiena tornerà com’era, me la faccio dal giorno dell’infortunio. È normale. E non ho risposte che mi tranquillizzano».
LA CHIAVE «Avessi un altro carattere avrei già mollato tutto. Ma vado avanti»
«Il Mondiale? Per fortuna fino al 30 settembre c’è tanta strada»
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IL NUMERO La frattura della decima vertebra toracica di Nibali risale al 19 luglio: 41 giorni fa
«TORNERÒ QUELLO DI PRIMA? NON HO RISPOSTE TRANQUILLIZANTI»
VINCENZO NIBALI/2 SULL’INFORTUNIO