La Gazzetta dello Sport

FATELI GIOCARE! La nostra meglio gioventù Cutrone, Tonali, Zaniolo e...

Ecco i venti Under 21 di grande talento: come aiutarli a maturare

- Matteo Brega MILANO

Una convocazio­ne non fa certo una carriera. Specie se arriva quando la tua carta d’identità è tarata su numeri relativame­nte bassi. Vero però che il calcio italiano possiede una gamma di talenti che disegnano un arcobaleno di speranza per il presente e il futuro. Abbiamo provato a raccoglier­li dentro il recinto di coloro che sono nati dal 1° gennaio 1997 in poi, dei prospetti Under 21. Consci che il futuro è un libro impossibil­e da leggere in anticipo.

MAI COSÌ POCHI ITALIANI IN CAMPO INVENTIAMO­CI QUALCOSA

ROBERTO MANCINI C.T. ITALIA

COPERTINA Abbiamo scelto di partire da 4 elementi: Federico Chiesa, Patrick Cutrone, Sandro Tonali e Pietro Pellegri. I primi due (nati nel 1997 e 1998) frequentan­o la sala da ballo principale con Fiorentina e Milan. Federico è il simbolo dei Viola, Patrick del pragmatism­o in area. Sandro è entrato nel cono di luce da poco tempo. Il Brescia, in B, gli ruota intorno. Ora non deve perdere l’equilibrio lui, quello interiore. Regista nei piedi — ieri ha lasciato il ritiro dell’U21 a causa del persistere

di precedenti problemi —, andrà valutato in campi ancor più competitiv­i e nel frattempo supportato per diventare un perno della Nazionale. Una crescita da cui dovranno passare tutti coloro che abbiamo menzionato e che menzionere­mo. Per evitare di disperdere illuminati talenti trasforman­doli in illusioni. Il quarto nome è Pellegri, al Monaco da gennaio. Il Principato come rocca da cui partire alla conquista del calcio: un gol in Ligue 1 intanto, il primo passo.

POCHI ITALIANI Javier Zanetti ieri ha detto che «deve essere premiato il talento, in sostanza gioca chi è più bravo». Il suo punto di vista sul dibattito dei pochi italiani in campo nei primi 270’ di questa A si infila nella discussion­e aperta dal c.t. Roberto Mancini pochi giorni fa: «Gli italiani giocano poco, mai così pochi come quest’anno. Dobbiamo inventarci qualcosa». Non è il caso di Gigio Donnarumma che si è infilato nella porta del Milan da tempo, alla faccia del suo anno di nascita (1999) e considerar­lo un giovanotto è dura anche se le prestazion­i non sempre sono state ineccepibi­li (e qui torna il discorso del supporto). Con Gigio si allena Plizzari (2000) e poi ci sono Audero (1997, Sampdoria, proprietà Juve) e Meret (1997, Napoli). In provincia stanno crescendo un paio di terzini interessan­ti: Depaoli (Chievo) e Pezzella (Udinese). Al centro della difesa si erge Romagna del Cagliari e Varnier dell’Atalanta. Quest’ultimo, subito bloccato per infortunio, è arrivato dal Cittadella in estate. In difesa esistono altri esempi: Bastoni (1999, Parma, scuola Atalanta, proprietà Inter), Bettella (2000, scuola Inter, proprietà Atalanta), Adjapong (1998, Sassuolo), Dimarco (1997, Parma, proprietà Inter).

PANORAMICA A centrocamp­o non serve essere archeologi per trovare Nicolò Barella del Cagliari (1997) o Rolando Mandragora (1997) dell’Udinese. Semmai ha destato curiosità il dito indice di Mancini puntato su Nicolò Zaniolo (1999), mezz’ala della Roma — l’anno scorso con la Primavera dell’Inter 14 gol — che deve ancora esordire in Serie A. Ci sono poi Cassata (1997, Frosinone, proprietà Sassuolo), Locatelli (1998, Sassuolo), Pessina (1997, Atalanta). In attacco abbondiamo: Kean (2000, Juve), Favilli (1997, Genoa, proprietà Juve), Orsolini (1997, Bologna, proprietà Juve), Salcedo (2001, Inter), Pinamonti (1999, Frosinone, proprietà Inter). Senza scordare la B, dove accanto a Tonali ci sono ragazzi come Vido (1997, punta del Perugia, proprietà Atalanta), Filippo Ranocchia (2001, centrocamp­ista del Perugia, omonimo dell’interista Andrea), Luca Ravanelli (1997, centrale del Padova, proprietà Sassuolo). Il talento c’è: facciamoli giocare senza pressione.

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