Milan la lunga rincorsa Con Elliott G8 possibile
●Fatturato, ranking, marchio: i Singer vogliono colmare la distanza dai top team su tutti i fronti
C’è una frase, nell’intervista a Paolo Scaroni pubblicata ieri dalla Gazzetta, che è bene tenere a mente quando si parla di Milan: «Coi vincoli del Fair play finanziario non basta più avere i soldi, bisogna anche poterli mettere». Come dire: che al timone ci sia Elliott o il numero uno nella classifica di Forbes conta poco se si tratta di investimenti, perché oggi il successo nel calcio è più una questione di pianificazione che di ricchezza. Altro dettaglio che non sarà sfuggito all’occhio attento: il progetto dei Singer, per bocca del presidente del club, s’è dilatato a «3-5 anni», dopo che Franck Tuil (oggi membro del Cda) aveva prospettato al Tas di Losanna un impegno triennale. La valorizzazione del club, vero mantra della gestione Elliott, può dunque richiedere pazienza extra rispetto alle previsioni: ogni gradino sceso negli anni richiede una fatica doppia per tornare su, nell’elite del calcio. It’s a long way to the top, per dirla con gli AC/DC.
CAMPO E BILANCIO La risalita sarà lunga, ok, ma quanto? Al di là del tempo necessario per completare l’opera, il ritorno nel «G8» (il gruppo degli 8 club più potenti d’Europa) passa anzitutto per la presa di coscienza della distanza dai top team. E quella si misura su più fattori, strettamente – ma non esclusivamente – legati ai risultati sportivi. Dati alla mano, è interessante notare come i risultati del campo e del bilancio coincidano solo in parte. Prendiamo il caso dell’Arsenal: come fatturato e valore del brand nel mondo è membro a pieno titolo del «G8», nonostante non vinca la Premier League dal 2004 e non centri la qualificazione alla Champions da due stagioni. Non stupisce, allora, che il Milan corteggi da settimane Ivan Gazidis, direttore esecutivo maestro nel massimizzare i ricavi dei Gunners, anche dal lato merchandising che tante insoddisfazioni dà al mercato italiano. ENTRATE Il distacco del Milan dal vertice in termini di ranking storico e coefficienti Uefa attualmente è enorme, ma è la conseguenza delle ultime stagioni ingloriose: a preoccupare Scaroni, piuttosto, è il fatturato che non cresce da 15 anni a questa parte. Quello sì che è un guaio, perché condiziona altri fattori che potrebbero ridare impulso alla macchina Milan. Uno su tutti: il monte ingaggi, che le regole Uefa vogliono al di sotto del 60% dei ricavi. Offrire stipendi più alti significa poter ambire a