Azzurri, sfida a Velasco Il passato non basta più
●Il c.t. dell’Argentina è una sorta di papà del volley italiano, che con lui è arrivato ai vertici mondiali. Problemi per i sudamericani
Le sue massime sono raccolta su Youtube e inviate in giro per il mondo come un «vangelo pallavolistico on line»: “la cultura degli alibi”, “gli schiacciatori non parlano dell’alzata, la risolvono”, “gli occhi di mucca e gli occhi di tigre”, “la prima regola è che non si molla. Mai”. Un decalogo infinito che è stato collezionato nei 7 anni di Nazionale di Julio Velasco, che sta al volley italiano tanto quanto il panettone sta al Natale: indissolubile, legame perenne, anche discretamente edipico.
1989 Se Velasco non fosse mai sbarcato sulla panchina dell’Italia vincendo subito a ripetizione (3 Europei e 2 Mondiali, in una età dell’oro), probabilmente la storia di questo sport sarebbe diversa. Forse anche la storia pallavolistica di Gianlorenzo Blengini sarebbe differente. E quella di molti allenatori in Italia: esiste ed esisterà sempre un prima di Velasco e un dopo. Ha lasciato un segno profondo nella nostra pallavolo e ha continuato a farlo visto che a più riprese è tornato per sedersi su differenti panchine della nostra Superlega.
MODENA E proprio a Modena (che è un po’ la sua città d’adozione in Italia) Velasco ripartirà fra qualche giorno quando questo Mondiale sarà storia. In un’altra fase della sua vita, la prima volta che vi sbarcò - a metà degli Anni 80 - aveva tanti sogni e un pedigree non esaltante. Anch e allo ra si era segnalato partendo dalla Nazio- nale (era il secondo allenatore) dell’Albiceleste con cui aveva raggiunto un incredibile bronzo mondiale nel 1982. Diversa la situazione attuale quando l’Argentina si presenta con alcune difficoltà. Luciano De Cecco (ad esempio) è finito in panchina (anche ieri) e non si sa se contro l’Italia il campione d’Italia di Perugia verrà messo in campo. Ma quello del regista non è l’unico problema dei sudamericani che per via della netta sconfitta con il Belgio hanno visto di molto ridimensionate le proprie ambizioni in questo torneo. Ma in casa azzurra nessuno commetterà l’errore di credere a una squadra dimessa e con la formazione intercambiabile. Troppe volte l’Argentina e soprattutto Velasco quando si sono trovati sulla strada dell’Italia hanno fatto piangere l’azzurro. L’ultima volta in un Mondiale, 4 anni fa, in Polonia nell’ultima gara di un torneo tristissimo per i colori italiani. La voglia di vincere a Julio non è passata...