Serena col tutù: a New York c’è in ballo il record
●Batte la Linette con il vestito disegnato dallo stilista e punta al 24° Slam: «Nella moda si va sempre avanti»
«Nella moda non ci si ripete mai», scherza Serena Williams ammiccando alla polemica, ormai archiviata, del presidente della Federtennis francese Bernard Giudicelli. Insomma, che la sua tutina nera attillata da Catwoman indossata al Roland Garros «mancasse di rispetto al gioco e al posto». Siamo già oltre. Lunedì sera, Serena si era infilata il tutù nero per le esibizioni serali dello stilista Virgil Abloh, che, se non fosse per la sua stazza imponente, la farebbe sembrare la ballerina del Cigno Nero. Un design speciale con spalla e braccio nudi e gli altri coperti. «E’ molto aerodinamico, facile giocarci con il braccio libero. E poi l’avevo già sperimentato in allenamento», spiega. Il vestito più importante dell’aspetto tecnico. Almeno fino a quando liquida le pratiche tennistiche, come quella della polacca Linette, in due set e poco più di un’ora di lavoro.
RITORNO E’ il suo «come back» agli Us Open, che non vince dal 2014. Un anno fa (il 1° settembre) partoriva Alexis Olympia e ora intende recuperare lo scettro inevitabilmente sfuggitole di mano. Non sono stati mesi semplici. Un po’ di «depressione post partum» (confessata sui social per incoraggiare le altre mamme), anche perché la gravidanza era stata zeppa di complicazioni: un cesareo d’urgenza con rischio di morire per un’embolia che l’aveva inchiodata al letto per sei settimane. A Wimbledon si era spinta in finale, con la chance di raggiungere il record di Margaret Court (23 Slam) sfumata per mano della tedesca Kerber. Poco dopo a San José era incappata nella peggior sconfitta della carriera: un solo game raccolto con la britannica Konta. Rivelò di non essersi concentrata perché prima del match aveva appreso che l’assassino di sua sorella Yetunde Price nel 2003 era stato appena scarcerato. Ma ora in testa ha solo Olympia: pensieri belli. «Da quando è nata invece di rilassarmi ho ancora più fuoco dentro», ride. «Non festeggeremo il suo primo compleanno, perché siamo testimoni di Geova». Nessuna controindicazione, però, per celebrare l’eventuale 24° Slam.