GARA NO MA COLTIVO UN SOGNO COME QUANDO AVEVO 13 ANNI
Sono già passate le ventiquattr’ore da quando ho finito la gara di Misano e ancora non l’ho rivista. Non so nemmeno quando riguardarla, perché è sempre così, quando in una corsa ti succede di tutto e va male non la rivedo. A Misano l’anno scorso Marquez mi levò all’ultimo giro la vittoria, ma è un posto che mi è sempre piaciuto. Qui a 13 anni misi le ruote in pista dopo un’infanzia passata sulla minimoto da trial e da cross.
In qualifica Lorenzo realizza il giro più veloce di sempre e sembra inavvicinabile. Dietro però
siamo tutti attaccati. Io accuso qualche difficoltà, prendo mezzo secondo da Jorge che nella MotoGP di oggi significa partire ottavo. Pensate, i primi otto piloti in mezzo secondo. Possiamo essere della partita.
Arrivando in griglia la mia moto accusa un problema alla frizione ma non posso cambiarla per regolamento. Nel giro di riscaldamento mi si spegne nel bel mezzo della griglia e mi sfila anche la Safety Car. A spinta con i commissari riusciamo a farla ripartire. Non sembra più Lei. Ma proprio oggi. Oggi che già era difficile. Riesco in qualche modo a partire ma c’è qualcosa che non va, passano le curve e i giri, provo a restare in piedi senza fare danni perché la moto proprio non ne vuole sapere. Mi sfinisco, non gliela voglio dare vinta nonostante tutto. Mi riviene in mente la sensazione di voler mordere i semi manubri dopo la gara da quanto ero incazzato, quando ero al box e cercavo di darmi una spiegazione. Delusione mista a tristezza, rabbia, che passate un po’ più di 24 ore dalla gara si trasformano in motivazione a fare sempre di più, a idee, obiettivi, sogni, come quando a 13 anni per la prima volta sono andato in pista con
una moto vera a Misano. Andai pianissimo come ieri, per motivi diversi, ma mentre guidavo per la prima volta una moto avevo gli stessi sogni che avevo ieri guidando una MotoGP.
La gara l’ha vinta uno straordinario Dovizioso davanti a Marquez e Crutchlow, con Cal che con il terzo posto mi scavalca anche nella classifica del Mondiale. Perché io arrivo 11o, stremato. Non faccio nemmeno le rituali interviste post-gara. Esco dal box, mordendo l’asciugamano, e scopro che mi hanno pure fregato la bici. Una domenica no.