Djokovic nel giardino di casa, bene anche Nishikori
●Il serbo nei quarti agli Us Open per l’11a volta: nelle precedenti ha sempre passato il turno. Il giapponese si ritrova
Se avesse potuto scegliersi un rivale morbido per un ottavo di uno Slam, sicuramente il portoghese Joao Sousa sarebbe rientrato nella lista delle preferenze di Novak Djokovic: numero 68 del mondo e 4-0 nei confronti diretti senza mai cedere un set. Non accadrà neppure stavolta: 6-3 6-4 6-3 in due ore. Il vero avversario di Nole di questi giorni torridi è il caldo. Anche ieri c’era in vigore la «Extreme Heat Rule», con 10’ di pausa fra il terzo e quarto set che non è servita.
PRESSIONE Ma Novak è andato un po’ in crisi subito dopo essere salito due set a zero (lasciando una volta il servizio) e 2-1 nel terzo: ha chiesto l’intervento medico per farsi misurare la pressione così come aveva fatto nel primo turno contro il modesto ungherese Fucsovics. «Match molto più intenso di quello che dice il punteggio», ha detto. Invece chiudeva senza altri patemi strappando il servizio a Sousa all’ottavo game. E così il numero 6 del ranking raggiunge i quarti degli Us Open per l’11a volta su 13 partecipazioni e quando ci è arrivato è sempre andato almeno in semifinale. «Se vedrò Federer giocare più tardi? Credo che prima dovrò mettere a letto i miei figli».
BANZAI KEI Stessa faccenda nell’altro ottavo. Più che Philipp Kohlschreiber, a Kei Nishikori ha dato fastidio il caldo. Ha raccolto con una certa facilità i primi due set, ma nel terzo il tedesco che aveva giustiziato Alexander Zverev al terzo turno ha pareggiato sul 5-5. Un intoppo, prima di chiudere 7-5. Ma Nishikori sembrava sull’orlo di una crisi fisica. Ammetteva: «Sono stato fortunato a non perdere il set, perché il caldo è insopportabile». E ora il giapponese cresciuto negli Usa si ritrova per la terza volta in carriera ai quarti di Flushing (conquistati in altre sei occasioni negli altri Slam). Nei suoi precedenti qui poi proseguì il percorso: nel 2014 andò dritto in finale, sconfitto da Marin Cilic; nel 2016 fu eliminato da Stan Wawrinka che poi vinse il torneo. Sono gli anni in cui Kei si spinse fino a numero 4 del ranking. Lo ha frenato soltanto un brutto infortunio al tendine del polso destro che lo ha costretto a un’assenza di sei mesi e a saltare due Major consecutivi (Us Open 2017 e Australian Open di quest’anno) dopo una striscia ininterrotta di 21. E’ stato quando è uscito dai top 10 per la prima volta dal 2014. Adesso è risalito a 19 dopo una stagione nuovamente fruttuosa anche sulla terra rossa, che non ha mai definito la sua superficie preferita, ma alla quale è stato allenato da coach Michael Chang. E’ andato in finale al Masters 1000 di Montecarlo (annullato da Nadal), dove però aveva raccattato scalpi eccellenti come quelli di Alexander Zverev e Cilic. Ha raggiunto i quarti di Roma, dove ha perso da Djokovic rubandogli un set, gli ottavi di Parigi e poi sull’erba i quarti a Wimbledon. Niente male.