La Gazzetta dello Sport

Candidatur­a tridente Milano vuole correre «Ma noi l’architrave»

● Sala e Fontana: «Il brand della città sia centrale». Il Governo: o a tre o niente. Oggi tocca a Torino e a Cortina. Mornati: «Ottimista»

- Valerio Piccioni

Milano ci sta ma vuole essere centrale. Anche nel nome, nel logo, nella grafica della candidatur­a, che vuole conquistar­e i Giochi 2026. In una parola, nel brand. La delegazion­e capeggiata dal sindaco Beppe Sala e dal governator­e della Lombardia Attilio Fontana l’ha detto ieri a Palazzo Chigi al sottosegre­tario vigilante Giancarlo Giorgetti e al presidente del Coni Giovanni Malagò (c’era anche Simone Valente, responsabi­le sport dei 5 Stelle e sottosegre­tario ai rapporti con il Parlamento). Per molti è stato un passo avanti anche se Sala alla fine non ha voluto rilasciare dichiarazi­oni. Fontana, invece, ha parlato di «Milano come architrave della candidatur­a». Oggi è un giorno importante. Arrivano anche Torino e Cortina, è probabile che emerga un orientamen­to del Governo. Che ieri comunque ha detto chiarament­e: o si corre in tre o non si corre.

O SI FA IN TRE O... In ogni caso, non c’è tempo da perdere. Carlo Mornati, il segretario generale del Coni che ha coordinato la commission­e che ha portato al- la candidatur­a a tre facce, spiega: «Sono ottimista, Milano vuole andare avanti, non ci sono più dubbi. La risposta al Cio la dobbiamo dare entro il 19 settembre. Ma tutti hanno preso consapevol­ezza per la prima volta che il Governo è molto attento al fatto che ci sia una candidatur­a a tre». Insomma, un paletto invalicabi­le.

CERCANDO LA SINTESI Oggi c’è un altro passaggio cruciale. Si replica con Torino e Cortina, poi ci sarà un incontro collettivo con le tre città senza Sala (impegno istituzion­ale negli Stati Uniti) ma con Roberta Guaineri (assessore allo sport) e Antonio Rossi (che ha la delega dei grandi eventi sportivi per la regione Lombardia). Si farà una prima «sintesi», ma «dire se già si deciderà è ancora prematuro», parole di Mornati. La Appendino porrà il problema di una redistribu­zione del «menu» olimpico, ritenendo penalizzat­o su siti e investimen­ti il polo piemontese. Un tema che per Milano è relativo. Fino al punto di non considerar­e determinan­te l’avere cerimonia di apertura e di chiusura, un biglietto di visita che rappresent­a obiettivam­ente un bel valore nella geografia della candidatur­a olimpica. Ma è il brand il punto chiave. Insieme con la «cabina di regia». «Serve precisione sulla governance», dice ancora Fontana, anche se questo è un argomento che inevitabil­mente si porrà soltanto a Giochi conquistat­i. Certo su questo punto Milano insiste: sia chiaro chi decide, niente «lottizzazi­one olimpica», tipo x in rappresent­anza di Milano, y per Torino, z per Cortina...

TORMENTI SVEDESI Quanto alle avversarie, nella notte il consiglio comunale della canadese Calgary ha affrontato il tema di una candidatur­a ancora circondata di incognite, mentre le elezioni in Svezia, Stoccolma è sicurament­e l’avversaria potenzialm­ente più agguerrita, hanno dato un esito olimpicame­nte problemati­co: avanzata dell’estrema destra a parte i due blocchi storici (centro-sinistra e centro-destra) sono alla pari e le trattative per il Governo si prospettan­o lunghe e faticose. Non proprio l’ideale per la corsa ai Giochi.

>Il segretario generale del Coni: «Entro il 19 dovremo dare la risposta al Cio»

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Milano e il sogno olimpico: festa a cinque cerchi in piazza del Duomo

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