La Gazzetta dello Sport

Ciao Mondiale?

Hamilton, altro trionfo Vettel, altra delusione

- Luigi Perna INVIATO A SINGAPORE

La pista di Marina Bay diventa un set di Hollywood, con le luci che all’improvviso si abbassano e lo spettacolo dei fuochi artificial­i a illuminare la notte. Lewis Hamilton è seduto sull’asfalto a gambe incrociate, accanto alla sua Mercedes, e risponde all’intervista­tore David Coulthard come fosse una stella del cinema che ha appena finito di girare la scena destinata a regalargli l’Oscar. La vittoria di ieri a Singapore, clamorosa e inattesa alla vigilia, è un momento da immortalar­e. Potrebbe essere lo spartiacqu­e di questo Mondiale, in grado di lanciare l’inglese verso il quinto titolo iridato, visto che il ferrarista Sebastian Vettel non è andato oltre il terzo posto e adesso si trova a inseguire il rivale con 40 punti di ritardo.

MAGICO Mostrarsi davanti alle telecamere, calcare le emozioni recitando anche un po’, fa parte del personaggi­o Hamilton. Come nei video su Instagram dove si racconta e mette in piazza la sua vita da rockstar del volante, fra party e sfilate di moda. O come ha fatto ieri, guardando il telefono all’inizio della conferenza stampa dopo il podio, dicendo ai giornalist­i: «Scusate, messaggi. E’ Samuel L. Jackson»... Ma è solo l’apparenza, la superficie. Sotto c’è la sostanza di un campione che sta cambiando la storia della F.1 e dominando la sua epoca. La pole position di sabato, ottenuta con un giro magico, è stata il viatico per il trionfo di ieri, il quarto a Singapore, il 69° di una carriera incredibil­e. E’ da due stagioni che Hamilton non sbaglia un colpo, ribaltando anche le circostanz­e sfavorevol­i con una solidità mentale a prova di bomba. Alle sue spalle è finito un Max Verstappen anche lui fenomeno nelle qualifiche e capace di riacciuffa­re il secondo posto con l’aiuto della strategia Red Bull, dopo avere incassato il bel sorpasso di Vettel nel corso del primo giro.

TRE GIRI La tattica della Ferrari invece non ha funzionato. Il cambio gomme anticipato di Vettel, nel tentativo di saltare davanti a un Hamilton che era partito in testa e ci era rimasto anche dopo la Safety Car al via per l’incidente fra Perez e Ocon, è sembrata la mossa della disperazio­ne. Sebastian è tornato in pista dietro allo stesso Perez e ha perso i secondi decisivi anche a difendere il secondo posto da Verstappen. Mentre Hamilton ha messo in cassaforte la prima posizione con tre giri veloci, dal 12° al 14°, per poi controllar­e il ritmo allungando a piacimento. Ma, comunque la si guardi, la gara è stata inevitabil­mente figlia del risultato delle qualifiche, perché fra i muretti di Marina Bay si fatica a superare e chi è indietro perde il passo migliore. Perciò merito al grande talento di Hamilton e Verstappen, che sabato avevano fatto la differenza su Vettel con dei giri capolavoro, così come è riuscito in gara a Fernando Alonso, capace di portare la mediocre McLaren alle spalle dei top team.

CRISI La Mercedes è andata oltre le aspettativ­e, ribaltando il pronostico su una pista dove nelle ultime stagioni avevano primeggiat­o solo Ferrari e Red Bull. La rossa, al contrario, è apparsa meno a posto rispetto a Silverston­e, Hockenheim, Budapest, Spa e Monza. Può essere il segnale che il team guidato da Toto Wolff ha reagi-

to e che nelle sei gare che restano non vedremo più il leggero vantaggio mostrato dal Cavallino durante l’estate. Ma è anche vero che la Ferrari non ha potuto esprimere il suo potenziale restando dietro a inseguire. Fra l’altro Vettel ha dovuto montare le gomme ultrasoft al momento della sosta e perciò è stato a lungo insicuro sul fatto di poter arrivare in fondo come Hamilton e Verstappen con le soft (la Ferrari, quando è stata fatta la scelta, aveva chiesto alla Pirelli un solo treno di quest’ultima mescola e quindi il venerdì non le aveva provate).

SMARRITO E poi c’è Vettel. Sebastian è apparso smarrito, demoralizz­ato e quasi sopraffatt­o a livello psicologic­o dalla forza di Hamilton. Un fantasma, rispetto al Wonder Boy dei tempi d’oro. La botta contro il muro nelle prove libere, oltre a costare tempo prezioso che può avere pesato nella messa a punto della macchina per la gara, ha agito come un ulteriore tarlo nella testa del tedesco, che già veniva da una serie di errori culminati nel testacoda alla seconda chicane di Monza contro Hamilton. Questo può avergli tolto decisione in qualifica, al di là delle due sbavature alla curva 13 e dei giri di riscaldame­nto in mezzo al traffico, per i quali il tedesco si è innervosit­o con la squadra. Resta la realtà di un campione troppo fragile. Difficile pensare a un episodio o a una vittoria che possa rilanciarl­o. Anche perché Hamilton finora ha sempre risposto alla Hamilton.

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GETTY Lewis Hamilton, 33 anni, si conferma signore di Singapore
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La Mercedes di Lewis Hamilton, 33 anni e 4 Mondiali vinti, in testa al GP Singapore. Mentre dietro di lui si allontana la sagoma della Ferrari di Sebastian Vettel (31 anni, 4 titoli iridati), così come sta succedendo in campionato GETTY

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