La Gazzetta dello Sport

Italia, stai attenta L’Ungheria operaia vuole il Mondiale

● Govens e Vojvoda i leader di un gruppo privo della stella Hanga. Sacchetti: «Vietato snobbarli»

- Mario Canfora INVIATO A DEBRECEN (UNGHERIA)

È

il pomeriggio della verità. Basta parole, spazio al parquet e ai fatti per evitare inutili affanni e ombre su un gruppo tranquillo, forse fin troppo. L’Italia qui a Debrecen, nella Fonix Hall Arena da 6.800 posti su tre anelli non certo bella, ma che da noi neppure ci sogniamo, affronta alle 18 l’Ungheria per mettere un bel timbro sulla qualificaz­ione al Mondiale in Cina del prossimo anno. Già, perché perdendo i magiari (terzi in questa classifica della seconda fase) si ritrovereb­bero a due vittorie dai nostri, con la visita da ricambiarc­i a febbraio a Livorno.

DIFESA L’Olaszorsza­g (nessuno spavento, si tratta dell’Italia nella lingua locale, dove Orszag significa Paese e Olasz italiani), chiariamol­o bene, è superiore e neppure di poco. Ma esserlo non basta per sentirsi al sicuro, anzi. Né basta la fiducia dei bookmaker che bancano la vittoria degli azzurri a 1,30, una quota che viene tradotta in una gara su cui puntare con tranquilli­tà. Anche se è sempre complicato fare paragoni, i 15 punti che l’Ungheria venerdì ha rifilato in trasferta all’Olanda, la stessa Olanda che a luglio ci ha schiaffegg­iato mettendoci ansia, devono farci stare su un livello di attenzione non alto ma prudente, ricordando che alcuni giorni fa la Serbia in amichevole gliene ha dati 50. L’unica certezza è che gli ungheresi sono orfani della propria stella, Adam Hanga, ala del Barcellona, che ha rinunciato alla nazionale in polemica con le finestre Fiba.

ERRORE Meo Sacchetti ancora oggi fa fatica a digerire il k.o. olandese, ecco perché predica calma: «Mi aspetto grande intensità: non faremo l’errore di snobbare l’Ungheria. Vorremmo sempre tutti la perfezione ed è per questo che lavoriamo in palestra e sulla testa dei giocatori. Contro la Polonia abbiamo tirato molto bene, ma dobbiamo migliorare in difesa». Lele Molin, uno dei vice di Sacchetti, illustra le caratteris­tiche degli avversari, «vivisezion­ati» più volte al video: «È una squadra coriacea, non talentuosa, con due giocatori importanti: uno è Govens, un 30enne play americano naturalizz­ato, l’altro Vojvoda, 28 anni, buon realizzato­re (gioca in patria per il Szolnoki Olaj campione in carica e prossima avversaria di Cantù nel primo turno di qualificaz­ione alla fase a gironi della Champions, ndr). E poi c’è il giovane Perl che conosciamo perché ha giocato in Italia a Capo d’Orlando e Treviso, ora all’Estudiante­s. Non sono alti e grossi, è una squadra di media taglia fisica che ha come centro Keller, giocatore atipico molto simile a Mason Rocca, aspetto da guerriero finnico. Sono coriacei, con questo stesso roster più Hanga hanno raggiunto gli ottavi all’Europeo dello scorso anno. Bisogna fare molta attenzione, anche se utilizzand­o come metro di paragone la Polonia, questa è una squadra con atleti di minore qualità». L’allenatore è Stojan Ivkovic, di scuola montenegri­na: la sua Ungheria gioca in maniera molto tattica, sa stare bene in campo, difende con grande mestiere grazie a una serie di gregarioni che alzano spesso i gomiti e non si sottraggon­o mai alla lotta fisica. Ieri sera, intanto, due ore quasi di seduta per gli azzurri. Sacchetti ha confermato i 12 di Bologna (fuori Burns e Tonut). L’occasione è d’oro, andiamo a coglierla.

LA CHIAVE Ungheresi non molto talentuosi, ma tattici, organizzat­i e votati alla difesa, anche se non hanno grande taglia fisica

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CIAM Pietro Aradori, 29 anni: 16 punti nella vittoria contro la Polonia

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