Padoin da talismano a terzino Cagliari, ora non mollarlo più
●Accantonato in precampionato, dopo due gare è già indispensabile E può rinnovare
Instancabile, infaticabile, inesauribile, indomabile. Signore e signori, Simone Padoin. In un programma televisivo verrebbe presentato così. Ma Simone non è una star televisiva, è un onesto professionista del pallone che non si stufa di smentire scettici e tecnici, dirigenti e tifosi, compagni e amici. Il multiuso di Gemona del Friuli si è iscritto al corso allenatori quando gli amici stretti del bergamasco, quelli con i quali organizza il camp a giugno in cui è naturalmente il primo ad arrivare e ad andar via, gli hanno fatto capire che il suo futuro potrebbe essere in panchina. Ma per il momento il Pado in panchina non ci vuol stare neppure da calciatore.
CHE SVOLTA Eppure la terza stagione col Cagliari di Simone Padoin era cominciata in sordina. Anni 34, un contratto triennale che terminerà a giugno del 2019, il giovane e concreto esterno greco Lykogiannis designato titolare come terzino sinistro, il rampante croato, sponsorizzato dal leader Srna, come insidia per l’ex Sturm Graz. Spazi affollati anche a centrocampo con Barella e Castro inamovibili, Cigarini e Bradaric in concorrenza per il ruolo di volante davanti alla difesa e guida in regia, Ionita, Dessena e Faragò a cercare minuti e gloria e il giovane Deiola spedito a Parma per sovraffollamento. Padoin comincia, in silenzio, divorando libri a Pejo e rimuginando un po’ con l’amico Faragò. Gioca da cam- bio in tutte le amichevoli. Non gioca ad Empoli dove il Cagliari perde, soffrendo sulle fasce e subendo l’organizzazione della banda di Andreazzoli. Che succede? Rolando Maran, il nuovo tecnico rossoblù, uno che con gli esperti e i navigati, ha costruito una carriera, rispolvera il Pado che non tradisce. Il ruolo? Terzino sinistro. Il compito? Bloccare seconde punte, ali ed esterni giovani e ambiziosi. Il Sassuolo viene respinto e al Cagliari l’impresa salta al minuto 97 della ripresa per un rigore. Finisce 2-2. Ma, in mezzo a tanti dubbi sull’equilibrio del gruppo e il lancio definitivo degli acquisti stranieri del presidente Giulini, c’è una certezza: Padoin.
RIGONI ANNULLATO Non più talismano, come nei cinque anni gloriosi trascorsi alla Juve con Conte (che lo volle dall’Atalanta) e Allegri, ma indispensabile terzino. Che nella sua Bergamo, dove potrebbe andare a vivere il più tardi posl’ultimo sibile se il Cagliari si affretterà a proporgli un altro anno di contratto da calciatore e, magari, un futuro ad Asseminello tra scrivania e panchina, domenica sera ha cancellato Emiliano Rigoni, il talento argentino che all’Olimpico contro la Roma era sembrato un fenomeno devastante. Pado, ogni volta che Rigoni riceveva palla, in corsia lo guardava negli occhi. Faceva la faccia dura per fargli più paura, ma ogni volta lo anestetizzava, rubava palla (8) e faceva ripartire i suoi. Il voto in pagella, naturalmente ottimo, è un dettaglio. Il bello di Padoin, trentaquattrenne di successo, è che non tradisce, che dà tutto. «Un esempio per il calcio per come lavora, per quello che dimostra ogni giorno in allenamento con noi», ci ha detto la settimana scorsa Leonardo Pavoletti, il bomber rossoblù al quale il friulano Simone, congedatosi con 92 all’esame di maturità, ha regalato l’assist per il primo gol contro il Sassuolo. Chi l’ha detto che il Pado pensa solo a difendere e a non far giocare gli avversari, appena può si sgancia e crea occasioni, pericoli, palloni per i compagni. Una certezza in un Cagliari che, dopo il colpo di Bergamo, gode anche grazie alla sua esperienza.