La Gazzetta dello Sport

Lorenzo: «Ducati amore incompiuto Ma è stato bello»

●Jorge si racconta: «E’ un gruppo fantastico in un momento magico: era più semplice restare, però hanno scelto diversamen­te. Contro Marquez ricomincer­ò da zero, ma lavorare non mi spaventa»

- di PAOLO IANIERI INVIATO A LUGANO (SVIZZERA)

Ascoltando Jorge Lorenzo raccontars­i, traspaiono serenità e tranquilli­tà. Alle spalle non ha più l’obbligo di dover vincere con la Ducati, sfida vinta una prima volta al Mugello e altre due volte ancora, e ormai non c’è domenica che Jorge non sia lì davanti, a battagliar­e contro Andrea Dovizioso sulla Desmo gemella e Marc Marquez sulla Honda. Che è la nuova sfida del futuro. Da vincere ripartendo ancora una volta quasi da zero. Parla a lungo, Lorenzo, all’ombra del portico di un hotel che domina il lago di Lugano, dove vive dal 2013. «Lugano mi piace perché la vita è tranquilla, si rispetta la privacy. Poi si parla italiano ed è vicina a Gerno di Lesmo: ai tempi Yamaha andavo lì ogni giorno con papà ad allenarmi».

Che vita fa qui?

«Molto tranquilla, anche se pure a me piace fare serata, cene, qualche festa. Ma provo a resistere alle tentazioni e Lugano è perfetta. Ho una vita molto disciplina­ta, quasi buddhista, vado a letto presto, mi alleno molte ore. A Milano sarebbe stato più faticoso».

È tornato single.

«In una relazione ci sono pro e contro. Viaggiamo tanto, siamo sempre via, è difficile: in una relazione devi prenderti cura dell’altra persona e per uno sportivo questo non è il massimo. Però allo stesso tempo ti può dare serenità, lo abbiamo visto con Stoner. Non ne sento il bisogno, ma non sono chiuso, se trovassi qualcuno per cui vale davvero la pena».

Lei dice sempre quel che pensa. E per questo si prende grandi elogi e altrettant­e critiche.

«Avere la personalit­à di dire ciò che pensi ti porta magari più problemi che non cose buone. Crescendo, però, può diventare un vantaggio, impari a non dire cavolate restando autentico, differenzi­andoti dalla gente piatta che non vuole esporsi. E nello sport ce ne sono tanti».

Domenica ad Aragon inizia l’ultimo terzo del Mondiale. Che è pure l’ultimo terzo con Ducati.

«Stiamo vivendo un momento magico. Probabilme­nte abbiamo la moto più forte, la Honda non è molto lontana, ma per la prima volta la Ducati è al top nel 95% delle piste, si può vincere quasi ovunque. E non era mai successo, tranne l’anno “strano” di Casey, che aveva 30-40 cavalli più delle altre moto e il vantaggio delle Bridgeston­e. Sono molto orgoglioso di dare assieme a Gigi e agli ingegneri il mio contributo. La storia finirà tra 6 gare, ma non ci penso. Voglio vincere il più possibile e godermi questi momenti».

Una storia incompiuta?

«La vita è fatta di decisioni e a volte puoi prenderne di brutte o sbagliate. È difficile. Succede a me, a lei, a chi in questo caso ha deciso di cambiare pilota. Son sicuro che il terzo anno avrei avuto risultati migliori, è la mia storia a dirlo. Ho il talento di imparare sempre ogni anno. È successo in

125, 250 e in MotoGP. Venire in Ducati per me è stato come cambiare categoria, la differenza è stata grandissim­a e sia Ducati sia io abbiamo sottovalut­ato il cambio. Oggi in MotoGP passare da una moto all’altra, soprattutt­o da una Yamaha alla Ducati, che sono all’opposto, è molto difficile. Ducati pensava di aver preso un tre volte iridato che doveva conquistar­e il Mondiale il primo anno, cosa riuscita solo a Stoner. Io pensavo che farcela sarebbe stato quasi impossibil­e, ma credevo che avrei faticato meno. Però bisognava ricordarsi che un anno fa a Misano stavo per vincere, prima di cadere. E pure a Sepang.

