L’AVVERSARIO PEGGIORE PER RIPARTIRE? MEGLIO COSÌ...
Tutto si può dire della Champions della Roma, ma non che sia ordinaria. Reduce dalla doppia sfida con Barcellona (grande illusione) e Liverpool (tremendo rimpianto), ecco che Di Francesco ricomincia da tre. Dal terzo grande avversario di fila. E dalle tre Champions consecutive del Real Madrid che mettono paura come il Bernabeu, anche se non ci sono più Ronaldo e, da non sottovalutare, Zidane. Se il Real muove i primi passi post rivoluzione, ma ha una struttura consolidata, ben più enigmatica è l’identità giallorossa. Sarà quella entusiasmante che ha messo al tappeto Messi e sfiorato l’impresa contro Salah, oppure la versione recente, sbiadita e confusa sia come collettivo sia individualmente? Non c’era avversario peggiore per ricominciare, quindi meglio così. Meno da perdere. Rispetto a Barça e Liverpool, questa non è una partita «dentro o fuori», c’è tempo per recuperare. Per una volta una bella partita può valere quanto un punto. La Roma ha urgente bisogno di conoscere il proprio valore, capire quant’è affidabile Olsen, scoprire se De Rossi e Nzonzi possono convivere, se Cristante può esaltarsi lontano da Gasperini, se Pastore tornerà quello spettacolare del Psg almeno in Europa. Il Real è a metà tra il Liverpool, squadra verticale all’inglese, e il Barça del palleggio insistito. Ha un gioco più avvolgente e classe individuale, attacca con più uomini e tanti registi (Marcelo, Kroos, Modric, Isco), è meno prevedibile delle altre. Ma, come hanno spiegato la Juve al Bernabeu, e l’Atletico in Supercoppa, non invincibile.