La Gazzetta dello Sport

Yates decolla e si prende tutto: può vincere lui?

●Vuelta Successo e maglia rossa per Simon, grande protagonis­ta già al Giro. Oggi ancora salita

- Claudio Ghisalbert­i INVIATO A LES PRAERES NAVA (Spagna) twitter@ghisagazze­tta

Ci sono volute due settimane di corsa, poi finalmente la Vuelta è decollata. Dopo giornate noiose di fughe di comprimari, con gli uomini di classifica arroccati a controllar­e, sul durissimo Alto de les Praeres i big si sono affrontati a viso aperto. A brillare è stato Simon Yates che si porta a casa una doppia soddisfazi­one: tappa e maglia. La montagna asturiana era inedita: 4 km al 12 per cento con punte al 17 con l’ultimo chilometro in cemento e sterrato. Condizioni che magari esaltano gli spettatori, ma che non consentono di fare distacchi significat­ivi. Su queste rampe più che scattare devi sopravvive­re alla più «alta» velocità possibile. Già accelerare è un problema e il gruppetto dei migliori sale fortissimo: 15’25” il tempo del vincitore per coprire i 4 km (dislivello 500 metri) a una velocità di 15,5 km/h, una Vam di 1.945 e una potenza stimata di circa 6,3 watt/kg. «Superman» Lopez, che a occhio è quello che pedala meglio, chiude con Valverde a 2 secondi, Pinot ne perde 5, Quintana (il più attivo nel finale) 7, Kruijswijk (anche lui bello pimpante) 11. Aru, che appena è iniziato il gpm finale è andato in difficoltà, è stato bravo a non andare alla deriva e ha concluso in decima posizione con un ritardo di 39 secondi.

DISTACCHI Yates, e non solo perché indossa il simbolo del primato, è un serio candidato alla vittoria finale. Il britannico della Mitchelton è lo stesso che al Giro ha dominato per 18 tappe, prima di essere ribaltato da Chris Froome nella Venaria Reale-Bardonecch­ia. E alla domanda se esiste una differenza tra il corridore visto al Giro e questo, risponde: «Dal punto di vista della preparazio­ne posso dire che è stata differente. Al Giro mi sono preparato per essere in forma dal primo giorno. Qui alla Vuelta mi sono presentato al via in buona condizione ma con una preparazio­ne che punta anche al Mondiale». Invece, su come e cosa ha cambiato nella preparazio­ne, Yates preferisce essere più che vago. Alla domanda se si sente favorito per la vittoria finale è invece prudente: «Finora abbiamo affrontato una sola salita lunga, quella della tappa 9 (La Covatilla, ndr). È troppo presto per dire chi è il favorito anche perché i distacchi sono molto risicati». Sulla salita finale, invece, spiega: «Non la conoscevo, non sapevo nulla. Né quanto era stretta, né quanto aveva di pendenza o altro. Per questo nella prima parte ho usato una tattica abbastanza conservatr­ice». E il bello è che pure Alejandro Valverde, spagnolo che alla Vuelta tiene come ha sempre detto lui «più di ogni altra corsa», è sulla stessa lunghezza d’onda: «Mi è rimasta la sensazione che avrei potuto vincere, ma non conoscevo la salita finale. So che è un errore stupido, ma è così. Da quello che ho visto sulla cartina e da come me l’hanno descritta pensavo fosse più dura e per questo ho tardato a reagire. Invece La Camperona (il finale di venerdì, ndr) era peggiore. Comunque nessun problema, mi sento bene e sono molto fiducioso per i prossimi giorni».

SQUADRA Ma torniamo al vincitore di tappa. Finora, parlando di Yates, non s’è visto Adam, il gemello di Simon. Che la squadra lo stia preservand­o per le montagne decisive? «Potrebbe essere. Di certo sta bene e credo che nelle prossime tappe, magari già oggi, sia davanti a darmi una mano. Ma tutta la squadra è davvero forte». Oggi il trittico asturiano si conclude con il traguardo ai Laghi di Covadonga. Una salita mito: speriamo che i big non buttino via la tappa.

>Il leader: «Presto per dire che sono il favorito, i distacchi sono ancora risicati»

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● 1 Simon Yates, 26, trionfa a Les Praeres ● 2 Il britannico indossa la maglia rossa di leader ● 3 Yates in maglia rosa al Giro 2018: l’ha indossata per 13 giorni AFP/BETTINI
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