MANCIO SENZA IL BALO
Mario è fuori Subito Chiesa e Immobile
Azzurri col Portogallo test di fuoco Il procuratore Raiola attacca Sacchi alla vigilia del match di Lisbona
DOBBIAMO ATTACCARE L’AREA CON MOLTI PIÙ UOMINI
IL MANCIO E UN CENTROCAMPO TIMIDO
NON VOGLIO PIÙ VEDERE I TANTI ERRORI TECNICI DELL’ALTRA SERA
IL C.T. AZZURRO E LE LEGGEREZZE DI BOLOGNA
●Il c.t. azzurro «cancella» la serata di Bologna: cambia tutto in avanti. In regia Jorginho resta invece intoccabile: «È uno bravo»
Più che il turnover poté la delusione. Nel senso che la mezza rivoluzione del Mancio va oltre il fisiologico ricambio di forze in due partite così ravvicinate. Roberto Mancini vuole altri giocatori perché vuole un’altra Italia. Ciò che ha visto venerdì a Bologna non gli è piaciuto, soprattutto dalla mediana in su, anche se pubblicamente apre un ombrello sui suoi ragazzi. E allora questa sera all’Estadio da Luz, per il secondo impegno nella Nations League, schiera altri corpi alla ricerca di un altro spirito. Lo ha deluso, prima di tutto, l’incapacità della mediana di mettere pressione alla Polonia e poi di alimentare con qualità la linea offensiva. Partiamo da qui. Dal centrocampo.
FORZA JORGINHO Pur naufragato al Dall’Ara, Jorginho ringrazia la sua imprescindibilità tattica, per ora. Giocherà ancora. L’ombrello più grande il Mancio lo apre per lui. «Nel primo tempo ha sofferto la pressione di Zielinski, ma nel secondo, per me, ha fatto molto bene. È bravo. E quando uno è bravo, sa smarcarsi». In realtà, Jorginho, tolto dalla macchina perfetta di Sarri e da un palleggio di piedi sapienti, calato in un’Italia in costruzione e circondato da qualità inferiore, dimostra una plateale vulnerabilità. Stasera incrocerà una scuola di palleggiatori superiore a quella polacca. Vista la condizione e la fragilità della Nazionale in costruzione, un centrocampo più folto (3-5-2) lo avrebbe protetto meglio, ma il c.t. conferma fiducia anche al modulo. «Possiamo sostenere il 4-3-3. Non è una questione di numeri, ma di atteggiamento. Non voglio più vedere i tanti errori tecnici e di passaggio che hanno lanciato in contropiede la Polonia». Ombrello aperto anche sulla testa di Gagliardini che sporca spesso palloni in uscita. «È un ottimo giocatore. Può tornare quello delle prime partite nell’Inter». Parole che valgono come una conferma.
DADI ISTERICI Un’altra cosa che Mancini non vorrebbe rivedere nella Cattedrale di Lisbona è l’area avversaria vuota di maglie azzurre. «Dobbiamo attaccare l’area con molti più uomini». Dei tre in mediana a Bologna era il romanista Pellegrini ad avere i compiti più offensivi. Ha fallito, soprattutto per carenza di condizione. Stasera ci prova Bonaventura che è nato incursore. Il milanista sarà chiamato a cucire la mediana con l’attacco e a rifornire il tridente che verrà cambiato di brutto: tre su tre. Un lancio di dadi quasi isterico: Berardi, Immobile e Chiesa sul tavolo verde. Un cambio di linea da hockey su ghiaccio che racconta bene l’insoddisfazione del Mancio per la produzione offensiva degli azzurri a Bologna. Ieri, in conferenza, il c.t. si è impegnato con puntigliosità quasi commovente per dimostrare che quel tiro fuori di Bernardeschi in realtà andava considerato un tiro in porta, un «quasi gol»… Ma la matematica non è un opinione: il primo tiro nello specchio dell’Italia è arrivato con Chiesa al 29’ della ripresa. Perciò stasera ci provano altri tre.
ECCE, CHIESA Immobile, che viene da un inizio di campionato traballante, è stato preferito a Belotti, più in condizione, che anche a Bologna è entrato bene. Probabilmente perché più omologo ai due esterni da corsa: i tre potranno ripartire insieme da lontano, come un’onda, quando riconquisteremo palla. Chiesa, protagonista a Bologna, dal primo minuto. Il c.t. lo annuncia come un regalo: «Me lo avete chiesto, lo faccio giocare». Berardi, tra i più in condizione, dovrà far eco agli strappi del viola sulla banda opposta. Indubbiamente la soluzione offensiva stuzzica: velocità, tecnica, gamba… Certo, non sono tre ragazzi nati per l’interdizione. Come non lo sono Bonaventura e Jorginho. Viene da immaginare parecchia sofferenza lì in mezzo, quando il Portogallo attaccherà, spinto dal popolo caldo del «da Luz». Anche per questo il previsto collaudo dei centrali di scorta, Caldara-Romagnoli, viene rinviato. Teniamo fissi lì dietro l’esperienza rocciosa di Bonucci e Chiellini. Un’opzione più protettiva sarebbe Bonaventura alto al posto di Berardi e Benassi in mediana. In extremis potrebbe spuntare un 4-4-2 con Belotti.
NAVIGATORI Comunque il rischio fa parte nel manifesto di Mancini: «Ormai nel calcio moderno è impossibile non concedere qualcosa. L’importante è costruire, osare, attaccare con coraggio e segnare un gol in più. Io sono più ottimista dei critici. È solo la seconda partita ufficiale. Serve solo pazienza, anche se in Italia la pazienza non esiste». Ok, attacchiamo con fede. Siamo in Portogallo, terra di grandi navigatori. Fidiamoci del Mancio, che è appena salpato, ha vissuto nella città di Cristoforo Colombo e vede orizzonti azzurri.