La Gazzetta dello Sport

Coppe e Champions Mazzarri ricostruì un Napoli europeo

●Vinse la Coppa Italia e riportò il club in un ambito internazio­nale: domani ritroverà il suo passato Con lui la città tornò a essere una capitale del calcio

- Mario Pagliara SARÀ UNA DOMENICA DA EX

S’incrociano vite, si accavallan­o pensieri, ripassa la vita che fu. Certo, saranno emozioni ma non è solo una questione di sentimenti: il tecnico Walter Mazzarri, il difensore Armando Izzo e il team manager Giuseppe Santoro sono i 3 tesserati del Toro ex Napoli. Dove ognuno di loro ha lasciato un segno importante e diverso.

Quelle Grandi Emozioni mazzarrian­e arrivarono prima che sarebbe apparsa sulla scena la Grande Bellezza sarriana. La Coppa Italia sollevata dopo 25 anni, le notti europee e poi quei tre: Cavani, Hamsik e Lavezzi. Così, tutto di un fiato, fu un romanzo scritto con un inchiostro azzurro lungo quei 4 anni da una posizione invidiabil­e, adagiato da una terrazza affacciata sul Golfo più bello del mondo. Lui era l’autore, il volto e l’anima: con le sue idee, Mazzarri lanciò quella lunga volata che incubava dentro di sé il seme e le basi che portarono alla nascita del Napoli moderno. E allora, per Walter non sarà una domenica come le altre, e non potrà esserlo. Mazzarri e il Napoli è un incrocio da sensazioni forti, sempre.

LA CONFESSION­E Domani siederà sulla panchina del Toro alll’Olimpico, nello stadio che il 31 ottobre 2009 ospitò un Juve-Napoli finito 2-3 con doppietta di Hamsik (unico reduce di oggi): Mazzarri era da poco al Napoli, e regalò la prima libidine ai napoletani. Quando quelle maglie azzurre gli passeranno sotto il naso sarà impossibil­e, dunque, non ripensare alle 182 panchine azzurre dal 2009 al 2013. Arrivò un pomeriggio qualunque, era il 6 ottobre 2009, trovando una squadra depressa, un ambiente sfiduciato in crisi dopo le 7 giornate di Donadoni. Salutò il 30 maggio 2013 con le lacrime che giravano negli occhi, abbastanza raro per un uomo forte come lui. «Lasciare il Napoli è stata una delle scelte più difficili della mia vita – confidò alla Gazzetta -. Mi si è stretto il cuore a portare via le cose da Castel Volturno. A Napoli abbiamo fatto cose straordina­rie». Diede tanto, ricevette altrettant­o: Napoli fu la personale consacrazi­one dopo la lunga gavetta, il posto giusto dove riuscì a costruire un progetto vincente.

DA CAPITALE Con il lavoro martellant­e – e non è cambiato – arrivarono i filotti di risultati, i finali di gara con incredibil­i rimonte, grazie ai quali entrò in sintonia con la piazza. Mazzarri capì che alle spalle c’era un popolo affamato di risultati dopo anni di delusioni e lo soddisfò: al primo colpo, riportò il Napoli in una dimensione europea con la qualificaz­ione in Europa League alla quale seguirono 2 accessi alla Champions, e fu la prima volta dopo l’evoluzione del format della vecchia Coppa dei Campioni. Propose a livello internazio­nale Cavani, Hamsik e Lavezzi, firmò le esplosioni di Maggio e Zuniga, elevò a una nobiltà europea Aronica, Paolo Cannavaro, Gargano e Campagnaro. Vinse la Coppa Italia 2012 battendo la Juventus, il primo trofeo dell’era De Laurentiis, sfiorò i quarti di Champions per un supplement­are, il miglior risultato europeo di un tecnico azzurro. Fu innovativo a suo modo, rigoroso ed emozionant­e. Entrò nel cuore dei napoletani, perché con lui Napoli tornò ad essere una capitale del calcio europeo. In riva a quel Golfo nessuno lo ha dimenticat­o.

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LAPRESSE Il difensore Armando Izzo, 26 anni, con Walter Mazzarri, 56

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