Fenomeno Gauff, l’America ha trovato la nuova Williams?
●A 14 anni è la più giovane n.1 juniores, come Serena è allenata da Mouratoglou «Giocavo a calcio, ma non mi piaceva»
L’allenatore di Serena Williams, Patrick Mouratoglou, ora al centro dell’attenzione per questioni diverse, non ha dubbi sulla sua protetta: «E’ una grande combattente e un’atleta incredibile”. E non importa se la numero uno del tabellone femminile juniores, Cori «Coco» Gauff, che lo scorso settembre qui arrivò in finale ad appena 13 anni (la più giovane di sempre), sia stata eliminata nei quarti dall’ucraina Lopatetskaya. Serena non durerà in eterno e qui negli Usa già sognano di aver trovato la sostituta: afro-americana come lei, forza fisica e potenza, ma anche talento da vendere. E soprattutto molto precoce. Perché Coco dopo quell’impresa qui a Flushing è progredita ancora: a luglio ha conquistato Parigi e poi i quarti di Wimbledon, assicurandosi la leadership del ranking: mai nessuna era arrivata lassù alla sua età.
NO CALCIO A 12 anni aveva vinto il prestigioso Orange Bowl, ma la svolta della sua breve esistenza ci fu a sette quando giocava a calcio. Disse: «Non mi piace». Oggi quando spiega le viene da ridere: «Non sono mai stata un granché negli sport di squadra, volevo provare con il tennis e volevo diventare Serena». Nessun dubbio: la guardava in tv e fantasticava di incontrarla. E’ accaduto tre anni dopo, la conobbe quando la Nike la mise sotto contratto e la portarono a filmare una pubblicità dove c’era anche la Williams: «La salutai brevemente, ma fu carinissima con me». Con il tennis è stato amore a prima vista. Racconta: «All’inizio non ero neppure brava: avevo poca voglia di allenarmi. Volevo solo divertirmi con le mie amiche». A otto anni partecipò al «Little Mo», torneo per piccolissimi, e lo vinse: «E’ il momento in cui feci la mia scelta: avrei giocato a tennis per il resto della mia vita». Piuttosto decisa la ragazzina, a cui piace ascoltare Beyoncé e Rihanna, armeggiare alla playstation e guardare le partite di baseball e football del fratello. Ha un rapporto di odio-amore con l’algebra e in terza elementare se ne andò dalla scuola tradizionale: segue i corsi online.
IN FAMIGLIA Una scelta tosta, ma lo sport è nel dna di famiglia. Papà Corey è stato un buon giocatore di basket alla Georgia State University, mamma Candy una discreta velocista universitaria (110hs), oltre che ballerina e ginnasta. «Lo sport è parte della nostra cultura: se non avessi imbracciato la racchetta avrei sicuramente trovato un’altra disciplina in cui emergere». Dopo il successo a Parigi è stata convocata nel municipio della sua città, Delray Beach, a nord di Miami, perché il sindaco Shelly Petrolia voleva consegnarle le chiavi, con tanto di dedica: «E’ una splendida ragazzina con davanti un futuro glorioso», disse il primo cittadino. E’ stata una festa a sorpresa che le ha fatto esclamare: «Di tutte le belle cose che mi sono capitate, questa è quella che mi rende più orgogliosa». Ma è nel tennis che vuole primeggiare: «In cosa sono migliorata di più? Adesso so restare calma anche nei momenti più importanti di un match. Un anno fa non mi sarei mai aspettata di vincere uno Slam ed essere numero uno». E sa che per diventare Serena sono necessarie anche sconfitte come quella dell’altro giorno.