La Gazzetta dello Sport

Serata da Lione Il City affonda con Pep in tribuna

●I gol di Cornet e Fekir travolgono gli inglesi in 45’ Guardiola, squalifica­to, si illude con Bernardo Silva

- Stefano Boldrini INVIATO A MANCHESTER

L’assenza del padre, bel tema da esplorare nello sport dopo il k.o. del Manchester City all’Etihad con il Lione. Pep Guardiola in tribuna con famiglia al seguito a scontare la squalifica e la sua squadra in balia delle onde nel primo tempo, travolta dalla velocità e dal famoso «non ho nulla da perdere» dei francesi, sbarcati in Inghilterr­a con un carico di nuvole e il settimo posto in Ligue 1 che ha reso traballant­e la posizione di Bruno Genesio. Il City, con Aguero e Sané in panchina con qualche acciacco da smaltire, si riscopre improvvisa­mente orfano. Arteta, ex regista dell’Arsenal, non ha la carica di Pep. Al netto della bravura tecnica, Guardiola appartiene alla categoria dei manager che stanno con il fiato sul collo della propria squadra dal primo all’ultimo secondo. Il City soffre per un tempo la crisi dell’abbandono e il Lione affonda i colpi, prima con Cornet, poi con Fekir, talento trattato in estate dal Liverpool e poi rimasto alla base. Guardiola si accascia ad un certo punto sulla balaustra. Commenta con il figlio lo sfascio sotto i suoi occhi. Al fischio di Orsato, scatta come una molla ed è ovvio che nell’intervallo i suoi messaggi arriverann­o ai collaborat­ori. Il City nella ripresa trova un gol, fa i conti con le parate di Lopes e mette alle corde il Lione, colpevole di sprecare due occasioni d’oro. Gli ingressi di Sané e Aguero – soprattutt­o il primo – danno la scossa giusta, ma alla fine il 2-1 basta e avanza per consentire ai francesi di tornare a casa con tre punti insperati, mentre, dal settore dei tifosi, sale al cielo l’eterna «Marsiglies­e».

AVVIO Il City si rimette in marcia in Champions in modo maldestro. Il 2-1 rimediato in casa nel ritorno dei quarti della scorsa edizione con il Liverpool ha lasciato i segni. L’assenza di Guardiola per squalifica è il livido più vistoso, ma l’atmosfera è particolar­e già prima di cominciare. Spazi vuoti allo stadio, come se dopo sette anni di partecipaz­ioni di fila al torneo, il tifo del City sia entrato nella fase dell’imborghesi­mento. Poi c’è l’approccio, molle e svagato. Il Lione parte benissimo e non si spaventa quando Sterling alza la voce due volte e Stones colpisce il palo di testa. La squadra francese gioca bene: corta, compatta, veloce. Una fisarmonic­a che corre: alla fine il Lione coprirà 3 chilometri in più dell’avversario. Un guizzo del City regala spettacolo puro: un’azione tutta di prima in un nanosecond­o con dieci tocchi. Ma è solo un attimo, perché il Lione prende coraggio e sul cross di Fekir, Delph liscia come in parrocchia: Cornet abbatte Ederson senza pietà. IL BIS Fekir cerca subito il 2-0. Lopes è bravissimo a bloccare una botta di Delph. Orsato è perfetto nel valutare una simulazion­e da parte di Jesus. Il Lione si esalta: mischia gigantesca e tre tiri stoppati dalla giungla difensiva del City. E’ l’annuncio del bis. Fernandinh­o si fa soffiare il pallone a centrocamp­o da Fekir che invita Depay allo scambio. Dialogo perfetto e il sinistro di Fekir è implacabil­e. Nella ripresa il City prende quota, ma è fortunato quando Depay colpisce il palo. Lo sbarco di Sané crea problemi al Lione. Il tedesco cucina un assist perfetto per Bernardo Silva. E’ la rete della speranza. Una sassata di Aguero esalta Lopes. Si gioca coast to coast: Cornet parte all’avventura e sfiora il 3-1. L’assedio finale viene murato dai francesi che tornano a casa da trionfator­i. Il City perde per la quarta volta di fila in Champions ed è record negativo per il calcio inglese: anche questo invita alla riflession­e.

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Nabil Fekir, 25 anni, festeggiat­o dai compagni per il gol del 2-0 GETTY

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