NIBALI, LA SOFFERENZA DELLA VUELTA E LA FIDUCIA AZZURRA
Le fatiche di Vincenzo in prospettiva Mondiale
Un collega, grande tifoso di Nibali, ci chiede perché Vincenzo rimanga lì a soffrire alla Vuelta, lontanissimo dai quartieri alti della classifica. La stessa domanda degli appassionati: ritengono poco dignitoso che un fuoriclasse come Nibali navighi nelle retrovie a oltre mezzora dal leader Simon Yates.
E allora val la pena di rispondere a tutti che c’è dignità, una grande dignità, nella fatica anonima che Vincenzo sta sobbarcandosi in Spagna. È lo sforzo, al limite della sopportazione (anche psicologica), di chi ha un grande progetto. Un progetto con i colori dell’arcobaleno. Il c.t. Davide Cassani (ha fatto bene) gli ha rinnovato la fiducia come capitano della Nazionale per il Mondiale di Innsbruck del 30 settembre, che sembra disegnato apposta per le caratteristiche del siciliano. Lo «Squalo», dopo l’incidente del Tour de France, non ha altra via. Deve accettare questa sfida al tempo con la speranza che gli sforzi della Vuelta possano restituirgli la condizione di forma che auspichiamo. Vincenzo è un campione orgogliosamente abituato a correre da protagonista. Guardare le schiene degli altri che si allontanano fino a diventare puntini all’orizzonte non è nelle sue corde. Ma è un campione che si abbevera alla cultura della fatica e sa che la sofferenza può avere un finale catartico. E Cassani può contare sulla sua puntualità. Pochi, o nessuno al mondo, arrivano ad un evento al top della preparazione come Nibali. Lo ha dimostrato anche nelle gare di un giorno, dal Lombardia (ne ha vinti due) alla Sanremo (commovente il successo di quest’anno). Così al Mondiale di Firenze 2013 e all’Olimpiade di Rio 2016: due gara che senza le cadute avrebbero potuto essere sue. Anche per questo Vincenzo deve continuare con pazienza il suo percorso a ostacoli della Vuelta. Anche per questo merita tutta la nostra fiducia.