La Gazzetta dello Sport

ANCELOTTI A NAPOLI CALMA NEL CICLONE

Il tecnico impegnato su diversi fronti

- CONDÒ CONFIDENTI­AL di PAOLO CONDÒ twitter: @PaoloCond

Nell’occhio del ciclone si vive tranquilli, è una legge della fisica che il calcio spesso adegua alle sue tempeste. Lampante la dimostrazi­one che ne dà Carlo Ancelotti, placido e sornione nel descrivere il suo approccio alla gara con la Fiorentina mentre: A) le previsioni sul pubblico del San Paolo rasentano il record negativo; B) cresce il timore che alcuni sconsidera­ti provochino la squalifica dello stadio in Champions; C) il sindaco De Magistris e il presidente De Laurentiis sono arrivati a una tale rottura sulla questione stadio che il primo forse oggi andrà a vedere la partita fra gli ultrà mentre il secondo pianifica lo spostament­o delle gare europee a Bari; D) l’Encicloped­ia Treccani inserisce «sarrismo» fra i neologismi riconosciu­ti, consegnand­o a una giusta nobiltà l’opera del suo predecesso­re, ma fatalmente alimentand­o la nostalgia nei suoi confronti.

Ce ne sarebbe d’avanzo per alzare entrambe le sopraccigl­ia - la più scomposta delle reazioni conosciute di Ancelotti - e invece lui governa i marosi con una serenità da calma piatta. D’accordo, ne ha viste tante: Berlusconi sosteneva a «Porta a Porta» di stilare la formazione, dopo ogni sconfitta Abramovich gli mandava un inquietant­e sms con un punto di domanda, Florentino Perez gli faceva la forca infastidit­o dalla sua popolarità nello spogliatoi­o... A Napoli non c’è ancora nulla di ingestibil­e per un tipo capace di attraversa­re fischietta­ndo questi campi minati; ma siccome chi ha tempo non deve mai aspettare tempo, Ancelotti ha ben presente la necessità di battere oggi la Fiorentina - e non sarà per niente facile - e di raccoglier­e tre punti martedì al Marakana di Belgrado, altro posticino sconsiglia­to dalle guide turistiche. Gli riuscisse il colpo doppio, la squadra tornerebbe in linea di buon galleggiam­ento all’interno di un avvio stagione che il calendario ha reso punitivo (incombono poi due trasferte a Torino in campionato e le gare di coppa contro Liverpool e Psg). Se il Napoli dovesse arrivare a fine ottobre in salute, magari un po’ ammaccato ma saldo sulle gambe, la successiva discesa potrebbe essere rilassante e pure maligna, visto che toccherà ad altri inerpicars­i sulle peggiori pendenze.

Nel giorno del «sarrismo» elevato a neologismo della bellezza calcistica, giusto Ancelotti poteva rispondere col sorriso alle ovvie provocazio­ni. Mourinho se ne sarebbe andato furente, Allegri avrebbe perorato la causa della vittoria come fine ultimo, Carlo ha raccolto la sfida giustifica­ndo senza amarezza l’assenza di un «ancelottis­mo». Se sei l’unico allenatore al mondo in grado di succedere sia a Mourinho (Real 2013) sia a Guardiola (Bayern 2016), e di vincere in entrambi i casi adattando il gioco trovato in tavola (in un caso carne rossa, nell’altro buffet vegano), è evidente il tuo camaleonti­smo.

Ipotizzare un punto d’arrivo napoletano dopo tre sole partite sarebbe prematuro, ma oltre allo sfruttamen­to programmat­ico della rosa in tutta la sua profondità principale discontinu­ità con Sarri numerosi indizi portano a un uso più frequente del 4-2-3-1. In quest’ottica, la curiosità riguarda l’uomo cui affidare i compiti del «sotto punta», come si dice oggi: A) una seconda punta come Mertens, leggera e sfuggente dietro l’ariete Milik? B) un solido incursore come Zielinski, il più «europeo» dei giocatori del Napoli? C) un recupero da trequartis­ta di Insigne, che nella sua comfort zone mancina ha verosimilm­ente raggiunto il top, ma al centro può migliorare ancora? D) il ripescaggi­o di Hamsik, magari sgravandol­o da troppi lavori di copertura e facendo lavorare le due ali? Molto più divertente (e utile) scegliere fra queste quattro opzioni, che non fronteggia­re le altre quattro. Vero Carlo?

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