Gattuso, via alla prova del 7 E su Caldara...
Campionato e Coppa senza respiro L’allenatore vuole tutelare il difensore
Ognuno ha la sua isola felice. Ercole, racconta la mitologia, dovette passare da Creta e catturare un toro gigantesco per superare la settima delle sue dodici fatiche: tornò ad Atene coperto di gloria e con il mostro al seguito. A Rino Gattuso, questa sera, toccherà conquistare punti nella tana del Cagliari per oltrepassare il primo di sette ostacoli di qui alla prossima sosta: in Sardegna non ha mai perso da rossonero, né quando giocava né quando, lo scorso gennaio, ha affrontato i rossoblù per la prima volta da allenatore del Milan. Quella sera una doppietta di Kessie ribaltò il gol di Barella e Rino si scoprì corsaro lontano da San Siro – da allora alla fine del campionato, in trasferta andò sempre a punti, k.o. dello Stadium a parte – ma oggi c’è in palio qualcosa in più del successo. Perché, mentre la Juve corre c’è già chi arranca e qualcuno ha cominciato a sussurrare parole dolci per Gattuso e il suo Milan. «Noi però non dobbiamo lanciare nessun segnale al campionato – spiega il tecnico rossonero –: da dieci giorni sento solo complimenti ma una settimana prima eravamo dei brocchi. Contro la Roma abbiamo giocato una grande partita ma ricordiamoci che avremmo anche potuto perderla, il filo a volte è molto sottile».
INSIDIE Il segreto, allora, è non lasciare che si spezzi come successo all’esordio di Napoli e in altre occasioni in passato, ecco perché Rino martella su concetti come «continuità» e «sofferenza»: serve tenere la testa dentro il match e imparare a gestirne i momenti. Soprattutto quelli scomodi: il suo Milan ama giocare la palla e cercare la via del gol attraverso trame convincenti e mai banali, ma rischia spesso di sbandare quando si muove fuori dalla comfort zone. Gattuso stasera guarderà in alto perché il pericolo potrebbe arrivare da lassù: «Di testa Pavoletti è uno dei più forti in circolazione, voglio vedere fisicità e grande attenzione sul gioco aereo». Per sbancare la Sardegna Arena, però, serviranno anche i gol. La distorsione che ha fermato Cutrone restringe il campo delle alternative a Higuain: in panchina, oltre all’adattabile Borini ci sarà Frank Tsadjout, 19enne centravanti della Primavera aggregato ai big. «Mi spiace per Patrick, conto di recuperarlo per giovedì, ma non esiste un problema legato alle punte centrali. Durante il mercato abbiamo fatto una scelta ragionata, possiamo anche giocare col falso 9».
SCELTE Oggi Cagliari, giovedì in Lussemburgo con il Dudelange e poi via con Atalanta, Empoli, Sassuolo, Olympiacos e Chievo: per tenere il passo da grande (alla ripresa ci sarà il
derby) non sono certo richieste imprese da semidei, ma presentarsi al primo mini-blocco di impegni ogni tre giorni con una rosa profonda e in salute (Conti è di fatto l’unico indisponibile a medio termine) è un’ottima premessa. «I tanti impegni non mi preoccupano: tutti si allenano con grande professionalità e mi mettono in difficoltà al momento delle scelte», dice Gattuso, che per il momento non smonterà il «solito» impianto, nel modulo come negli uomini.
NON SPARATE SU CALDARA
Le assenze dei nazionali lo hanno privato delle pedine necessarie a sperimentare varianti al 4-3-3 e i tempi di inserimento negli ingranaggi, non ancora maturi per alcuni, lo inducono alla pazienza: «Dopo la partita in Portogallo Caldara è stato massacrato. Mattia è una grandissima risorsa, sappiamo quanto vale: arriva da una cultura calcistica totalmente diversa e non è giusto buttarlo subito nel frullatore, per giocare come vogliamo ogni meccanismo deve funzionare alla perfezione. Bakayoko? È un po’ penalizzato dalla lingua, spero impari in fretta l’italiano. Per vederlo nella posizione di Biglia ci vuole tempo, bisogna lavorarci su, ma da play possono giocare Bertolacci e Mauri». O Barella, nel periodo ipotetico dell’irrealtà di qualche mese fa: «Con la vecchia proprietà era stato fatto il suo nome, non lo nascondo. Mi piace perché sa interpretare tutti i ruoli del centrocampo», ammette Rino. Che guarda alla prima «fatica» comunque senza rimpianti, perché Elliott gli ha messo in mano una squadra più forte, e con una certa fiducia: per proseguire la tradizione sull’isola felice non sarà obbligato a rapire nessuno, basterà che i suoi giochino da Milan dal primo all’ultimo minuto.