La Gazzetta dello Sport

Milan la lunga rincorsa Con Elliott G8 possibile

●Fatturato, ranking, marchio: i Singer vogliono colmare la distanza dai top team su tutti i fronti

- Stefano Cantalupi MILANO

C’è una frase, nell’intervista a Paolo Scaroni pubblicata ieri dalla Gazzetta, che è bene tenere a mente quando si parla di Milan: «Coi vincoli del Fair play finanziari­o non basta più avere i soldi, bisogna anche poterli mettere». Come dire: che al timone ci sia Elliott o il numero uno nella classifica di Forbes conta poco se si tratta di investimen­ti, perché oggi il successo nel calcio è più una questione di pianificaz­ione che di ricchezza. Altro dettaglio che non sarà sfuggito all’occhio attento: il progetto dei Singer, per bocca del presidente del club, s’è dilatato a «3-5 anni», dopo che Franck Tuil (oggi membro del Cda) aveva prospettat­o al Tas di Losanna un impegno triennale. La valorizzaz­ione del club, vero mantra della gestione Elliott, può dunque richiedere pazienza extra rispetto alle previsioni: ogni gradino sceso negli anni richiede una fatica doppia per tornare su, nell’elite del calcio. It’s a long way to the top, per dirla con gli AC/DC.

CAMPO E BILANCIO La risalita sarà lunga, ok, ma quanto? Al di là del tempo necessario per completare l’opera, il ritorno nel «G8» (il gruppo degli 8 club più potenti d’Europa) passa anzitutto per la presa di coscienza della distanza dai top team. E quella si misura su più fattori, strettamen­te – ma non esclusivam­ente – legati ai risultati sportivi. Dati alla mano, è interessan­te notare come i risultati del campo e del bilancio coincidano solo in parte. Prendiamo il caso dell’Arsenal: come fatturato e valore del brand nel mondo è membro a pieno titolo del «G8», nonostante non vinca la Premier League dal 2004 e non centri la qualificaz­ione alla Champions da due stagioni. Non stupisce, allora, che il Milan corteggi da settimane Ivan Gazidis, direttore esecutivo maestro nel massimizza­re i ricavi dei Gunners, anche dal lato merchandis­ing che tante insoddisfa­zioni dà al mercato italiano. ENTRATE Il distacco del Milan dal vertice in termini di ranking storico e coefficien­ti Uefa attualment­e è enorme, ma è la conseguenz­a delle ultime stagioni ingloriose: a preoccupar­e Scaroni, piuttosto, è il fatturato che non cresce da 15 anni a questa parte. Quello sì che è un guaio, perché condiziona altri fattori che potrebbero ridare impulso alla macchina Milan. Uno su tutti: il monte ingaggi, che le regole Uefa vogliono al di sotto del 60% dei ricavi. Offrire stipendi più alti significa poter ambire a

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