DEL POTRO-DJOKOVIC, VERDETTO INCERTO
La finale maschile dell’US Open di tennis
Terminato il sorteggio, tra le varie opzioni per una possibile finale dell’US Open, una delle più gettonate era sicuramente quella formata da Juan Martin Del Potro e Nole Djokovic. Non è certo un caso se a distanza di nove anni, trascorsi in buona parte a recuperare da seri infortuni, l’argentino torna sul palcoscenico che lo vide trionfare nel 2009. La ritrovata solidità dei colpi, unita all’indomito carattere e alla notevole cilindrata fisica, lo posizionavano, dopo una stagione in crescendo, tra i favoriti assoluti. Finalmente il dritto è tornato a essere una sentenza, il servizio risponde con puntualità ai comandi e il recuperato rovescio bimane disegna traiettorie precise. Per Del Potro colpire la palla è un atto creativo e, se riuscirà a limitare i gratuiti e a reggere lo scontro fisico, potrebbe scrivere una delle pagine più struggenti del nostro sport.
Anche Nole quest’anno, per vari motivi, ha dovuto scalare la classifica per tornare a respirare l’aria rarefatta del vertice. Il campione serbo ha la pelle dura e spalle sufficientemente robuste per reggere la pressione e confermare i pronostici che lo danno leggermente favorito. Con il ritorno alle vecchie e sane abitudini, dopo un breve periodo di naturale assestamento, trionfando a Wimbledon ha fatto un bel pieno di fiducia che lo ha convinto a proseguire sulla strada appena intrapresa. Forte del successo sull’erba londinese, Nole ha ritrovato le energie e la concentrazione per tornare ai piani alti. Le traiettorie e la consistenza del servizio, il ripescato dritto, le perfette esecuzioni del rovescio bimane, la sicurezza del back e l’elasticità fisica sono da sempre il suo marchio di fabbrica. Il fiore all’occhiello resta però lo sdoganamento apportato, nel corso degli anni, alla ribattuta, che da strumento di contenimento ha trasformato in arma letale. Questo colpo gli consente di aggredire fin da subito l’avversario e tenere alto il ritmo in ogni fase dello scambio. Se a tutto questo aggiungiamo il cuore indomito, la resistenza nella maratona , la destrezza nei cambi di direzione e l’abilità nell’aprire gli angoli, il gioco è fatto.