La Gazzetta dello Sport

Aru vacilla, però resiste «Mi sono gestito bene»

●Il sardo perde qualche metro a 5 km dalla fine, poi rientra e chiude con i migliori: «Mi manca qualcosa ma direi che ci sono»

- INVIATO AD ALFACAR (SPAGNA) c. ghis.

«Fabio Aru c’è». Il primo arrivo in salita in un grande giro spesso emette vere sentenze. È la prima cartina di tornasole per capire come stanno realmente i corridori. Molti campioni in passato lo hanno usato per imprimere subito il loro marchio. Test importanti­ssimo, insomma. Logico che grande attenzione fosse rivolta su Fabio Aru. Il sardo è alle prese con una stagione complicata, culminata con l’abbandono al Giro. Ma è anche un atleta capace di vittorie importanti, conquistat­e a volte con imprese incredibil­i. Il suo trionfo qui alla Vuelta 2015, quando all’ultima tappa vera ribaltò Dumoulin, è un esempio lampante. Anzi, forse era (ed è) proprio questo il grande interrogat­ivo: Fabio ha ancora quel colpo del k.o. nelle sue corde?

IL BRIVIDO Ieri, a 5 chilometri dal traguardo, c’è stato un brivido. Il sardo della Uae-Emirates perde un metro, due, tre… Ahi. Invece passa qualche secondo e nell’inquadratu­ra successiva è nel gruppetto dei migliori. Attaccato in fondo, ma presente. E presente, risalendo posizioni, lo è stato fino al traguardo. Anzi, è parso che la sua pedalata andasse migliorand­o. «È vero – spiega Aru nell’immediato dopocorsa – c’è stato un momento in cui ho sofferto un pochino. La Lotto Nl-Jumbo ha preso la salita a un ritmo davvero folle e io ho pagato un po’. A me sembrava impossibil­e salire così. Con questo caldo, poi...». Fatto sta che Fabio è stato bravo a rientrare. Ci spiega come: «Ho pensato che l’arrivo era ancora lontano e non avrebbero potuto proseguire così. Prima che a chiudere ho pensato a gestirmi, a dosare bene lo sforzo. Quando ho visto che il ritmo era calato sono rientrato nel gruppetto e ci sono rimasto abbastanza agevolment­e. Diciamo che sono stato bravo a resistere e a calcolare». Poi è lui stesso a volere porre un accento sul clima. «Fa caldissimo e si sente. In più sono tappe dure. Credo che alla fine questi due fattori si sommeranno e resteranno nelle gambe di molti». Quindi, come giudichere­bbe lui stesso la prestazion­e? «Direi che Aru c’è. Mi manca ancora un po’, ma preferisco guardare il lato positivo». MANCA POCO Abbottonat­issimo Paolo Tiralongo, il suo allenatore. «È stato il primo arrivo in salita e lui ha tagliato il traguardo con i migliori, con Quintana, con chi punta a vincere la Vuelta. Direi bene, anzi molto bene». Il siciliano non riesce a spiegare cosa potrebbe essere successo ai -5: «Non lo so, non ho visto nulla. Ero in macchina, guidavo l’ammiraglia e tra i monti la tv non prendeva. Non ho ancora neppure parlato con lui, però so che è stato bravo a rientrare». Risposta vaga anche sullo stato di forma del suo corridore: «Mah, non lo so. Difficile dare numeri e fare percentual­i. Siamo alla Vuelta, bisogna vedere. Magari gli manca ancora qualcosina, non so». E quando si può prevedere che Aru sarà al top della condizione, in grado di lottare per la maglia rossa? «Nelle prossime tappe. Ma non gli manca molto». Poco più esaustivo Mauro Gianetti. Il tecnico e dirigente svizzero spiega cosa possa essere successo in salita a Fabio: «In queste tappe così dure non puoi stare concentrat­o dall’inizio alla fine. Basta che ti distrai un attimo, molli un paio di metri e fai fatica a rientrare. Ma come andavano davanti in salita! Meno male che hanno rallentato anche loro».

LA CHIAVE Fabio avverte: «Il caldo e la durezza delle tappe si faranno sentire»

Il suo allenatore Tiralongo resta abbottonat­o: «Dire come stia è difficile»

«AVEVO PAGATO IL RITMO FOLLE FATTO DALLA LOTTO IN SALITA»

«NON POTEVANO PROSEGUIRE ALLO STESSO MODO FINO ALL’ARRIVO»

FABIO ARU UAE-EMIRATES

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 ??  ?? Fabio Aru, 28 anni, sulla Sierra de la Alfaguara: il sardo di Villacidro ha vinto la Vuelta nel 2015 BETTINI
Fabio Aru, 28 anni, sulla Sierra de la Alfaguara: il sardo di Villacidro ha vinto la Vuelta nel 2015 BETTINI

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