La Roma sbatte su Isco e Bale
Lezione di calcio del Real. Olsen limita i danni. Mariano completa il 3-0
Cristiano Ronaldo chi? Sembra quasi che il Real Madrid non sia stato Ronaldo-dipendente negli ultimi anni, non abbia stradominato l’Europa con i suoi gol possibili e impossibili. D’altra parte questo è da sempre il Real Madrid, diceva Di Francesco alla vigilia, non il Real Ronaldo. Peccato che a farne le spese sia stata la sua Roma, presa letteralmente a pallonate dall’inizio alla fine. La domanda che rimbomba dall’ennesima nottataccia madridista per un’italiana è questa: com’è possibile che sia finita soltanto 3-0? Com’è possibile che la rete non si sia riempita di più palloni, uno dopo l’altro, sotto gli attacchi incessanti, spettacolari, quasi beffardi per come il Madrid arrivava facilmente sotto rete? Tutto sbagliato, tutto da rifare, l’impresa con il Barcellona e la quasi impresa con il Liverpool sono foto sbiadite. Escluso Olsen – il portiere supereroe che ha parato anche l’imparabile e, assieme all’imprecisione degli attaccanti spagnoli, ha evitato il ricorso al pallottoliere – non c’è niente da salvare in questo debutto di Champions. Neanche Di Francesco purtroppo.
ZANIOLO E NZONZI Avevamo tutti sperato che Zaniolo non fosse soltanto la grande novità annunciata, come poi è stato, ma anche una ventata di gioventù rivoluzionaria. Un Sessantotto. Ma come illude il Bernabeu… Ventura s’era convinto che il 4-2-4 avrebbe creato il break con la Spagna, Di Francesco ha pensato che un Under 19 potesse giocare come un veterano, senza aver mai visto un campo di Serie A. Non è stato neanche il peggiore Zaniolo, s’è mosso benino, con personalità, eleganza. Lasciando intendere che in un paio d’anni vedremo qualcosa d’interessante. Ma qui resta l’impressione di aver concesso un giocatore non pronto ad avversari che non ne avevano bisogno. Altrettanto criticabile l’altra scelta: quella di far convivere De Rossi e Nzonzi, così simili da essere alternativi. A pagare di più è stato il francese, spostato mezzala, lui che nel Si-
viglia si esaltava da regista arretrato, con Banega accanto. Due errori che hanno complicato una situazione già difficile di suo: perché la Roma è proprio giù e il Real di un altro pianeta.
IL REAL POST-RONALDO Su una cosa però aveva ragione al 100 per cento Di Francesco: la fase difensiva è in sofferenza. Noi diciamo quasi un disastro, per cui è anche poco comprensibile la scelta del Madrid di tirare da fuori con troppa fretta. Il Real poteva fare ciò che voleva, nessuno ha gente come Modric, Kroos, Casemiro e Isco, questo schierato da terza punta del 43-3 ma in realtà a tutto campo. Un Real diverso da quello di Ronaldo e Zidane: l’addio del portoghese ha spinto Lopetegui a scegliere la strada della manovra più avvolgente, un filo meno veloce, meglio ragionata. Meno spazio all’improvvisazione dei singoli, più riferimenti, più posizioni studiate. Ci sia permesso un paradosso: una leggera «barcellonizzazione» della manovra, possesso e palleggio, improvvisamente esaltata da cambi di fascia e soprattutto imbucate in profondità. Alle quali mai la Roma poteva resistere.
ROMA ALLE CORDE Il primo tempo si chiude appena 1-0 perché, all’ennesimo dribbling davanti all’area, De Rossi atterra Isco che ricambia con una incredibile punizione a effetto: stessa posizione, e quasi stessa parabola, di quella che inguaiò l’Italia. Nella ripresa il 2-0 è di Bale ma per svolgimento, lancio di Modric e diagonale in corsa, sembrava di Ronaldo. Il 3-0, infine, un tiro da fuori, bellissimo, di Mariano: entrato nel finale e subito imprendibile per la Roma ormai annichilita. Roma che mai è riuscita a impostare, anche perché Modric andava a chiudere De Rossi in ripartenza, cambiando spesso il 4-3-3 in 4-23-1. Roma spaventata dalla personalità dei rivali: non è riuscita a impostare neanche un contropiede pulito, se si esclude quello di Under, arrivato al tiro (con Navas in versione Olsen).
ENIGMA ROMA Non ingannino i 5 tiri in porta, uno solo pericoloso: è il Real che s’è rilassato ogni tanto, perché la Roma invitava alla tranquillità. Dzeko anticipato, Schick fuori fase quando è entrato per un 4-2-4 della disperazione. Una trentina di tiri subiti, traversa compresa, sono troppi a questi livelli. D’accordo, di Real ce n’è uno, ma c’è da correre ai ripari al più presto. Meno «grosse sorprese» e qualche accorgimento di buon senso. Ma non pensiamo che sia solo un problema del tecnico: da Kolarov a Fazio, da Dzeko a De Rossi, non c’è n’è uno su standard accettabili. Altra domanda dal Bernabeu: cosa sta succedendo?