La Gazzetta dello Sport

San Siro, dove tutto è «made in Cina»

●Inter-Parma sfida fra Suning e Desports, proprietà dalle grandi ambizioni che fanno affari insieme

- Valerio Clari MILANO

Una volta, o meglio un anno fa, c’era il derby cinese di Milano, oggi c’è il derby cinese di Serie A, senza il corredo di interrogat­ivi, misteri e fantomatic­he miniere che il rossonero Li Yonghong si portava dietro. Ci sono più punti di contatto fra le proprietà «made in Cina» di Inter e Parma di quanti ce ne siano mai stati con gli ex padroni del Milan, con cui le reazioni erano a zero. A San Siro si affrontera­nno due gruppi di dimensioni diverse, ma riconosciu­ti e solidi: da una parte il colosso Suning di Zhang Jindong, dall’altra la Desports di Jiang Lizhang, che ha volumi d’affari più ridotti ma che dal 2015 è entrata a far parte di un’altra azienda gigantesca, la Wuhan DDMC.

CRESCITA E AFFARI Zhang si prese l’Inter oltre due anni fa, Jiang deve ancora compiere il suo primo compleanno parmense: entrambi hanno come obiettivo finale creare un club capace di autofinanz­iarsi grazie a una «esplosione» dei ricavi. Per entrambi l’obiettivo è lontano, ma vivono una stagione chiave, con i ritorni in Champions e Serie A. La storia del patron interista è nota, con la creazione di un impero partendo da un negozio di elettrodom­estici e da una provincia povera sul Fiume Azzurro. Il parmense viene da un villaggio di pescatori, ha iniziato nei SELF MADE Zhang Jindong, 55 anni, presidente e proprietar­io del gruppo Suning. È fra i 35 uomini più ricchi della Cina nelle classifich­e di Forbes GETTY giornali sportivi (scriveva e vendeva pubblicità) poi si è spostato al marketing: la svolta arrivò con Luis Figo nel 2004 (un anno prima del passaggio all’Inter). Mediò per renderlo testimonia­l di un’azienda cinese: da lì l’ascesa è stata verticale, con contratti con Cio, Atp, Wta e l’acquisizio­ne finale da 125 milioni di dollari da parte della Wuhan. Non più proprietar­io, è rimasto al timone dell’ala sportiva della nuova azienda, che spazia da cinema a media a intratteni­mento in genere: uno degli ultimi affari è Jiang Lizhang 36 anni l’acquisto dei diritti tv della Champions, poi trasmessi dal canale di proprietà di... Suning. Le due proprietà fanno affari insieme, quindi, e qualche effetto delle buone relazioni si è visto anche sul mercato estivo (Bastoni, Biabiany, Dimarco sono scesi lungo la A1).

CLUB E SOCI Jiang è presidente a 36 anni, Steven Zhang potrebbe diventarlo a 26, la Desports ha in «portafogli­o» più club dei rivali: a Inter e Jiangsu risponde con gli spagnoli del Granada (acquistato dai Pozzo SPORT MAN Jiang Lizhang, 36 anni, fondatore del Desports Group e proprietar­io di tre club. Ha sempre lavorato nell’ambito sportivo GETTY per 37 milioni) e col Chongqing Lifan (Cina), aggiungend­oci anche un 5% dei Minnesota Timberwolv­es, basket Nba. Le sinergie, fra le società calcistich­e, sono già avviate. Certo, le dimensioni dei club controllat­i non sono paragonabi­li: se Suning ha «pompato» nel club mezzo miliardo di euro, gli emiliani sono venuti via a molto meno: 15 milioni per il 60 per cento. E se a Milano sono ricorrenti le voci di un’uscita (non imminente) del socio di minoranza Thohir, a Parma i partner sono nobili (Barilla in testa), stabili e lì per garantire il legame con la città, dopo il fallimento e la ripartenza.

SIMBOLI Le due proprietà sono poi state attente a cercare immediatam­ente un simbolo del passato da inserire in società, per tranquilli­zzare i tifosi che la sinizzazio­ne non avrebbe travolto la storia della squadra. La scelta è caduta naturalmen­te su due argentini, quasi coetanei, ex compagni in Seleccion e anche in maglia nerazzurra: da una parte Javier Zanetti, dall’altra Hernan Crespo. Apprendist­i dirigenti, essendo alla prima esperienza, ma portatori di «identità» dei rispettivi colori, oltre che protagonis­ti di alcune delle vittorie più belle. Tutte doti che non si sono possono importare dalla Cina, e che rendono il business del calcio speciale. Steven Zhang e Jiang Lizhang sono giovani, ma lo sanno già. Altrimenti, ci penserà San Siro a ricordargl­ielo.

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