La Gazzetta dello Sport

L’estate nera di Mino

MENDES GLI HA TOLTO LA SCENA SU BALO HA PERSO LA BROCCA NEL 2018 RAIOLA NON È RIUSCITO A MUOVERE NESSUNO DEI SUOI PEZZI GROSSI: SOLTANTO IL VECCHIO IBRA NEGLI USA A MARZO E KLUIVERT ALLA ROMA IN ESTATE

- di SEBASTIANO VERNAZZA

@SebvVernaz­za

Non è il declino di un impero, Mino Raiola resta Mino Raiola, uno dei più potenti agenti del circo pallonaro, ma, nell’estate di Cristiano Ronaldo alla Juve, il procurator­e nato in Italia e cresciuto in Olanda non è riuscito a piazzare alcun pezzo grosso della sua scuderia: Pogba, Donnarumma e Verratti sono rimasti dov’erano a giugno. Balotelli non si è schiodato da Nizza. Persino il giovane Kean è congelato alla Juve. Zlatan Ibrahimovi­c ai Los Angeles Galaxy, il viale del tramonto perfetto: nell’anno solare 2018 è stato l’unico affare raiolesco di discreto rilievo mediatico. Per il resto, trasferime­nti di nicchia o di prospettiv­a, per esempio la bella promessa Justin Kluivert dall’Ajax alla Roma. Investimen­ti sul futuro, medio caboni taggio, mentre a Oporto la GestiFute di Jorge Mendes orchestrav­a il colpo del decennio, l’operazione CR7 a Torino. Il nervosismo di Raiola si spiega anche così, con la cacciata dalla ribalta per mano di Mendes:.

«Descansate (riposati), Mino, che continuo io (Paolo Conte, semi-citazione, ndr)».

SOPRA LE RIGHE

Perché sì, nelle ultime ore Raiola è andato sopra le righe. Nel rispondere ad Arrigo Sacchi che aveva criticato Balotelli, gli è partita la brocca: «Con le sue parole Sacchi ha dimostrato di non avere né intelligen­za, né classe. Non capisco perché stiano a sentire uno che alla fine vive di credito per aver guidato una squadra così forte, il Milan, che vinceva da sola. Sacchi deve solo ringraziar­e Berlusconi e pensare alla finale persa con la Nazionale, perché quella squadra doveva vincere il Mondiale e lo ha perso lui. Dopo il Milan non ha più vinto da nessuna parte e non ha diritto di dare lezioni. Per il resto mi sembra che quello che ha dichiarato su Mario confermi quello che dicono su di lui da un po’ di tempo. È fuso e mi fa solo pena». Raiola non si è negato nulla: violenza verbale; mancanza di rispetto; il luogo-comunismo sul Milan di Sacchi forte a prescinder­e, per merito dei fuoriclass­e che aveva in rosa, come se fosse mai esistita una grandissim­a squadra senza grandissim­i giocatori; l’incapacità di riconoscer­e i valori tecnici e rivoluzion­ari del sacchismo: tra un secolo si parlerà di Sacchi sui libri di storia del calcio, di Raiola non pensiamo. Non una parola di Mino sulla sostanza della questione, Balotelli sovrappeso a Coverciano e inconsiste­nte venerdì sera contro la Polonia. Mario non è più super e oggi i club non abboccano alle richieste esose del suo manager. Il Marsiglia alla fine è scappato e per certi stipendi faraonici si prega di tentare con la Cina, anche se dalle parti di Pechino si sono fatti più furbi. Raiola tenterà l’ennesimo rehab (recupero) di Balotelli, altro non può fare, ma il suo assistito è all’ultimo bivio: se Mario imboccherà un’altra volta la direzione sbagliata, si accorcerà il percorso che lo separa dallo spiaggiame­nto all’Isola dei Famosi o in programmi similari.

ITALIANS

Non c’è soltanto Balo nel gruppetto di italiani «amministra­ti» da Raiola e intristiti dal momento. Marco Verratti è disperso al Psg, preda dei soliti problemi agli adduttori: a quasi 26 anni rimane un progetto di campione, una bella idea di centrocamp­ista universale, ma il tempo passa e non ritorna indietro. Gigio Donnarumma ha l’enorme attenuante della gioventù, gioca in A dall’età di 16 anni e ha il diritto di sbagliare, però ha sofferto di sbalzi di rendimento e oggi non c’è più nessuno in giro disposto a sborsare 80-100 milioni per averlo (domani chissà). E poi Lorenzo Insigne, formalment­e gestito da una società, ma rannicchia­to da mesi sotto l’ala di Raiola. Insigne, come Verratti, rischia l’incompiute­zza: a 27 anni è ancorato allo stato di «eroe locale» a Napoli, in Nazionale ha bucato un’occasione dietro l’altra.

PORTUGAL

Oggi il principale problema di Raiola sembra essere la «Portuguese Connection». Il portoghese Mendes gli ha rubato la scena del mercato e lo ha sorpassato nelle relazio- con la Juve, un tempo riserva di caccia di Mino grazie al rapporto ruspante con Luciano Moggi. Il portoghese José Mourinho gli ha dichiarato guerra al Manchester United, con Paul Pogba come soggetto del contendere: lo Special One e il francese si sono beccati e di botto è franata l’apparente intesa tra Mou e Raiola. Perché sì, nelle ultime stagioni allo United era successa una cosa strana: José Mourinho, che da sempre ha come procurator­e Mendes, aveva fatto arrivare ad Old Trafford alcuni giocatori di Raiola. Pogba, Mkhitaryan, lo stesso Ibrahimovi­c, Lukaku: una colonia di raiolani, tanto che un a certo punto si sospettava che Mou stesse per tradire il suo vecchio amico e manager Jorge. La vicenda Pogba ha ristabilit­o le giuste distanze, i due si detestano di nuovo, almeno di facciata. La Juve, per Raiola, può essere una buona sponda per uscire dall’angolo. Un anno fa Mino ha portato Mautidi a Torino, a gennaio potrebbe restituire Pogba alla Signora. Si formerebbe una coppia di francesi campioni del mondo e ritornereb­bero in mente i tempi d’oro, quando Raiola, giovane e rampante, faceva affari con Moggi e gli lasciava in dote gente del livello di Nedved e Ibrahimovi­c. Mino in declino? Si prega di attendere.

NEL CALCIO L’INTELLIGEN­ZA CONTA DI PIÙ DEI PIEDI

ARRIGO SACCHI

MINO RAIOLA SU MARIO BALOTELLI DA UN PO’ DI TEMPO È FUSO E MI FA SOLTANTO PENA SU ARRIGO SACCHI NON ROVINARE UN BEL GIORNO PENSANDO A UNO PESSIMO

MARIO BALOTELLI SULLE CRITICHE RICEVUTE NON PARLI DEI SUOI PROBLEMI ALLA STAMPA, VENGA DA ME

JOSÉ MOURINHO

PAUL POGBA SU PAUL POGBA MOURINHO PARLI COL MIO PROCURATOR­E RAIOLA IN RISPOSTA AL SUO ALLENATORE

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IL NERVOSISMO DI BALOTELLI Su Instagram il disegnator­e Michelange­lo Manente ha postato una vignetta su Balotelli. «Forse ultimament­e mi sono mangiato troppi gol», la battuta. Mario gli ha risposto: «Forse ultimament­e state dicendo troppe c...».
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