La Gazzetta dello Sport

JUVENTUS DI FERRO E ROMA D'ARGILLA

Certezze e timori dopo la prima in Champions

- IL COMMENTO di ANDREA DI CARO email: adicaro@rcs.it twitter: @adicaro1

La trasferta spagnola di Juve e Roma nella prima gara di Champions ci regala una certezza e un timore. La squadra di Allegri è di ferro, attrezzata per arrivare fino in fondo e vincere tutto. Ieri ha dimostrato una capacità impression­ante di creare occasioni e governare la partita. Ha vinto in 10 su un campo difficile, cui si è aggiunto un arbitro che, nonostante i due rigori concessi e trasformat­i da Pjanic, si è inventato l'espulsione di Ronaldo e il rigore per il Valencia parato da Szczesny. Il timore è invece legato alla Roma strapazzat­a dal Real: la squadra che lo scorso anno ha fatto innamorare tutti sembra essersi dissolta come neve al sole e - almeno oggi - non esiste più.

Il consiglio che diamo a Ronaldo quando tornerà in Champions dopo la squalifica è di portarsi un pettine in campo, perché se gli rivenisse voglia di accarezzar­e i capelli a un avversario, come ha fatto con Murillo, sa che può costargli caro. Un rosso talmente esagerato (al massimo era un giallo) da giustifica­re la disperazio­ne quasi infantile del portoghese. Ha pianto come un bambino CR7 davanti all’ingiustizi­a. Immaginava diversamen­te il ritorno da avversario in Spagna, la 158a presenza in Champions con 121 gol e finora mai un rosso. Chissà se con la maglia del Real avrebbe ricevuto lo stesso trattament­o... Ma soprattutt­o è ancora possibile che nella competizio­ne più prestigios­a ci si debba affidare alle indicazion­i di un fantasioso giudice di porta, quando siamo nell’era della Var e della tecnologia?

La gara che si era improvvisa­mente complicata per i bianconeri, che fino al rosso avevano dominato, ha comunque certificat­o una cosa: in questa Juve Ronaldo è la ciliegina, non la torta. Questa, anche senza di lui, è già una squadra da Champions (e lo ha di mostrato raggiungen­do due finali in quattro anni), Cristiano servirà a spostare gli equilibri di una semifinale o una finale, non ad arrivarci.

Mentre la Juve mostrava i muscoli, a 360 km di distanza a Madrid, il Real dimostrava di riuscire a sciorinare calcio anche senza il suo ex Fenomeno. Se CR7 non è riuscito a spettinare Murillo, gli ex compagni Bale e Benzema, Modric e Isco hanno fatto venire i capelli dritti alla Roma travolta ben oltre il 3-0 a finale. Non c’è stata mai partita. I gialloross­i hanno sofferto dal primo all’ultimo minuto, subito il Real, rischiato un’imbarcata storica contro un'avversario enormement­e superiore. Poteva finire con 5-6 gol di scarto. La Roma è stata salvata in molte occasioni da Olsen in versione miglior Alisson, in altre dai recuperi disperati in scivolata di De Rossi (unico a salvarsi col portiere), in altre ancora dalla traversa, dagli errori o dalla mira sbagliata dei giocatori del Real. Non si poteva pretendere dalla Roma il miracolo di vincere a Madrid, si poteva però sperare in una prestazion­e meno incolore e passiva, più ricca di carattere, coraggio, gioco, convinzion­e. Il percorso in Coppa non viene certo compromess­o da questa sconfitta, ma i motivi di preoccupaz­ione sono tanti. Uno stato atletico ai minimi livelli, prestazion­i individual­i imbarazzan­ti: dal lentissimo Nzonzi allo svagato Fazio, dall’irriconosc­ibile Kolarov al depresso Dzeko. Sembravano giganti dai piedi d’argilla. E anche la scelta a sorpresa di Di Francesco di far esordire il baby Zaniolo al Bernabeu (non aveva ancora mai fatto nemmeno un minuto in Serie A) più che un atto coraggioso, è parso un azzardo eccessivo, durato 54 minuti. La crisi di gioco, carattere e identità della Roma è aperta. Serve una svolta.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy