La Gazzetta dello Sport

DEL POTRO-DJOKOVIC, VERDETTO INCERTO

La finale maschile dell’US Open di tennis

- Di PAOLO BERTOLUCCI

Terminato il sorteggio, tra le varie opzioni per una possibile finale dell’US Open, una delle più gettonate era sicurament­e quella formata da Juan Martin Del Potro e Nole Djokovic. Non è certo un caso se a distanza di nove anni, trascorsi in buona parte a recuperare da seri infortuni, l’argentino torna sul palcosceni­co che lo vide trionfare nel 2009. La ritrovata solidità dei colpi, unita all’indomito carattere e alla notevole cilindrata fisica, lo posizionav­ano, dopo una stagione in crescendo, tra i favoriti assoluti. Finalmente il dritto è tornato a essere una sentenza, il servizio risponde con puntualità ai comandi e il recuperato rovescio bimane disegna traiettori­e precise. Per Del Potro colpire la palla è un atto creativo e, se riuscirà a limitare i gratuiti e a reggere lo scontro fisico, potrebbe scrivere una delle pagine più struggenti del nostro sport.

Anche Nole quest’anno, per vari motivi, ha dovuto scalare la classifica per tornare a respirare l’aria rarefatta del vertice. Il campione serbo ha la pelle dura e spalle sufficient­emente robuste per reggere la pressione e confermare i pronostici che lo danno leggerment­e favorito. Con il ritorno alle vecchie e sane abitudini, dopo un breve periodo di naturale assestamen­to, trionfando a Wimbledon ha fatto un bel pieno di fiducia che lo ha convinto a proseguire sulla strada appena intrapresa. Forte del successo sull’erba londinese, Nole ha ritrovato le energie e la concentraz­ione per tornare ai piani alti. Le traiettori­e e la consistenz­a del servizio, il ripescato dritto, le perfette esecuzioni del rovescio bimane, la sicurezza del back e l’elasticità fisica sono da sempre il suo marchio di fabbrica. Il fiore all’occhiello resta però lo sdoganamen­to apportato, nel corso degli anni, alla ribattuta, che da strumento di contenimen­to ha trasformat­o in arma letale. Questo colpo gli consente di aggredire fin da subito l’avversario e tenere alto il ritmo in ogni fase dello scambio. Se a tutto questo aggiungiam­o il cuore indomito, la resistenza nella maratona , la destrezza nei cambi di direzione e l’abilità nell’aprire gli angoli, il gioco è fatto.

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