«Esterno o punta, prende l’iniziativa Puntiamo su di lui»
● Causio, Conti e Donadoni sul gioiello di Mancini «Ha voglia di imparare, attenti a non bruciarlo»
ATTACCANTE ATIPICO CHE PUÒ GIOCARE DA SECONDA PUNTA
FRANCO CAUSIO ITALIA 1972-’83 ENTRA E DÀ LA SCOSSA, COME ME GIOCA A DESTRA E A SINISTRA
BRUNO CONTI 1980-’86 HA VELOCITÀ, SCATTO, FAREBBE FELICE QUALUNQUE ALLENATORE
ROBERTO DONADONI ITALIA 1986-’96
DUTTILITÀ
Fino all’avvento di Arrigo Sacchi gli esterni d’attacco si chiamavano ali
Oggi dribbling e cross non bastano, la fase difensiva non è più un optional
Domenghini (1970), Causio e Claudio Sala (1978), Bruno Conti (1982), Donadoni (19901994), Camoranesi (2006)... Non eravamo messi male da quelle parti, sulle fasce, quando gli esterni si chiamavano ali (almeno fino alla rivoluzione sacchiana) e il dribbling non era ancora una rarità da celebrare come un colpo da top player. Oggi in azzurro c’è Federico Chiesa: che nel vocabolario del calcio moderno sarebbe un attaccante laterale, ma in realtà combina la classe delle ali con il movimento diretto verso la porta delle seconde punte. Uno di cui è impossibile fare a meno, come dice anche gente che se ne intende: Causio, Conti e Donadoni.
CAUSIO Franco Causio non ha dubbi: «Dobbiamo puntare su giovani come Chiesa e Bernardeschi, che sta studiando per fare anche la mezzala. Con calma ed equilibrio, però, o rischiamo di bruciarli. Chiesa con la Polonia ha avuto come sempre l’atteggiamento giusto, determinato, voglioso. Per me è un attaccante atipico, può giocare anche da seconda punta». I confronti con il passato sono sempre a rischio: «Il calcio è cambiato, non ci sono più ali tornanti come eravamo noi negli anni 70 e 80, non ci sono i terzini fluidificanti come Facchetti e Cabrini». Un rimpianto dei bei tempi però è inevitabile: «C’erano i blocchi che aiutavano i tecnici. La Juve e il Torino per Bearzot, il Milan per Sacchi, l’Inter e il Cagliari per Valcareggi. Oggi non più».
«MA IL CAMPIONATO...» Il «barone» approfondisce l’analisi del momento-no: «Questa Nazionale purtroppo è figlia del campionato e il compito di Mancini è durissimo. I giovani devono fare esperienza anche nelle coppe, confrontarsi ad alto livello per crescere. Il campionato, così poco “allenante” per dirla alla Capello, non li aiuta. Quando poi l’alieno Ronaldo lascerà Marte e
scenderà sulla Terra si giocherà per il secondo posto».
CONTI Un altro sponsor nobile di Chiesa è Bruno Conti: «Non ho avuto bisogno di vederlo in azione contro la Polonia per apprezzare le sue doti. Quando entra dà sempre la scossa. Ha tutte le qualità per fare bene, perché è un talento vero. Un po’ come capitava a me, può giocare su tutte e due le fasce, a seconda che l’allenatore gli chieda di andare sul fondo e crossare oppure di accentrarsi e provare il tiro in porta. Per fare cose del genere devi avere una tecnica di base indiscutibile.
Senza contare che ha anche un ottimo tiro e tanta forza fisica, cosa che gli consente di essere molto bravo in interdizione».
«MAESTRO NILS» Conti ricorda com’è diventato Conti: «Ai miei tempi c’era un maestro come Nils Liedholm che a fine allenamento, facendoci restare a calciare contro il muretto, ci insegnava a usare bene tutti
e due i piedi. In Chiesa rivedo la stessa voglia d’imparare e lo stesso spirito di sacrificio che aveva gente come me, Causio e Claudio Sala. Si vede che ha alle spalle una bella famiglia come quella di Enrico, ma rispetto al padre è più forte in copertura».
DONADONI Avere avuto uno come Chiesa, quand’era c.t. , a Roberto Donadoni non sarebbe spiaciuto: «È uno di quei giocatori che fa la felicità di ogni allenatore. Ha grandi qualità: velocità, potenza nello scatto, intraprendenza. E mi piace perché prende sempre l’iniziativa, anche rischiando». Naturalmente Donadoni non si sbilancia sui confronti storici ma, potendo giocare «sia da attaccante laterale sia da esterno di centrocampo», i riferimenti allo straordinario esterno del Milan potrebbero non essere esagerati. «E comunque mi sembra non si faccia problemi sul dove: la priorità per lui è giocare».