La Gazzetta dello Sport

Mancini va avanti «Non segniamo, ed è un problema ma non mi abbatto»

●Il c.t. individua la priorità: «Non vogliamo retroceder­e, ma la nostra frontiera è andare all’Europeo»

- Andrea Elefante

DEVO CORRERE RISCHI PER FAR FARE ESPERIENZA AI GIOVANI

Chissà quanto gli è costato dirlo. Proprio a uno come lui, un destino così: uno che i gol li segnava - spesso bellissimi - e li faceva segnare, tanti. Gli è costato, ma Roberto Mancini l’ha detto guardando il futuro negli occhi: «Il problema da risolvere subito è quello del gol: bisogna trovare una soluzione. Perché nel calcio si vince solo se si segna». Anche sbagliando meno, anche giocando un calcio meno faticoso, ma il c.t. inverte la causa e gli effetti: «Certo che facciamo errori, ma quelli si fanno e i ragazzi ci hanno messo tutto ciò che avevano, ci hanno provato fino alla fine. Quello che ancora non riusciamo a fare è essere più precisi e incisivi quando abbiamo occasioni: è fondamenta­le, nel calcio». SU O GIU’ Era una partita da attraversa­re come camminando su un crinale, e si sapeva: spesso è questo il destino di un commissari­o tecnico e Mancini ne ha assaggiato il sapore già alla seconda, perché la prima classifica con cui deve fare i conti è quella di questo «strano» torneo, concentrat­o come i suoi verdetti. Vincere ieri sera uguale rivedere il futuro immaginato provando a innaffiare le ambizioni: da primi della compagnia (ristretta). Perdere ieri sera uguale cattivi pensieri da caduta verticale: rischio apnea nei fondali del girone. Ma non di soli punti in graduatori­a si nutre l’anima di una squadra, spiega Mancini. Che fa capire chiarament­e, anzi lo dice proprio, di considerar­e la retrocessi­one che tocca all’ultima del gruppo di Nations League un rischio calcolato.

LA PRIORITA’ La priorità è la qualificaz­ione all’Europeo, non la Nations League: «Questo non significa che ci piaccia perdere: non è mai bello, ma devo andare avanti per la mia strada. E’ chiaro che non vogliamo retroceder­e e del resto nel calcio non si sa mai: Polonia e Portogallo devono giocare tre partite, noi due e vedremo quello che succederà. Ma è chiaro, soprattutt­o, che la nostra frontiera è andare all’Europeo. Per questo devo correre dei rischi e approfitta­re di queste partite per far fare ai giocatori esperienza in sfide vere. Dobbiamo crescere, perché un ragazzo giovane se non gioca ad alti livelli è chiaro che nelle prime partite ha delle difficoltà, ma questo lo sapevamo anche prima. C’è poco da fare o pensare ad altro: abbiamo molti giovani che non giocano ad alti livelli e che hanno bisogno di esperienza internazio­nale. E’ l’unica strada per fare in fretta: soffrire adesso per correre più avanti». Magari correndo un po’ di più rispetto a ieri: «In un mese le cose possono cambiare, a ottobre la squadra avrà una condizione migliore, avrà più gamba, e questo sarà sicurament­e un passo in più».

RISCHIO CALCOLATO E’ stato un rischio calcolato anche cambiare così tanto, nove uomini su undici rispetto alla gara di venerdì contro la Polonia. Le necessità si sono mescolate alle scelte e le esigenze di Mancini in questo momento sono due. Una, più immediata, l’ha sottolinea­ta il c.t. stesso: gestire le energie di una truppa in possibile debito d’ossigeno settembrin­o, e non solo perché impegnata in un tour de force di due partite in 72 ore. La seconda, meno urgente (ma fino ad un certo punto): disegnare gerarchie più certe all’interno del gruppo, in base ai suoi parametri tecnici e tattici. Un lavoro ieri reso ancora più complicato da un Portogallo «che ci è stato superiore, anche se non così nettamente pur avendo avuto tre o quattro occasioni in più rispetto a noi. Del resto non sono campioni d’Europa per caso e hanno gente che gioca a questo livello da sempre».

NON SPAVENTIAM­OCI Ma non più complicato di quanto Mancini si aspettava. Per questo dice: «No, non sono preoccupat­o, sapevamo prima che sarebbe stato un lavoro difficile, altrimenti saremmo andati al Mondiale. Non più difficile di quanto avevo previsto: non possiamo abbatterci. Adesso abbiamo ancora due partite e proveremo a ribaltare la situazione, poi ci concentrer­emo soltanto sul futuro: ora conosciamo meglio i problemi e l’unica cosa che non possiamo permetterc­i di fare è spaventarc­i».

TRA I TITOLARI PREOCCUPAT­O? NO, SAPEVO CHE ERA UN LAVORO DIFFICILE

ROBERTO MANCINI C.T. DELL’ITALIA

HA DETTO

«I ragazzi ce l’hanno messa tutta, ci hanno provato fino alla fine»

«Non riusciamo a essere più precisi e incisivi: nel calcio è fondamenta­le»

SUI TANTI CAMBI

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INVIATO A LISBONA (PORTOGALLO)
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