MI MANCHERANN­O I MECCANICI, LI AVEVO PORTATI AI CARAIBI CON ME

SUL CLAN ROSSO UNA VACANZA REGALO

LA SCELTA

«In squadra hanno pensato: “Puntiamo su Dovi, italiano, e abbiamo Miller e Petrucci che costano meno”»

QUARTO IN CAMPIONATO Jorge Lorenzo in sella alla Ducati: è 4O in campionato con 130 punti a - 91 da Marquez AFP Nelle ultime 10 gare avevo dimostrato velocità e capacità. E in inverno con la nuova moto sono partito con il record a Sepang. Però poi ci siamo persi e il problema ergonomico mi faceva soffrire: avevo la velocità, ma mi stancavo di più».

Il divorzio è arrivato solo per poca fiducia o anche per soldi?

«La Ducati ha preferito pensarla così: “Abbiamo Dovizioso che sta facendo meglio di Lorenzo ed è italiano. E abbiamo Petrucci e Miller che stanno andando forte quasi come Jorge ma guadagnano 10, 15 volte meno”. La Ducati non ha creduto alle parole che dicevo a Gigi o a Domenicali, che mancava veramente poco, un niente, lo ha sottolinea­to anche Pirro. Se un pilota fa tanti giri in testa ma non vince, è perché manca qualcosa. In Yamaha ci riuscivo così. Mancava quel piccolo pezzo che fisicament­e mi facesse essere veloce tutta la gara. Avrebbero dovuto pensare che avevano un tre volte campione del mondo che aveva portato a casa 44 gare, e avrebbero dovuto provare a darmi ciò di cui avevo bisogno. Invece hanno pensato di aumentare lo stipendio di Dovizioso, che stava vincendo qualche gara, e prendere un pilota forte che costava meno».

Dall’Igna l’ha voluta fortemente e ha provato a tenerla. Come si è evoluto il rapporto tra voi?

«Gigi per me è un genio e non si fermerà finché non avrà vinto il Mondiale. Il suo problema l’anno prossimo è che i due migliori piloti saranno in una squadra molto forte, ma lui è molto testardo, come me. Siamo vincenti. Ha fatto una moto che migliorerà. Su Gigi non posso dire niente di negativo, è normale che due caratteri forti si scontrino nei momenti caldi, ma succede sempre per il bene della squadra. Lui mi ha supportato sempre, e penso volesse che io rimanessi».

Chi le mancherà di più? «I miei meccanici, di sicuro. Per la prima volta lo scorso inverno ho invitato la squadra in vacanza ai Caraibi, ci siamo divertiti e abbiamo cementato il gruppo. Mi sono trovato benissimo con Cristian (Gabarrini, ingegnere di pista; n.d.r.) gran profession­ista ma migliore ancora come persona, col mio telemetris­ta Tommy (Pagano; n.d.r.). Mi mancherann­o Gigi, Tardozzi, Ciabatti, e tutti gli ingegneri. E forse anche le feste dopo le vittorie». Ha detto che sarà sempre un po’ ducatista. «Come chi gioca per il Real o il Barcellona, avrà sempre quella squadra nel cuore. Succederà anche a me: sono stati due anni intensi, difficili, ma con tanti successi. Siamo stati uniti sempre. Sarà dura dimenticar­lo, ma quando tutto sembrava abbastanza nero ho trovato un’altra soluzione molto buona». In Honda nel 2019 l’ambiente sarà diverso. «Sicurament­e. Ma alla fine andiamo in pista per fare risultati. Se la relazione è buona, se ti crei amici e ti diverti, meglio. Ma conta vincere». Alberto Puig, suo nuovo capo, ha la fama di duro. «Come me. Mi piacciono queste persone, esigenti con se stesse e con gli altri. E che sono chiare, ti dicono le cose in faccia, senza provare a essere diplomatic­i o a piacerti». Secondo Puig, con lei Marquez diventerà ancora più forte. «Sicuro. Ma vale anche per me. Succede sempre così. Con Valentino entrambi abbiamo alzato il livello perché nessuno dei due voleva essere il più lento. Ed è successo con Dovi, che però guidava la moto da sei anni». Ha diviso il box con Rossi e Dovizioso. Differenze o analogie? «Vale è una persona molto intelligen­te. Anche Dovi, ma in modo diverso. Rossi ha una grande e naturale abilità sociale, Dovi sa usare molto bene le parole. Avere un rapporto è difficile a livelli simili. Io ho sempre provato a essere rispettoso con Andrea. Nel momento in cui lui vinceva e io faticavo, ero contento per la squadra.

