La Gazzetta dello Sport

SAPUTO, PALLOTTA E L’ESAME DI... STADIO

- VALERIO PICCIONI

Calcistica­mente Bologna e Roma sono storie diverse. Ma c’è qualcosa che ha legato in questi anni i due club oltre alla loro proprietà americana: la difficile ricerca, tuttora in corso, di una nuova casa. Problema che non può essere risolto dando un’occhiata agli annunci immobiliar­i... Nel calcio, infatti, quando dici casa dici stadio e in tutte e due le città questa parola di recente ha prodotto un’infinita collezione di polemiche, grattaciel­i e supermerca­ti «compensati­vi», frenate e ripartenze, fino al grosso guaio dell’inchiesta giudiziari­a romana su Parnasi & C. che da tre mesi ha di fatto costretto ai box l’intera operazione Tor di Valle.

Certo ora le strade si sono in qualche modo separate: a Roma lo stadio si dovrebbe costruire, mentre a Bologna la strada sembra quella della ristruttur­azione del Dall’Ara. E poi in Emilia si farà tutto con un bel po’ di soldi pubblici – i 30 milioni di euro che anche giovedì il sindaco Virginio Merola ha citato ricevendo i compliment­i di Malagò – da affiancare a quelli privati della società. Mentre nella capitale il percorso, per la verità ora i dubbi su questo sono svariati, era nato con la promessa «i cittadini non pagheranno un euro». Fatto sta che lo statuniten­se James Pallotta e il canadese Joey Saputo si trovano a fare i conti con il fattore stadio: è stato il punto di partenza del loro investimen­to italiano, ma è diventato uno slalom fra tante trappole.

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