New York O Djokovic, la rinascita V capolavoro A «Ispirato dal monte K di Cezanne»
●Dopo Wimbledon il serbo si prende NY: il periodo buio è chiuso. «Sono rifiorito sul St. Victoire con Jelena»
Appena «matato» Juan Martin Del Potro in tre set (6-3 7-6 (4) 6-3) in 3h15', è di ottimo umore Novak Djokovic. L’argentino è in lacrime, il serbo abbraccia l’amico per consolarlo. Poi scherzerà: «I suoi tifosi gridavano “Olè, Olè” e io capivo Nolé: incitavano me. Giuro, era quello che sentivo, o meglio, quello che volevo sentire». Il nuovo numero tre del mondo accarezza più volte la sua terza coppa degli Us Open, che considera il simbolo della definitiva risurrezione. Spiega: «A febbraio mi sono operato al gomito. Se allora mi aveste detto che fra luglio e settembre avrei vinto Wimbledon, Cincinnati e Us Open non ci avrei mai creduto». Si corregge: «Attenzione, però, nei mesi duri non ho mai smesso di sperare che sarei tornato a questi livelli». DOLORI Le complicazioni erano cominciate con il ritiro dai quarti di Wimbledon nel 2017 e con la cancellazione del resto della stagione. Ma era da quando aveva espugnato Parigi per la prima volta nel 2016 che Nole sembrava in difficoltà. Gli acciacchi, ma anche una crisi personale: si sussurrava che il rapporto con la moglie Jelena si fosse incrinato. Poi dopo l’intervento chirurgico di inizio anno aveva forse affrettato i tempi del rientro, perché i risultati tardavano ad arrivare. Fino a questi ultimi tre mesi di eccellenza. Perché Nole continua a ritoccare il suo glorioso curriculum: a Cincinnati ha vinto il 9° Masters 1000 differente, l’unico che mancava alla sua collezione, primo a centrare questo traguardo. Ora ha affiancato Pete Sampras a quota 14 Slam e ha nel mirino Rafa a 17 e Roger Federer a 20. I numeri sono importanti, ma la sua felicità ha radici più profonde, contava ritrovarsi. Dice: «Non voglio neppure paragonarmi al Nole del passato. La storia lasciamola perdere, adesso sono questo: amo il presente».
VETTE Gli interessa parlare soprattutto della sua rinascita, coincisa con una gita in montagna imposta da Jelena dopo l’eliminazione ai quarti di Parigi per mano del nostro Cecchinato. Per cinque giorni sono andati a scalare il Mount SainteVictoire, dove trovavano ispirazione molti impressionisti francesi: «Ci siamo seduti su quella cima e abbiamo guardato il mondo sotto di noi: è come se avessi incamerato nuova motivazione ed energia». Per il modo in cui ha strapazzato Del Potro, John McEnroe in tv affermava: «Quando è sano e gioca così, Djokovic non può fermarlo nessuno». Insomma, Rafa e Roger sono avvisati. Ed è a loro che Nole dedica indirettamente il nuovo trionfo. Dice: «Dieci anni fa non ero contento di essere nato nella stessa loro epoca. Ma oggi lo sono. Anzi, li devo ringraziare. Perché mi hanno costretto a migliorare, dopo che al principio della mia carriera mi strapazzavano nei match che contavano di più. E’ per via di questa rivalità che sono diventato il giocatore di oggi. Devo loro moltissimo».
IDOLO Si rivolge anche a Sampras, il suo idolo di gioventù, che guardava alla tv serba quando era piccolo. Lo aveva già fatto al momento della premiazione: «Ti voglio bene, Pete», aveva gridato nel microfono, pur sapendo che non era in tribuna. Perché Pete è stato il suo grande ispiratore: «Avevo sei anni quando lo vidi conquistare il suo primo Wimbledon. E’ la ragione per cui ho imbracciato la racchetta con un chiodo fisso: vincere sull’erba inglese. Costruivo con il cartone i trofei che assomigliavano a quelli di Church Road e li conservavo in camera». Vorrebbe concentrarsi sul presente, ma non può esimersi da riflessioni storiche: «Il passato impartisce importanti lezioni. Ho trionfato a due Australian Open prima del mio primo Wimbledon: è stato l’attimo in cui mi sono sentito realizzato come tennista. Come mi fossi liberato di un peso. Quel successo ha spalancato le porte alle altre vittorie». Riflette: «Quando ho vinto a Londra, per tre volte ce l’ho fatta qui. Non è una coincidenza».
LA CHIAVE
«Nei mesi duri non ho mai smesso di sperare che sarei tornato a questi livelli»
«Non voglio paragonarmi al Nole del passato. Amo il presente»
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IL NUMERO
Gli Slam di Djokovic: 6 Australian Open 1 Roland Garros 4 Wimbledon
3 Us Open
L’ARTICOLO di Riccardo Crivelli nella pagina dei commenti 3