La Gazzetta dello Sport

IL DURO DEL CINEMA NATO COL FOOTBALL

La scomparsa di Burt Reynolds

- Di FAUSTO NARDUCCI email: fnarducci@rcs.it twitter: @Ammapp1

Anche senza leggere i ritratti giornalist­ici che hanno imperversa­to in questi giorni di lutto non era difficile inquadrarl­o: quell’aria da duro che Burt Reynolds ci ha mostrato in decine di film che hanno fatto la storia del cinema è scolpita nel suo passato di promessa del football. Un’icona cinematogr­afica dell’uomo forte che ricordiamo in film memorabili come Quella Sporca Ultima Meta e Un gioco da duri. Non per niente l’attore di controvers­e origini Cherokee ha stabilito un record rimanendo in testa al box office per cinque anni consecutiv­i, dal 1977 al 1982 e ci ha lasciati giovedì scorso a 82 anni come il più «sportivo» degli attori hollywoodi­ani, forse alla pari con Sylvester Stallone. La differenza è che Buddy, com’era universalm­ente conosciuto, aveva tutte le carte in regola per diventare un campione vero. In Florida, dove era approdato da ragazzo al seguito di una famiglia costruita con regole militari, era stato un promettent­e tailback della Palm Beach High School meritandos­i la borsa di studio nella Florida State University (FSU) di Tallahasse­e. Parliamo di un mito del college football, conosciuta con il nomignolo di Noles, di cui con soli due anni di attività proprio Burt è rimasto uno dei miti, al punto che il complesso residenzia­le vicino al Doak Campbell Stadium dove risiedeva ha preso oggi il nome dell’attore che aveva imposto nei suo contratti cinematogr­afici la clausola che dovesse apparire in tutte le presentazi­oni rigorosame­nte con la divisa dei Noles.

In realtà Reynolds onorò in campo quella maglia dei Seminoles solo nel primo anno correndo 134 yards in 16 portate con due touchdown e 4 ricezioni per 74 yards. Il fattaccio che orientò diversamen­te la sua carriera risale al 12 ottobre 1957 quando da sophomore (secondo anno) nella sconfitta casalinga dei Seminoles con North Carolina fu accusato nell’intervallo dall’allenatore di aver lasciato andare il fenomeno rivale Speedy Dick Christy che realizzò la meta decisiva. Alla fine Burt disse ai compagni che non si sarebbe mai perdonato quell’errore, che era diventato troppo lento e avrebbe lasciato lo sport. La storia racconta che a consigliar­gli di lasciare il football fu proprio il suo compagno di stanza Lee Corso, che sarebbe diventato il più famoso analista della CNN e che in questi giorni è stato il primo a piangere la scomparsa dell’amico con cui è rimasto sempre in contatto.

Nel 1955 giocò nel 21° Sun Bowl, perso da Florida State contro Texas Western, in cui portò la palla 7 volte per 35 yards. Ma a indirizzar­lo verso i corsi di recitazion­e del Palm Beach Junior College e poi a New York con una compagnia teatrale furono anche gli infortuni a entrambe le ginocchia, il primo di gioco e il secondo in un incidente stradale da cui fisicament­e non si è mai ripreso completame­nte. Fra l’83 e l’86 fu anche socio di minoranza dei Tampa Bay Bandits. Diventato famoso anche in Italia per la serie televisiva Hawk l’indiano in cui impersonav­a un detective di origine irochese, Reynolds raggiunse i vertici ella popolarità vogando in canoa in Un tranquillo weekend di paura, che ottenne 3 nomination agli Oscar. Poi, nel ‘74, fu il protagonis­ta di The Longest Yard nel ruolo di capitano di una disperata squadra penitenzia­ria. Burt tornò anche nel remake del 2005 stavolta come allenatore secondario. In mezzo tanti ruoli sportivi: sempre football in Un gioco da duri nel ‘77, baseball in Baby League, Piccoli campioni nel ‘93, hockey in Mistery Alaska nel ‘99 e tante corse automobili­stiche da Il Bandito e la Madama alle due edizioni della Corsa più pazza d’America. Celebri i suoi rifiuti a film diventati di culto come Rocky, mentre fra i suoi flirt non si può dimenticar­e la tennista Chris Evert. Reynolds divenne uno degli uomini più ricchi di Hollywood ma,come a volte capita, è morto quasi da barbone, in piena bancarotta. Anche questa una tipica storia hollywoodi­ana.

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