Gladiatore Aru Febbre a 39°, soffre e combatte Nibali: «Stanco»
●Il sardo a 6’ con la schiena tra sangue e sudore. Il siciliano a 14’: umore nero
«Odio, odio essere staccato. E’ una cosa che non sopporto. Mi dà troppo fastidio. Lo odio». Mentre parla, Fabio Aru serra la mascella. La sua faccia si trasforma. Potrebbe stare zitto e si capirebbe lo stesso il significato di cosa vuole dire. Che cosa significano le parole «orgoglio» e «grinta». Eppure anche ieri il sardo della UaeEmirates è stato staccato. E’ successo a 9 chilometri dal traguardo al termine di una giornata per lui tremenda. I brividi giovedì dopo cena, la notte con la febbre che arriva a 39. Conseguenze della caduta di mercoledì. Ma non abbastanza per fargli gettare la spugna. Anzi, Aru lotta ancora di più. Un gladiatore. Arriva a 5’58”, Vedere come sono conciati glutei e schiena a fine tappa tra sudore, sangue e pus, è un’immagine forte. «Quando mi metto in sella soffro, ma poi passa abbastanza rapidamente. Il problema è togliere i cerotti e rifare la medicazione nel dopo-tappa».
GRINTA Eppure, nonostante questo, Fabio sembra di umore migliore rispetto ai primi giorni di questa corsa. «Quando ho sentito i brividi, ho pensato che la
Vuelta fosse finita per me. Però non volevo mollare, voglio portare avanti questo percorso perché c’è anche questo obiettivo grande che è il Mondiale». Fabio parla volentieri e anche questo è un buon segnale: «Ho provato a tenere duro, pensavo che le sensazioni fossero anche peggiori. Ho chiesto ai miei compagni di mettermi in buona posizione. Nel finale ho dovuto mollare perché non avevo tantissima forza. Però domani (oggi, ndr)… chi lo sa. A me piacerebbe essere protagonista della tappa, lasciare un segno. Ho tanta grinta, anche ora che le cose non vanno. Bisogna tenere duro. Bisogna soffrire». BETTINI SQUALO Giornata nerissima invece per Vincenzo Nibali. Da lui ieri ci si aspettava di più. Anzi, era proprio lui stesso ad attendersi qualcosa d’importante dalla tappa. Lo Squalo guardava a questa due giorni di montagna con il sorriso. Sulla carta l’occasione perfetta per mettersi alla prova e, perché no, provare a portare a casa un successo parziale. Però, nonostante le intenzioni e le ambizioni, dopo appena due dei diciassette chilometri della salita finale ha alzato bandiera bianca: chiude a 14’. «Sono molto stanco e non ho voglia di parlare», l’unico pensiero affidato all’ufficio stampa della BahrainMerida. La delusione deve essere bruciante. E più di un dubbio è probabile che affolli la sua mente, mentre la tensione sale all’interno del team.
AZZURRI In prospettiva Mondiale, l’unica nota positiva arriva da Alessandro De Marchi, autore di una prestazione maiuscola. Il c.t. Davide Cassani non ha molta voglia di parlare: «Sono preoccupato. Però De Marchi è andato bene, Aru non male. Adesso voglio vedere Moscon, Caruso e Visconti all’Agostoni. Ancora presto per definire i ruoli, per fortuna abbiamo altre due settimane».
LA CHIAVE
De Marchi ancora superlativo rende meno amara la tappa per c.t. Cassani: «Per fortuna ci sono ancora 2 settimane»