Abodi presidente Figc Segnali di consenso
●Arrivano le adesioni di alcune società di A e C Contatto positivo con Tommasi, che lo ha votato nel 2017. Ora confronto con Gravina e Sibilia
La condizione, per il rispetto che ha di sé e del calcio, è il «larghissimo consenso» indicato da Giovanni Malagò in tempi non sospetti. Prima, cioè, che emergesse in superficie la soluzione Abodi, nelle ultime ore promossa da semplice idea a ipotesi credibile. Ecco, per risultare credibile, la candidatura di Andrea Abodi alla presidenza federale deve essere innanzitutto largamente condivisa. Lo sa bene lui, lo sa altrettanto bene chi in queste ore ne sta sondando le capacità di aggregazione. Abodi è un profilo che unisce, anche perché non ha mire a lungo termine: il suo orizzonte è la fine del 2020, al massimo l’inizio del 2021, quando scatterà il nuovo quadriennio olimpico. L’ambizione è gestire questa lunga e travagliata fase di transizione, che richiederà un lavoro duro e impopolare, con l’autorevolezza e l’equidistanza che tutti gli riconoscono anche per come gestisce il Credito Sportivo. Per affidare al successore, che avrà un mandato pieno, una Federazione risanata nello spirito e nei risultati del campo (nei conti non ce n’è bisogno).
PRIMI SEGNALI Il consenso intorno alla candidatura di Abodi è ancora da costruire, ma i primi segnali sono confortanti: lo hanno chiamato, incitandolo a scendere in campo, alcune società di A e C, mentre in B è ancora vivo il ricordo della sua gestione. E positivo è stato anche il primo contatto con Damiano Tommasi, che un anno e mezzo fa lo sostenne fino in fondo nella battaglia con Tavecchio. È solo un primo passo e l’Assocalciatori si è impegnata con gli alleati Sibilia, Gravina e Nicchi a scegliere un candidato che sia espressione del 73% che rappresentano. Preferibilmente, però, non uno di loro. Mentre la rosa, col passare dei giorni, si sta restringendo proprio intorno alle figure di Gravina e Sibilia. Tommasi vuole mantenere fede agli impegni, ma l’impressione è che abbia ancora qualcosa da chiarire con i suoi alleati. Ecco perché la soluzione Abodi potrebbe aver fatto breccia.
DI TUTTI È un buon punto di partenza, ma la strada verso il largo consenso è ancora lunga. Nei prossimi giorni Abodi dovrà necessariamente confrontarsi con Gravina, che l’anno scorso lo votò con convinzione, e Sibilia, con cui il dialogo non si è mai interrotto. Le circostanze e le ambizioni personali sono diverse, ma l’auspicio di avere un presidente di tutti nel frattempo è diventata una necessità. L’idea Abodi è un tentativo proprio in questa direzione. Del resto, non sarebbe serio se il calcio italiano si regalasse un altro presidente federale di parte, senza i numeri per approvare le riforme strutturali che il sistema chiede urgentemente.