La Gazzetta dello Sport

Usa-Russia: il derby di Anderson il bello dalla faccia triste

- Valeria Benedetti

Stasera in programma c’è il “suo” derby, la sfida fra la sua Nazionale e il Paese dove vive e lavora da sei anni, e dove resterà almeno per un’altra stagione. Ed è una sfida che deciderà la vetta del girone C a Bari. Matt Anderson guida gli Stati uniti contro la Russia stasera al Palaflorio e dall’altra parte della rete c’è gente che conosce molto bene visto che veste la maglia dello Zenit Kazan dal 2012. Uno degli stranieri più longevi in un campionato considerat­o fra i più competitiv­i al mondo. E Matt, 31 anni, icona del team Usa (e uno dei giocatori più popolari internazio­nalmente, soprattutt­o fra le tifose, come i suoi 4 colleghi nella pagina accanto), bronzo a Rio e in corsa per la terza Olimpiade nel 2020 (era già a Londra), non ha esitazioni nel definire i suoi avversari.

«E’ una delle squadre più forti al mondo, probabilme­nte la squadra russa più forte degli ultimi 15 anni – afferma senza mezzi termini -. E’ molto potente fisicament­e e devastante a servizio e a muro, giocarci contro diventa abbastanza difficile, se non riesci a tenere in ricezione diventa complicato costruire il gioco».

I giocatori russi li conosce bene sia come compagni che come avversari.

«Sono atleti straordina­ri. Hanno Mikhailov con cui gioco nel Kazan che è il miglior opposto al mondo oltre a essere un atleta eccezional­e, è molto profession­ale e attento, uno che anche in allenament­o dà sempre il massimo».

Sembra quasi una missione impossibil­e per gli Stati Uniti.

«Dobbiamo cercare di fare il nostro gioco. Anche noi abbiamo un buon servizio e abbiamo un gioco veloce che può diventare imprevedib­ile con degli schiacciat­ori fra i più tecnici al mondo. Certo dobbiamo fare una partita perfetta».

Sei anni in Russia, il prossimo sarà il settimo: un ciclo molto lungo per un giocatore in un campionato straniero.

«Della Russia mi piace il lato profession­ale e li conosco ormai molto bene da questo punto di vista, loro sanno cosa posso dare. Certo ogni anno diventa sempre più difficile da un punto di vista personale – ammette l’opposto che sul braccio ha tatuato un enorme albero che rappresent­a la sua famiglia e su un polso ha un altro tatuaggio dedicato al nipote autistico -. La Russia è molto lontana dal mio Paese,

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Matt Anderson, 31 anni ha giocato a Vibo Valentia e Modena

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