QUEI GOL CHE ASPETTAVAMO
Dopo la delusione di Singapore
Un anno fa il clamoroso scontro al via di Singapore tra le due Ferrari - e la Red Bull di Verstappen - fece cambiare rotta al Mondiale, rilanciando le quotazioni di Hamilton. Il sospetto che si stia assistendo a una identica trama è forte dopo aver applaudito all’ennesimo capolavoro dell’inglese. Se un anno fa Lewis raccolse incredulo l’inatteso regalo di Maranello, stavolta la sua vittoria è stata, come dicono i suoi connazionali, fair and square, chiara e pulita. Costruita con una pole alla Senna e una corsa impeccabile: l’inglese all’inizio ha impresso un ritmo lento per preservare le gomme; quindi ha dato una scossa a suon di giri veloci per rendere complicato l’undercut di Vettel. Quindi ha gestito con prudenza e attenzione la leadership come quando si è ritrovato improvvisamente sotto attacco di Verstappen, per aver (giustamente) rallentato mentre Sirotkin e Grosjean se le davano di santa ragione. Una prestazione ingigantita dalla gara anonima di Bottas su una pista sulla carta indigesta alla Mercedes.
Al contrario la notte di Vettel è durata lo spazio di un giro, quello iniziale, quando, presa la scia di Max, ha fatto sua la seconda posizione. Pareva il trampolino di lancio verso una serata di gloria, il preludio al riscatto di Monza, a un’altra impresa stile Spa. Invece il ferrarista non ha mai messo davvero sotto pressione il rivale e si è come affievolito una volta fallito l’undercut tra il 14o e il 15o giro. Quella è stata la vera chiave della gara, il momento in cui Seb poteva rifarsi dalla «magra» in qualifica. Ma il suo giro di rientro non è stato super e quando è tornato in pista si è ritrovato alle spalle del coriaceo Perez. Non solo, ai box gli sono state montate gomme ultra soft, più tenere di quelle poi scelte da Hamilton e Verstappen. Per cui Vettel si è ritrovato nella scomoda posizione di dover attaccare il prima possibile la Force India senza «sforzare» gli pneumatici che altrimenti non avrebbero tenuto sino alla fine. Quel tempo perso ha consentito a Verstappen di riprendersi il 2o posto e la corsa di Vettel è in pratica finita lì, aprendo interrogativi e scenari più inquietanti in vista di questo finale. Innanzitutto a livello mentale: le motivazioni sono ancora intatte o la duplice inattesa sconfitta di Monza e Singapore sta pesando sul morale e quindi sulle prestazioni di Seb? La decisione della Ferrari di sostituire l’«amico» Raikkonen con Leclerc può aver insinuato il tarlo di non essere più centrale nel progetto? E dopo il fallito assalto alla pole sia a Monza sia qui, c’è ancora piena fiducia da parte della squadra nel proprio pilota di punta? A Sochi il compito di sciogliere questi dubbi.