La Gazzetta dello Sport

PIPITA FA ECO A CR7 ATTENTI AL DIAVOLO

Alla quarta giornata primi gol dei due bomber

- IL COMMENTO di LUIGI GARLANDO email: lgarlando@rcs.it

Eccolo il famoso saltello a gambe larghe. Atterrato. Cristiano Ronaldo ha preso possesso del nuovo pianeta con i primi due gol ufficiali in Serie A. In serata Gonzalo Higuain gli ha risposto da Cagliari con la rete del pareggio, la prima da milanista. I due cavalli di razza sono entrati tra i canapi del campionato alla stessa giornata. Umanissimo il primo gol di CR7, una zampata sulla linea di porta; il secondo da esecutore spietato. Poi ne ha sbagliati un paio. Ci sta. I suoi gol serviranno da marzo in poi. L’hanno comprato per portare la bandiera dall’ultimo campo base alla vetta di Champions, dove pochi sanno respirare. Si è sbloccato in un match che ha confermato il sospetto: l’anti-Juve è la Juve.

Ad Allegri non è bastato sfilare la spina dorsale della squadra (Chiellini, il difensore migliore; Pjanic, il regista insostitui­bile; Douglas Costa, l’incursore più esplosivo) per indebolirl­a troppo. Dybala, altro imprescind­ibile scalatore da Champions, ha cominciato a scaldarsi. Cancelo ha fatto un partitone. Il grande equivoco del mercato dell’Inter: aver pensato di rafforzars­i sostituend­o Cancelo e Rafinha con Vrsaljko e Nainggolan. No. Ha perso qualità e idee in costruzion­e. La Juve ha fatto la partita, atteso e colpito: CR2. Poi però ha subito un gol in pieno recupero (Bonucci distratto come a Verona) e Douglas Costa, con un personalis­simo triplete della vergogna (gomitata, testata, sputo) ha rischiato di guastare tutto. In questo senso, la Juve può diventare l’anti-Juve. Altrimenti, con quella panca che sembra il cilindro di un prestigiat­ore, può infischiar­sene del turnover e gestire serena.

Anche perché nel gruppo degli inseguitor­i, a turno, qualcuno fora. Sabato l’Inter, ieri la Roma, avanti di due gol e riacciuffa­to da un Chievo sotto zero, tra feroci tumulti di piazza. A Milano è finito nel mirino quasi solo Spalletti. Nell’Urbe pollice verso per tutti: Di Francesco, squadra, ma soprattutt­o proprietà e Monchi (diventato il «Cassiere di Siviglia» nelle ironie social), colpevoli agli occhi del popolo di aver venduto l’argenteria. Perfino Defrel (Samp) capocannon­iere... E sorpasso della Lazio. In un Colosseo del genere, come può crescere e prendere fiducia una squadra giovane? Con quale cuore la Roma scenderà al Bernabeu? Al momento il Napoli, nonostante il tonfo di Marassi, si annuncia come l’avversaria più solida, grazie ad Ancelotti che ha portato fiducia e pace sociale. Il crash-test di domenica contro il Toro rampante sarà importante. Perché a Udine i granata, frenati dall’arbitraggi­o, hanno confermato nuova personalit­à e nuovo coraggio tattico. Mazzarri sta imponendo finalmente un copione ambizioso. Contro il «suo» Napoli, tenterà il gran salto di qualità.

Spiegavamo in vigilia che Cagliari sarebbe stato un esame di Etica per il Milan, chiamato a lottare su un campo che fa soffrire. I sardi, trascinati da uno strepitoso Barella (visto, Mancini? Visto, Inter?), saltano addosso a un Diavolo pigro e dopo 4’ sono già avanti. Come non detto... E’ qui che Gattuso chiede di crescere: nell’approccio, nella rabbia agonistica, nella cattiveria. Il pareggio è arrivato grazie a una pressione alta e affamata di Kessie. Questo chiede Rino. Suso e Calha lombrosian­amente non esprimono lo stesso furore. Ma il Milan sa far calcio, ha tolto il pallone a un buon Cagliari, ha ripercorso le sue belle linee di gioco e alla fine il Pipita ha rischiato di raddoppiar­e, come CR7. Il pareggio toglie al Milan la possibilit­à virtuale di risalire, con il recupero, a quota Napoli. Ma attenzione: ha un’identità di gioco, un allenatore al potere, una società solida e presente, nuovi acquisti che si inserirann­o e giovani che crescerann­o. Viste le forature degli altri, lo troveremo più in alto di quanto si pensasse in estate.

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