La Gazzetta dello Sport

«Subito in azzurro? No, vanno tutelati»

- Andrea Schianchi

«In Italia ci sono ottimi giovani calciatori, basta guardare i buoni risultati delle Under azzurre. Ma ciò non significa che questi ragazzi diventeran­no campioni: bisogna dare loro il tempo di crescere e di formarsi». Parole di Giovanni Branchini, agente Fifa tra i più conosciuti.

Il c.t. Mancini chiede che gli allenatori della Serie A abbiano più coraggio e lancino più giovani. Che ne pensa?

«In linea di principio siamo tutti d’accordo, ma è complicato applicare la teoria alla pratica. I talenti vanno protetti, non li si può mandare allo sbaraglio. Devono essere inseriti in un contesto che già funziona, in questo modo possono esprimersi al meglio senza avere troppe pressioni. Purtroppo, invece, in Italia, negli ultimi dieci anni abbiamo creato dei mostri...».

In che senso?

«Voglio dire che molti ragazzi, potenzialm­ente ottimi calciatori, AGENTE FIFA

si sono persi perché attorno a loro si sono create troppe aspettativ­e. Il calcio di oggi non è quello di Rivera che esordiva a sedici anni nell’Alessandri­a. Ci sono più pressioni, c’è un’esposizion­e mediatica diversa. Prendiamo l’esempio di Paolo Maldini, cioè di uno dei più forti difensori della storia del calcio. Bene, lui è diventato Paolo Maldini anche perché gli hanno dato la possibilit­à di entrare in un meccanismo collaudato, com’era la difesa del Milan di quel tempo, e perché ha potuto crescere assieme a Baresi, Tassotti, Filippo Galli e compagnia».

SI PENSA A MODULI E POSSESSO PALLA, MA NON SI SPIEGANO LE BASI

Che cosa si deve fare con i giovani, oltre che proteggerl­i?

«In generale, all’Italia servono bravi istruttori, che non significa bravi allenatori. Fino a quindici anni fa avevamo i migliori difensori del mondo perché c’erano stati ottimi insegnanti che avevano spiegato loro le basi del mestiere. Oggi, invece, si pensa al possesso palla e ai moduli, ma uno non può diventare un bravo scrittore se non conosce l’alfabeto. Ecco, i nostri ragazzi hanno bisogno di imparare l’alfabeto».

GIOVANNI BRANCHINI

Prevede tempi lunghi prima di vedere un campioncin­o made in Italy?

«Se pensiamo di risolvere i problemi del calcio italiano convocando due ragazzi in Nazionale maggiore, allora non siamo sulla strada giusta. Se invece li aiutiamo a diventare calciatori, ci toglieremo qualche soddisfazi­one».

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