Alle origini di Dimarco, da punta a terzino Ravera, primo allenatore: «Talento a 10 anni»
● Il difensore in prestito al Parma ha deciso sabato la sfida di San Siro con il primo gol in Serie A: «Ha sempre fatto la differenza con il suo sinistro...»
Arrivava all’allenamento con un borsone che era quasi più grande di lui. Dentro c’era il sogno d’un ragazzino di 8 anni che ambiva alla Serie A. Federico Dimarco a quell’età sbarca nei Pulcini dell’Inter dal Calvairate, squadra del suo quartiere a sud-est di Milano. Nasce lì, cresce a Porta Romana, dove il padre fa il fruttivendolo da sempre. A volerlo fortemente in nerazzurro è Giuliano Rusca, responsabile tecnico dell’attività di base per le giovanili interiste: «Dima» vuole fare la punta, ma non ha il fisico del centravanti d’area. La corsa è il vero pezzo forte. Nel 2008 passa tra gli Esordienti Regionali e incontra l’allenatore Michele Ravera: per la prima volta è lui ad arretrarlo, prima come ala e poi come terzino sinistro. Ravera, attuale tecnico degli Allievi Regionali a Como e all’Inter fino al 2014, riavvolge il nastro di dieci anni: «Appena lo guardavi giocare ti colpiva subito — racconta — ne parlai con Rusca, il ruolo di terzino valorizzava la sua esplosività, la sua progressione decisa. Partendo da dietro riusciva a esprimersi al meglio e così è stato». VIZIO DEL GOL Dimarco apprezza molto Jordi Alba, ma il suo idolo è Roberto Carlos con cui condivide il vizio del gol su punizione: «È un qualcosa che ha affinato strada facendo — continua il tecnico — il sinistro è sempre stata la sua qualità e rispetto a quando lo allenavo io ha imparato a usare anche il destro, non ha problemi a giocare il pallone con entrambi i piedi. Questo è un altro punto a suo favore».
TALENTI In un periodo in cui la Nazionale soffre e i giovani italiani giocano poco ecco un classe ’97 alla ribalta, che stando al suo primo allenatore «avrebbe potuto giocare in ogni ruolo. Ha sempre amato avere il pallone tra i piedi. L’ho allenato per due anni, bruciava le tappe in fretta, ma era costante, sempre presente agli allenamenti e molto determinato. Non a caso poi è arrivato a certi livelli. A quell’età non è semplice essere così “fissati”. Anche mentalmente era forte. Deciso, con un obiettivo chiaro: giocare in A». Ed è lì che è arrivato, ma in tanti se ne sono accorti solo sabato scorso. Dopo che in un pomeriggio di settembre ha segnato a San Siro. Di sinistro, ovvio. Contro la sua Inter. Perché il cerchio deve sempre chiudersi.