Musetti, il sogno sfuma: «Ci riproverò»
●Sconfitto nella finale juniores ad appena 16 anni: «Ma ho capito che posso battere anche i più forti»
Quella di Lorenzo Musetti non è neppure una dedica, è l’unico pensiero: i genitori. Dispiaciuto perché papà Francesco, che fa l’operaio in una ditta di marmi (un destino spesso scritto per chi è di Carrara), e mamma Sabrina, segretaria d’azienda, non sedevano nel box giocatori. «Non sono potuti venire, mi avevano già seguito al Roland Garros e a Wimbledon. Troppo costoso», racconta. «La mia è una famiglia di origini umili e i miei hanno fatto mille sacrifici per farmi arrivare fino a qui».
SOGNO Qui è il Louis Armstrong Stadium: un sogno per chi ha appena 16 anni e un mucchio di ambizioni. L’aveva sperimentato in semifinale, il suo miglior risultato in uno Slam junior (dopo i quarti sull’erba inglese), e non si aspettava l’ingresso in finale. Davanti aveva un brasiliano di 18 anni - e due anni a questo livello fanno tanta differenza – Thiago Seyboth Wild, che ha E IL SUO STILE DI GIOCO già una classifica Atp (n° 464) ed era testa di serie n° 6. Uno dei mille tennisti in erba fatti con lo stampino: braccia muscolate e dritti come saette, ma poco altro. Lorenzo, invece, gioca alla Federer. Si schermisce: «È il mio idolo e anche quello di mio papà. Lui è proprio fissato, soprattutto per il rovescio a una mano: su quell’argomento non ha voluto sentire ragioni». Ma Lorenzo è anche bravo a variare il gioco e ha gran senso tattico. Senza queste qualità il match con il brasiliano sarebbe finito in fretta. Lorenzo, che si allena a Tirrenia con Simone Tartarini, ● Gli italiani che hanno vinto uno Slam juniores maschile: Barazzutti (Parigi), Gaudenzi (Parigi, Us Open), Nargiso (Wimbledon) e Quinzi (Wimbledon) perde il primo set 6-1. Ma nel secondo inizia a «incartare» il gioco e manda in confusione il rivale. Wild pare impreparato nel trovarsi davanti quei colpi che non arrivano mai uguali e inizia a sbagliare. L’italiano si salva da un break nel 5° game, ma poi prende due servizi al rivale e il set per 6-2.
INDIETRO Quando si porta sul 2-0 nel terzo, tocca il cielo con un dito. Poi, uno stupendo pallonetto di Wild, con cui annulla lo svantaggio, cambia di nuovo la partita. «È come se mi fossi tirato indietro. E se lasci FIT comandare il gioco a uno con quella potenza è finita», spiega l’azzurro. Infatti Musetti cede quattro game consecutivi e si arrende. Ma con il sorriso: «È l’avversario più forte che abbia mai affrontato, era più grande di due anni e ha un dritto che fa malissimo. Ma di questa finale sono molto orgoglioso: mi ha fatto capire che posso stare coi migliori, anche con quelli più anziani di me. L’ho scoperto durante questa straordinaria settimana». Dice: «Ho provato sensazioni che non scorderò mai più. E questo risultato mi dà forza e convinzione per continuare a credere nel progetto».
FAMIGLIA E così menziona nuovamente i suoi genitori: «Mia mamma mi accompagnava agli allenamenti a La Spezia, che dista 40’ da casa. Stava lì a guardarmi colpire palline e non so quanto si divertisse. Ma per un figlio si fa questo e altro». Scherza: «Meno male che non ho fratelli». Merito del papà: «Fissato per il tennis, mi ha messo in mano la racchetta a cinque anni: palleggiavamo nello scantinato di mia nonna. Sembra incredibile ritrovarmi qui». Ora è entrato nei top 10 juniores e il futuro prevede la Coppa del Mondo under 16 a Budapest, l’Olimpiade giovanile a Buenos Aires e il Masters 8 in Cina. E se non ci sarà concomitanza, il primo torneo Future a Santa Margherita di Pula per raccattare qualche punto Atp. E se tutto andrà bene, tornerà a Flushing l’anno prossimo con mamma e papà.
«IL ROVESCIO A UNA MANO? SCELTA DI PAPÀ CHE TIFA FEDERER»
LORENZO MUSETTI
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FINALE US OPEN U.18: Seyboth Wild (Bra) b. MUSETTI 6-1 2-6 6-2 SUI GENITORI
«SONO DI FAMIGLIA UMILE, ABBIAMO FATTO MILLE SACRIFICI»
LORENZO MUSETTI