Yates decolla e si prende tutto: può vincere lui?
●Vuelta Successo e maglia rossa per Simon, grande protagonista già al Giro. Oggi ancora salita
Ci sono volute due settimane di corsa, poi finalmente la Vuelta è decollata. Dopo giornate noiose di fughe di comprimari, con gli uomini di classifica arroccati a controllare, sul durissimo Alto de les Praeres i big si sono affrontati a viso aperto. A brillare è stato Simon Yates che si porta a casa una doppia soddisfazione: tappa e maglia. La montagna asturiana era inedita: 4 km al 12 per cento con punte al 17 con l’ultimo chilometro in cemento e sterrato. Condizioni che magari esaltano gli spettatori, ma che non consentono di fare distacchi significativi. Su queste rampe più che scattare devi sopravvivere alla più «alta» velocità possibile. Già accelerare è un problema e il gruppetto dei migliori sale fortissimo: 15’25” il tempo del vincitore per coprire i 4 km (dislivello 500 metri) a una velocità di 15,5 km/h, una Vam di 1.945 e una potenza stimata di circa 6,3 watt/kg. «Superman» Lopez, che a occhio è quello che pedala meglio, chiude con Valverde a 2 secondi, Pinot ne perde 5, Quintana (il più attivo nel finale) 7, Kruijswijk (anche lui bello pimpante) 11. Aru, che appena è iniziato il gpm finale è andato in difficoltà, è stato bravo a non andare alla deriva e ha concluso in decima posizione con un ritardo di 39 secondi.
DISTACCHI Yates, e non solo perché indossa il simbolo del primato, è un serio candidato alla vittoria finale. Il britannico della Mitchelton è lo stesso che al Giro ha dominato per 18 tappe, prima di essere ribaltato da Chris Froome nella Venaria Reale-Bardonecchia. E alla domanda se esiste una differenza tra il corridore visto al Giro e questo, risponde: «Dal punto di vista della preparazione posso dire che è stata differente. Al Giro mi sono preparato per essere in forma dal primo giorno. Qui alla Vuelta mi sono presentato al via in buona condizione ma con una preparazione che punta anche al Mondiale». Invece, su come e cosa ha cambiato nella preparazione, Yates preferisce essere più che vago. Alla domanda se si sente favorito per la vittoria finale è invece prudente: «Finora abbiamo affrontato una sola salita lunga, quella della tappa 9 (La Covatilla, ndr). È troppo presto per dire chi è il favorito anche perché i distacchi sono molto risicati». Sulla salita finale, invece, spiega: «Non la conoscevo, non sapevo nulla. Né quanto era stretta, né quanto aveva di pendenza o altro. Per questo nella prima parte ho usato una tattica abbastanza conservatrice». E il bello è che pure Alejandro Valverde, spagnolo che alla Vuelta tiene come ha sempre detto lui «più di ogni altra corsa», è sulla stessa lunghezza d’onda: «Mi è rimasta la sensazione che avrei potuto vincere, ma non conoscevo la salita finale. So che è un errore stupido, ma è così. Da quello che ho visto sulla cartina e da come me l’hanno descritta pensavo fosse più dura e per questo ho tardato a reagire. Invece La Camperona (il finale di venerdì, ndr) era peggiore. Comunque nessun problema, mi sento bene e sono molto fiducioso per i prossimi giorni».
SQUADRA Ma torniamo al vincitore di tappa. Finora, parlando di Yates, non s’è visto Adam, il gemello di Simon. Che la squadra lo stia preservando per le montagne decisive? «Potrebbe essere. Di certo sta bene e credo che nelle prossime tappe, magari già oggi, sia davanti a darmi una mano. Ma tutta la squadra è davvero forte». Oggi il trittico asturiano si conclude con il traguardo ai Laghi di Covadonga. Una salita mito: speriamo che i big non buttino via la tappa.
>Il leader: «Presto per dire che sono il favorito, i distacchi sono ancora risicati»