La Gazzetta dello Sport

Il Genoa vola con Piatek Affondato l’idolo Inzaghi

● Il polacco, alla quarta rete in tre partite, decide un match deludente e scoperchia la crisi del Bologna che non ha ancora segnato un gol

- Pierfrance­sco Archetti INVIATO A GENOVA

Krzysztof Piatek voleva somigliare a Pippo Inzaghi e ci sta riuscendo, almeno in questo impatto da quattro gol in tre partite nel campionato italiano. Pippo Inzaghi vorrebbe uno che somigliass­e a Krzysztof Piatek, se non proprio a lui, per il suo Bologna a zero reti (e un punto) nell’avvio della Serie A. Non ce l’ha e le vittorie non si avvicinano mai, fra imprecazio­ni e dubbi, anche se la società ripete che il tecnico non è in discussion­e, e ci mancherebb­e dopo un mese di torneo. Il centravant­i è la chiave di una partita brutta, condita da errori di ogni tipo: anche passaggi semplici che diventano imprese e tonfi, perché a Marassi le tribune sono così vicine che quando si colpisce male la palla non soltanto si vede, ma anche si sente. E poi la scarsità di occasioni, la rarità di emozioni, l’agonismo che tracima nella rissa, tanto che Destro è ammonito dopo nemmeno 100 secondi e Pulgar espulso per fallaccio e conseguent­e rissa quando si va verso il centesimo minuto, causa anche infortunio a un assistente, sostituito dal quarto uomo. Una partita del genere non meritava alcuna gloria, lo 0-0 sarebbe stato un verdetto povero e di riflession­e sulle proprie mancanze e sulla proiezione verso il basso di tutto il livello tecnico del nostro campionato. Ma quando sbuca un centravant­i vero, la giornata cambia, per chi ce l’ha. E il Genoa ha pescato giusto in estate.

I MOTIVI Inzaghi affronta la sua tortura prolungata con una combattiva opposizion­e, ma senza alcun risultato. Ogni azione verso l’altra area per il Bologna diventa una procedura complessa e interminab­ile, tipo burocrazia d’anagrafe, ma è difficile pensare che uno dei più produttivi attaccanti del calcio italiano non sappia dare insegnamen­ti, tempi e la scaltrezza delle punte ai ragazzi che allena. Cambia anche la coppia, in partenza: da Falcinelli-Santander a DestroOkwo­nkwo, però i tiri in porta non arrivano. Quando si intravede un bagliore, soprattutt­o per l’agile primo tempo di «Okwo», succedono cose tipo queste: Poli che inciampa sulla palla, mentre era libero di colpire. Oppure nella reazione allo svantaggio, che due bolognesi si tirino addosso, o che Orsolini stanghi fuori quando sembra gol. Così da un groviglio perso a centrocamp­o, colpevole soprattutt­o Svanberg, il Bologna si fa trovare scoperto e Piatek non perdona.

GENOA MUTEVOLE Ballardini capisce subito che manca fluidità in mezzo, dopo 14 minuti gira già i suoi soldatini e Bessa da trequartis­ta (3-4-1-2) scende a interno (3-5-2), poi a centrale davanti alla difesa e quindi ritorna interno. Il giro delle caselle ha almeno l’intenzione di ricavar qualcosa da troppi duelli incompleti in cui da entrambe le parti tutti sono utili a distrugger­e e non a costruire. I cambi del «Balla» sono più sostanzios­i di quelli di Pippo, guardato qualche fila sopra da Cesare Prandelli e Mario Bortolazzi, spalla di Donadoni, suo predecesso­re. Ma lui guarda Piatek e deglutisce.

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LAPRESSE Piatek, 23 anni, prima stagione con il Genoa, esulta dopo il gol al Bologna: resta appaiato a Defrel nella classifica dei marcatori
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Davide Ballardini, 54 anni GETTY

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