La Gazzetta dello Sport

ITALVOLLEY, L’ENTUSIASMO È CONTAGIOSO

Bellissima atmosfera al debutto azzurro al Mondiale

- IL COMMENTO di GIANLUCA PASINI

Esattament­e 40 anni fa Carmelo Pittera portava al Mondiale un’Italia che aveva preso di rincorsa appena pochi mesi prima. Fra la sorpresa generale, in un PalaEur stipato oltre l’inverosimi­le di un numero imprecisat­o di migliaia di spettatori (la verità non si è mai saputa), il Gabbiano d’Argento (soprannome dato a quella squadra) contese all’Invincibil­e Unione Sovietica la medaglia d’oro nel torneo iridato che l’Italia aveva organizzat­o nel 1978. Quei giorni di Roma fecero scoprire la pallavolo agli italiani. La finale degli azzurri ruppe l’egemonia del calcio alla Domenica Sportiva e la pallavolo cambiava la sua dimensione sociale. Da un innamorame­nto all’altro. Quello dell’altra sera, quando il Presidente Mattarella partecipa alla ola con il telefonino, fino ai selfie infiniti fatti da Zaytsev e compagni con centinaia di tifosi che si erano abbrustoli­ti dal primo pomeriggio per non perdere neppure un momento di una giornata che sarebbe entrata nella storia. Vedere e toccare i campioni del passato: da Zorzi a Bernardi, a Lucchetta a Gardini, a Gravina, prima di fotografar­e i Giannelli e Lanza in campo: in un passaggio del testimone nei sogni di gloria sul campo, ma anche nel cuore delle migliaia di tifosi arrivati nel catino romano e delle molte centinaia di migliaia davanti alla tv (Rai 2), addirittur­a in prima serata. Cambiano i nomi, cambiano i muscoli, cambiano le maglie e pure i tatuaggi, resta uguale la capacità di fare innamorare, di travolgere gli animi anche di chi non ha mai giocato a pallavolo. C’è un clima diverso nel volley, spesso giocoso, dove il massimo dell’offesa all’avversario è uno striscione meraviglio­so comparso al Foro: «Mila e Shiro ce spicciano casa» (traduzione: Mila e Shiro, due celebri campioni di pallavolo dei Manga, i cartoni animati giapponesi, ci fanno i lavori domestici), dove l’allenatore giapponese ringrazia i tifosi italiani che gli passano i palloni durante il riscaldame­nto. E dove il presidente della Repubblica fa uno strappo al protocollo e va in campo a dare la mano ai contendent­i.

Non soltanto schiacciat­e, c’è qualcosa di più che la gente sta scoprendo, non a caso è scattata la caccia al biglietto. Da Roma a Firenze e poi Milano, risalendo la storia d’Italia al contrario: per cercare di arrivare a Torino, ultima tappa di una storia «d’amore» appena iniziata.

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