Amici al comando Sacchetti ha deciso Melli e Datome si prendono l’Italia
●Il c.t.: «I due ragazzi del Fenerbahçe sono i nostri leader: per loro parlano le tante gare in Eurolega»
Aspetta con ansia le due gare contro Polonia e Ungheria. In cuor suo Meo Sacchetti le giocherebbe subito, per evitare ulteriori patemi, polemiche e quant’altro. Sapeva, quando Ettore Messina lo indicò al presidente Fip Gianni Petrucci per la sua successione, di non andare incontro a rose e fiori. Perché Meo in azzurro ha giocato e vinto. Era un’altra epoca, ma i fondamentali non sono cambiati: allenare la Nazionale non è come il club, è tutt’altra storia, tutt’altra gestione. «Non considero il ruolo di c.t. come un lavoro, per me che ho vissuto la Nazionale da giocatore, questa esperienza è qualcosa di particolare. Non mi manca nulla, posso lavorare con lo staff tecnico che avevo chiesto e ho trovato uno staff medicosanitario di altissimo livello. Ho cercato di portare in Nazionale la tipologia di pallacanestro che mi piace, e che ho sempre cercato di trasmettere, dalla C-2 alla Serie A».
Come valuta le due recenti gare del torneo di Amburgo contro Repubblica Ceca (persa) e Germania (vinta)?
«Positive, anche se i due inizi non mi sono piaciuti. Sembravamo di legno: gambe pesanti, contropiedi subiti facilmente, sempre in ritardo. Poi man mano
C.T. ITALIA
ci siamo sciolti. Con i cechi siamo andati così così, con la Germania abbiamo disputato un grande secondo quarto in entrambe le parti del campo. Tenere i tedeschi a 8 punti non è mai semplice».
Dopo il test con la sua Cremona si lamentò della mancanza di cattiveria agonistica della squadra: ci sono stati miglioramenti?
«Sì, ho finalmente visto gente che si buttava sul pallone, che non prendeva tutto con superficialità».
Quindi alzare la voce serve?
«Bisogna tenere sempre la tensione alta. Le grandi squadre e i grandi giocatori vivono di pressioni, e proprio nei momenti fondamentali aumentano il loro spessore. Nelle qualificazioni abbiamo fatto un brutto passo falso contro l’Olanda, sia a livello di risultato che di prestazione. Dobbiamo farci perdonare, tornando a far vedere quella pallacanestro che avevamo messo in mostra nelle prime due finestre delle qualificazioni. Contro la Germania, escludendo l’inizio, i ragazzi mi sono piaciuti dimostrando maturità nel finale e gestendo bene il vantaggio».
Melli ha disputato una partita da giocatore vero di Eurolega qual è.
«Meno male perché contro la Repubblica Ceca ha fatto il timido. Ma lui assieme a Datome, tra l’altro suo compagno nel Fenerbahçe, è il nostro leader. Ha tutto per recitare questo ruolo. Leader significa esperienza in gare di alto livello come quelle in Eurolega tra Milano, Bamberg e Fenerbahce (per Melli sono 171 in totale, Datome è a quota 142, ndr)».
Lo utilizza anche da centro?
«Da centro, da ala grande, dove posso lo metto».
Oltre a Datome e Melli, ad Amburgo ha dato tanto spazio anche a Cinciarini.
«Lui è un altro che ci garantisce esperienza. Ma non ne farei una questione di minutaggio. Ogni situazione è diversa, non si può fare tutto col bilancino. L’importante, e non mi stancherò mai di dirlo, è che i ragazzi capiscano che anche giocare solo per tre minuti non è un disonore. Quando sei in Nazionale non puoi essere scontento se un giorno giochi poco. Mai. Nel club puoi innervosirti, qui no. Mi piacerebbe che tutta la squadra possa recepire sempre, anche se non è facile, questo concetto».
Con Brooks, Della Valle e Michele Vitali ora allena un’altra squadra...
«Come ho detto più volte, ci daranno una grande mano perché hanno anche la faccia tosta».
Tutti attendono Brooks che con lei ha vinto tutto a Sassari: esordirà con la Polonia, come sarebbe più logico vista l’importanza dell’avversaria?
«Non lo so, in una delle due di sicuro altrimenti Petrucci mi chiederebbe perché ci siamo impegnati tanto per renderlo convocabile...».
BROOKS È UN EQUILIBRATORE: GIOCA SEMPRE PER LA SQUADRA
MEO SACCHETTI
171
IL NUMERO
Le gare disputate in carriera da Melli in Eurolega: Datome è a 142, Cinciarini 71, Aradori 58
Cosa ci racconta del giocatore?
«È un equilibratore. Gioca per far vincere la squadra e mai per se stesso. Oh, io me lo ricordo così a Sassari, spero non sia cambiato...».
Scorrendo il roster, c’è un’abbondanza di «piccoli».
«I lunghi di stazza non ci sono, per cui dobbiamo arrangiarci. Giocheremo anche con Melli e Brooks, per dire. Ruoteremo, andando avanti con quello che abbiamo, non dimenticandoci di Burns e Biligha. Di sicuro non vado a fare le convocazioni col centimetro».
Per tre nuovi, tre sono usciti.
«Le scelte sono dolorose, ma non sono bocciature. Flaccadori veniva da un infortunio, Tessitori lo seguiremo sempre, Candi è stata una bella scoperta ed è un ragazzo solare».