Guliyev attacca Mennea Trema il record dei 200
●Il turco-azero, dopo il 19”76 di Berlino, domani nella finale di Zurigo sfiderà Lyles e andrà a caccia del limite europeo (19”72) dell’azzurro
Domani alle 21.11, sulla leggendaria pista del Letzigrund di Zurigo. La prima della due finali stagionali di Diamond League – l’altra venerdì sera a Bruxelles – si infiammerà. Perché lo starter, a quell’ora, chiamerà sui blocchi gli otto finalisti dei 200 maschili. E se la sfida tra lo statunitense Noah Lyles e il turco Ramil Guliyev varrà da sola il prezzo del biglietto, soprattutto il secondo potrebbe «giocare» col cronometro ed entrare definitivamente nella storia della specialità. Il 28enne nato e cresciuto in Azerbaigian, campione del mondo ed europeo in carica, in un impianto da esauriti scontati e in corsie da sempre foriere di prestazioni-monstre, avrà infatti nel mirino il datato record continentale di Pietro Mennea. Il barlettano, il 12 settembre 1979, alle Universiadi di Città del Messico, aiutato da vento e altura (+1.8 m/s, a 1800 metri sul livello del mare), volò in 19”72. Record del mondo per oltre 16 anni. L’ATTACCO Ramil, invece, l’8 agosto, nella finale continentale dell’Olympiastadion di Berlino, in uno dei più grandi 200 di sempre, è cresciuto fino a 19”76 (+0.7). Per poi aggiungere, il 12, l’argento europeo con la 4x100 di Turchia (37”98), il 1516 un 9”98 (+3.0) sui 100 e un 20”35 (+1.8) sui 200 alle finali dei Societari di Bursa e ancora, il 22, mercoledì scorso, un 10”21 (-0.1) sui 100 al meeting polacco di Chorzow. Insomma: la condizione pare essere ancora quella giusta. E la voglia di stupire intatta. Come, peraltro, da una decina di stagioni a questa parte. Guliyev, muscolato e tatuato di 1.87 per 73 kg, sul mezzo giro, è stato argento ai Mondiali allievi di Ostrava 2007 e oro agli Eurojuniores di Novi Sad 2009 (oltre che argento nei 100 alle spalle di Christophe Lemaitre). Ma anche finalista ai Mondiali juniores di Bydgoszcz 2008 (5°), ai Mondiali assoluti di Berlino 2009 (7°) e di Pechino 2015 (6°), ai Giochi di Rio 2016 (8°) e argento agli Europei di Amsterdam 2016. La progressione è stata costante: da quando era junior è progredito di 11/100 sui 100, fino al 9”97 dell’anno scorso e di 28 sui 200: i recenti exploit non arrivano quindi dal nulla. Eppure, di lui e della sua storia, si continua a conoscere poco. Come se dietro gli occhiali da sole coi quali spesso corre, avesse qualcosa da nascondere.
IL PERSONAGGIO Ramil, da oltre 10 anni tra le stelle mondiali della specialità, ha cambiato Paese nel 2011: ha coach russo
LA SCELTA Quel che si sa è che il cambio di nazionalità, voluto per una mera questione economica e per sfruttare condizioni migliori, gli ha imposto quasi tre anni di stop, dal 2011 al 2014. Il cuore e gli affetti familiari restano a Baku, dov’è tuttora amatissimo, ma adesso rappresenta con orgoglio il ricco Fenerbahce. La scelta della nuova bandiera è poi stata dettata anche dalla morte, nel 2010, di papà-coach Eldar: in Azerbaigian non c’erano tecnici in grado di seguirlo. Così Ramil è finito alla corte di Oleg Mukhin, che da allora lo allena tra Mosca e Istanbul e della manager Olga Nazarova, la stessa, per dire, di Maria Lasitskene. È anche per questo miscuglio e per l’affiancarsi a Paesi spesso in odore di doping che il personaggio non a tutti piace.
CHE GARA A Berlino però, non avesse esultato a braccia alzate prima del traguardo, avrebbe già fatto cadere il limite di Mennea. Domani, di quegli avversari, ritroverà il solo britannico Mitchell-Blake, d’argento con 20”04. Quel 200 resta in ogni caso clamoroso: il 20”16 del 6° posto di Fausto Desalu (il finanziere, prima di decidere del suo futuro, farà i 100 degli Assoluti di Pescara), sarebbe valso l’oro in 20 di 22 precedenti Europei. Per dare un’idea: con quel tempo, nella storia, i sesti han corso più veloce solo al meeting di Losanna 2012 e ai Mondiali di Pechino 2015. Onore a Guliyev.