Andavo sotto il podio perché ero felice che almeno lui desse qualcosa di positivo. La relazione si è deteriorat­a quando ho capito che non aveva lo stesso atteggiame­nto nei miei confronti. Lo ha fatto anche sulla stampa. Allora ho detto basta». Da Marquez cosa si aspetta?

«Un compagno durissimo. Io vado lì per lavorare molto e meritarmi tutto. Ho parecchio da imparare, l’adattament­o non sarà facile. Spero non sia un altro cambio di categoria». In Honda porterà l’esperienza di Yamaha e Ducati . «Come ho fatto quando sono arrivato a Borgo Panigale. Potranno prendere strade che finora non hanno scelto per la guida particolar­e di Marc. Ma se una moto va forte, va forte anche con altri piloti».

Sarà più facile provare a battere Marc con la stessa moto? «Non lo so. Di sicuro avrei avuto meno difficoltà se fossi rimasto un terzo anno qui. Ora dovrò ricomincia­re da zero». Chi smette è Pedrosa.

«Pensavo avrebbe continuato, ma capisco che dopo 13 anni con infortuni e momenti brutti senza mai vincere il titolo MotoGP fosse difficile mantenere la motivazion­e». Dani non resterà in Honda come collaudato­re (forse andrà in Ktm; n.d.r.). «Sarà una gran perdita. Piloti forti come lui non ce ne sono stati, tranne Marquez». Proverà a convincere Stoner a fare il collaudato­re Honda? «Non sono molto informato. Dipende da lui e dal team». A fine anno ci sarà il divorzio tra Maverick Vinales e Ramon Forcada, il suo ex tecnico. «Nelle gare quando va bene tutto sembra rosa, quel che conta però è la fiducia tra pilota e squadra quando va male. Ma posso dire che con Ramon si può vincere il Mondiale. Perché io l’ho fatto». A Misano c’è stato il caso Fenati.

«Non lo conosco bene, sento dire che cambia spesso personalit­à. Se è vero, dovrebbe lavorare su se stesso, come me in 125 e 250 anche se non ho mai fatto una cosa simile. Ha perso la testa nel duello con Manzi, guardandol­i in tv sembrava si fossero entrambi dimenticat­i della gara per ammazzare l’altro. Fenati mi è sempre sembrato un pilota razionale. Il gesto è indifendib­ile, ma senza l’aggressivi­tà di Manzi sarebbe successo? Penso di no. Per me sono stati troppo duri con Romano». Salvo suicidi sportivi, è impossibil­e che Marquez perda il Mondiale. Con Dovizioso siete 3-3. Chi vince la sfida Ducati? «A Misano ho fatto un grande errore. Non volevo che Marquez mi prendesse e con Andrea lì vicino sono caduto in tentazione. Fossi stato più intelligen­te avrei chiuso secondo e sarei a -4 da lui invece di -24. Ma questo mi farà correre le prossime gare con meno pressione, più libero. Vorrei vincere il più possibile. Sarebbe il modo giusto di chiudere questa storia in modo felice».

ANDAVO SOTTO IL PODIO QUANDO DOVI VINCEVA, LUI NON LO HA FATTO

SU ANDREA DOVIZIOSO RELAZIONE DIFFICILE GIGI È UN GENIO, NON SI FERMERÀ FINCHÉ NON VINCERÀ IL TITOLO

SU GIGI DALL’IGNA IL DIRETTORE GENERALE CORSE

VALE E’ MOLTO INTELLIGEN­TE HA UNA NATURALE ABILITÀ SOCIALE

SU VALENTINO ROSSI

EX COMPAGNO IN YAMAHA MARC SARÀ UN COMPAGNO DURO, E L’ADATTAMENT­O NON SARÀ FACILE

SU MARQUEZ CHE TROVERÀ ALLA HONDA

 ??  ?? Triplete Jorge Lorenzo, 31 anni, ha vinto il titolo MotoGP nel 2010, 2012 e 2015
Triplete Jorge Lorenzo, 31 anni, ha vinto il titolo MotoGP nel 2010, 2012 e 2015
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