La Gazzetta dello Sport

I NOSTRI RIVALI DA RISPETTARE «DA LORO DOBBIAMO IMPARARE»

- di MATTEO PIANO

Il centrale, grande assente per infortunio, ci presenterà le squadre avversarie degli azzurri sin dalla 1a fase del torneo

Era il 2014 quando per la prima volta la pallavolo entrò nel palcosceni­co romano del foro italico. Sono passati quattro anni da allora, ma il solo pensiero mi riavvicina tutte le emozioni che avevo avuto la fortuna di vivere durante quella partita di World League giocata proprio al Foro italico contro la Nazionale polacca. Sono felice che il Mondiale possa fare il suo primo passo in un posto così speciale che ha ospitato manifestaz­ioni grandiose; felice per i ragazzi che approderan­no sul campo sostenuti dall’Italia intera, felice per tutti coloro che hanno lavorato per rendere tutto questo possibile e felice per chi gioirà partecipan­do a questa domenica che in tanti attendono da tempo.

INFORTUNIO Ho dovuto prendere, inizialmen­te per cause di forza maggiore e poi per volontà e desiderio, un’estate lontana dai campi di pallavolo, fatta eccezione per quella pallavolo giocata insieme ai ragazzi del Revolution volley camp. A metà maggio quando mi sono dovuto operare al tendine d’Achille non sapevo quando sarei stato pronto per rivivere lo sport attivo, a dire la verità non me lo sono nemmeno domandato, forse un po’ perché, presto o tardi sarebbe arrivato sia il momento di tornare su un campo per allenarmi sia quello in cui avrei dovuto solamente guardare e studiare la pallavolo da fuori. Beh, ora posso dire che attendo la partita d’apertura, per tornare a vedere una gara di volley, per supportare i ragazzi e per riprendere lo stupore che sicurament­e il Foro Italico ingrandirà. Questa prima volta di nuovo a contatto con una partita di pallavolo è stata anche infiocchet­tata da questo compito di scrittura, che come dire mi porterà accanto alle partite ancora da un’altro punto di vista.

FUORI DI TESTA E sarò anche fuori di testa, ma non è stata immediato per me accettare la responsabi­lità di scrivere sulla Gazzetta dello Sport; sia perché non è il mio lavoro mettere nero su bianco le partite disputate tra le varie squadre, ma anche perché non mi avrebbe allettato farlo. Quindi chiedo perdono se qualcuno si aspettasse questo, ma non sarebbe stato parte di me, ho preferito scrivere di pallavolo legandola a tutto ciò che vivo, ho vissuto e che respiro girandole attorno. Per questo quando ho pensato alla prima avversaria di questo primo girone mi è venuta in mente l’ospitalità. Il Giappone e i suoi abitanti tutte le volte che mi e ci hanno ospitato durante le varie competizio­ni ci hanno mostrato e donato un senso dell’accoglienz­a e dell’ospitalità molto sentito e delicato. Una cultura umana che mi piacerebbe approfondi­re e dalla quale credo potremmo imparare tutti qualcosa, un’attenzione viva per ciò che ti sta vicino, agli spazi condivisi. Questa domenica sarà un po’ come essere grati delle ultime volte in cui siamo stati ospitati e a nostra volta contraccam­biare.

PAROLA Raccontand­o ad un amico fraterno di questa mia idea di scrittura (lo so sono parolone, ma così ahimè si suol dire), mi ha raccontato di una parola giapponese particolar­e:

otsukaresa­ma . E’ una di quelle parole cosiddette intraducib­ili poiché non possiedono un corrispett­ivo letterale nelle altre lingue, e

otsukaresa­ma viene utilizzata per ringraziar­e una o più persone per il lavoro svolto. Sarebbe bello che a fine di questa prima giornata ci potesse essere questo coro volto a ringraziar­e e salutare tutti coloro che abbiano svolto una giornata intensa per realizzare quello che tutti ci auspichiam­o come un inizio da ricordare.

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